di Bianca Cerri

Anche chi ha sempre storto la bocca davanti al pacifismo preventivo di Gandhi, avrà avuto un mancamento vedendo Bush spargere fiori sulla sua tomba. Perchè se è vero che l'omaggio al padre dell'indipendenza del paese è una tradizione rispettata da tutti i leaders stranieri in visita alla nazione indiana, è pur vero che nessun criminale di guerra aveva mai sostato davanti al mausoleo funebre di un apostolo della pace, tanto meno nel contesto di un viaggio asiatico dedicato alla proliferazione nucleare. Un viaggio in cui gli impegni e i discorsi ufficiali hanno impegnato il presidente americano al punto da fargli dimenticare che la tappa di Nuova Dheli ha coinciso con il quinto anniversario della sua iniziativa per la fede. Il Faith Day è passato sotto silenzio anche negli Stati Uniti dove, pur rappresentando un semplice passaggio di fondi pubblici dalle agenzie governative alle organizzazioni religiose, era sempre stato celebrato da migliaia di persone radunate sul grande prato antistante la Casa Bianca, che quest'anno è rimasto desolatamente vuoto. La festa mancata non è dispiaciuta invece alla Ragioneria di Stato, che si è risparmiata la fatica di spiegare che fine abbiano fatto milioni di dollari di fondi affidati all'Ufficio Organizzazioni Religiose della Casa Bianca.

di mazzetta

India e Stati Uniti siglano un accordo storico durante la visita di Bush.
l'India diventa grande e gli Stati Uniti un pò più piccoli.
George Perkovich, vice presidente agli studi della Carnegie Endowment for International Peace, lo ha definito "l'accordo di Babbo Natale", confermando un parere che coltivò fin da quando fu annunciata la nuova collaborazione tra USA e India nel giugno scorso.
L'America di Bush ha elevato l'India al rango dei migliori partner, offrendole doni e una serie di accordi tanto sbilanciati da sollevare più di un sospetto e molti dubbi.
I primi a sospettare sono gli indiani che, se per il 54 per cento ritengono che "l'accordo con gli USA farà diventare l'India una potenza", per un rispettabile 51 per cento in un altro sondaggio ritengono che "non ci si può fidare degli Usa sul lungo termine".
Oggi sono a disposizione maggiori dettagli ed è possibile fare un bilancio abbastanza accurato del do ut des complessivo di questa svolta che è assolutamente epocale e che influenzerà gli equilibri mondiali nel prossimo secolo, anche se per ora i commentatori occidentali non rivelano un gran interesse. Tace la politica europea, tace la Russia, si alza solo la flebile voce della Cina, che si limita ad auspicare che "tutti i paesi dotati di tecnologia nucleare siglino il Trattato di Non Proliferazione" e quella ilare del Pakistan che rivendica pari trattamento in quanto alleato fedele.

di Carlo Benedetti

Mintimer Sajmiev Nella scena politica della Russia post-sovietica emerge un personaggio che potrebbe segnare pagine destinate a sconvolgere la geopolitica locale, favorendo lo sviluppo dell'Islam pur conservandone una propria e riconoscibile identità sociale, politica, culturale e religiosa. E' un uomo che, con carisma e pragmatismo, sta ricostruendo la carta etnica dell'intero Paese. Si muove con estrema cautela e tesse, perfezionando e sviluppando tecniche di penetrazione, una rete che va oltre i confini russi.
Il suo nome è Mintimer Sajmiev. Musulmano di Kasan, nato nel 1937 ed attualmente Presidente della Repubblica del Tatarstan. Da anni leader incontrastato della regione dove, accanto al tricolore di Mosca, la bandiera verde dell'Islam sventola su un'area di 68mila chilometri quadrati con una popolazione di oltre cinque milioni, in stragrande maggioranza musulmani. Sajmiev - ingegnere meccanico - viene come tutti dalle fila del Partito Comunista. E' stato funzionario, poi Segretario regionale e membro del Comitato Centrale. Ed è arrivato alle più alte cariche istituzionali. La Repubblica dei tartari deve a lui la "Dichiarazione sulla sovranità nazionale" ed una linea politica centrista basata sulla stabilità e sullo sviluppo delle tradizioni locali, su valori e consuetudini che sembravano perduti per i cittadini del Tatarstan. Tutti valori che per l'intera regione sono quelli che si riallacciano all'Islam.

di Bianca Cerri

Michael Morales Michael Morales doveva essere giustiziato il 21 febbraio in California ma i suoi legali si sono appellati al principio dell'8° emendamento della Costituzione Usa che vieta le punizioni crudeli e disumane. Una grana inaspettata per il giudice Jeremy Fogel che, alla fine, ha deciso di richiedere la presenza di due anestesisti esperti in grado di accertare che al condannato non venissero inflitte sofferenze inutili. Ma l'Associazione Nazionale Anestesisti Usa ha respinto con grande fermezza di venire meno al fondamento stesso dell'etica medica che si basa sulla salvaguardia della vita e non sulla sua soppressione. Non sapendo come uscire dall'impasse, Fogel ha chiesto al governatore della California Schwarzenegger di graziare il condannato del quale non si conosce ancora il destino.

di Fabrizio Casari

Il Palazzo di Vetro Che differenza c'è tra una Commissione ed un Consiglio? E perché il secondo sostituirebbe la prima, visto che si tratta comunque di organismi delle Nazioni Unite? Cambiare la dicitura, mantenendo le stesse prerogative, funzioni e poteri, potrebbe sembrare un artificio verbale, un modo di chiamare la stessa cosa con due nomi diversi. Invece no. Si cambia il nome per cambiare la sostanza. Le Nazioni Unite, nella Dichiarazione finale dell'Assemblea del settembre 2005, avevano deciso di abolire la Commissione per i Diritti Umani, sostituendola con il Consiglio dei Diritti Umani. Ed ora sono riuniti in conclave, in un Palazzo di Vetro poco trasparente, con la ferma intenzione di garantire ai primi quello che gli ultimi potrebbero sottrargli: il potere di conoscere, analizzare, deliberare. Quali saranno le differenze tra i due organismi? La Commissione per i Diritti Umani si componeva di cinquantatre Stati, che rappresentavano in qualche modo i diversi continenti e le diverse aree geopolitiche. I suoi membri venivano nominati a rotazione ed i dossier che analizzavano, giudicavano e sui quali deliberavano, erano composti da rapporti su tutti i temi relazionati con i diritti umani.


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