di mazzetta

Secondo un recente e serissimo sondaggio del Pew Research Center for the People and the Press, gli americani, alla richiesta di dichiarare quale singola parola identifichi meglio il presidente Bush, hanno piazzato al primo posto "incompetente", mentre "idiota" e "bugiardo" si sono piazzate nella top ten con un'impennata decisa dalla precedente rilevazione.
I tre termini descrivono l'inequivocabile giudizio sulle qualità della politica repubblicana e il gradimento di Bush, sprofondato al 33%, trascina con se la stima per la politica dell'Amministrazione. Il verbo neoconservatore continua ad essere ripetuto, ma di fatto genera solo insofferenza. Bush non ha ancora perso il controllo, come invece è capitato al suo omologo italiano, e continua come un automa ad affermare che tutto va bene, mentre ora sembra incline a una trattativa con l'Iran per rimediare al disastro iracheno.
L'incompetenza, l'idiozia e la menzogna sono tratti distintivi dell'azione politica repubblicana e il risultato combinato di questi tre fattori è sotto gli occhi di tutti. L'attacco all'Iraq ha prodotto una frattura nella giurisprudenza internazionale e in cambio l'unico risultato evidente è l'impennata del costo del petrolio e dei guadagni delle aziende che lo commercializzano. Per il resto assistiamo ogni giorno a un bagno di sangue, mentre la diplomazia americana cerca la benevolenza dell'Iran per rimediare in parte al disastro provocato. In Afghanistan il presidente Karzai, soprannominato il "sindaco di Kabul" perché controlla a malapena la capitale, accusa il vicino Pakistan di collusione con al Qaeda e i talebani, che intanto in Pakistan hanno dichiarato un emirato indipendente nel Waziristan e respinto l'esercito pachistano mandato a riprendere il controllo delle province ribelli.

di Bianca Cerri

Si terrà il prossimo cinque settembre a Los Angeles la fiera delle nuove armi studiate appositamente per la polizia americana. Presso i vari stands sarà possibile ammirare un po' di tutto, dalle granate ai giubbotti anti-proiettile di ultimissima generazione. I corpi che nel corso dell'anno effettueranno il maggior numero di operazioni spericolate potranno accedere ai finanziamenti a fondo perduto per rinnovare i propri arsenali.
Fra le aziende che hanno aderito all'esposizione figura la Taser International (cinture elettrificate in grado di ridurre alla ragione i soggetti turbolenti); la Savage Arms (fucili di altissima precisione); la Carey Inc. (corsi di formazione per tiratori scelti); la Forced Entry Tactical Training (corsi di formazione dove si insegna agli agenti ad usare esplosivi senza causare danno alla propria persona) e la Tactical Duostock (mitra studiati per funzionare anche quando si indossa un giubbotto anti-proiettile).

di Carlo Benedetti

Putin e Lukashenko In Bielorussia le elezioni presidenziali che si sono svolte domenica scorsa hanno registrato la totale vittoria del Presidente uscente, il cinquataquattrenne Aleksandr Lukascenko. Un record di voti dell'82 per cento che ricorda le vecchie consultazioni "blindate" del periodo sovietico. Ma se in quei tempi le opposizioni (che pure esistevano a Minsk come nelle altre regioni dell'Urss) non trovavano la forza per uscire allo scoperto, ora il contesto politico della nuova gestione socio-istituzionale, ha evidenziato - pur con tutte le repressioni possibili - l'esistenza di un fronte unitario del "no". E le prove di tali "novità" sono evidenti: contro Lukascenko si sono battuti esponenti come il liberale Milinkievic, il socialdemocratico Kozulin e il filo-americano Gaidukevic; tutti sostenuti da una serie di coalizioni collegate anche agli ambienti dell'emigrazione bielorussa e ad agenzie dell'intelligence statunitense. Ne consegue che un'analisi reale della consultazione di domenica non può essere fatta solo sulla base dei risultati usciti dalle urne.
Proprio perché la spaccatura che si registra nel Paese - nel quadro generale della risaputa evanescenza delle ideologie - non consente valutazioni improvvisate. Non solo, ma ci ricorda che non si possono fare scommesse sul futuro se prima non si cominciano a raccogliere conclusioni relative all'esame del passato. Ed ecco che si scopre che in questi primi anni post-sovietici, caratterizzati dalla gestione di Lukascenko, la Bielorussia è rimasta ancorata alle vecchie tradizioni manifestando sempre una sorta di pigrizia intellettuale.

di Bianca Cerri

Il 20 marzo 2003, allo scadere di un ultimatum di 48 ore al presidente iracheno Saddam Hussein, gli Stati Uniti, ufficialmente alla ricerca di depositi atomici e armi di distruzione di massa, invadevano l'Iraq. Pochi giorni dopo, esattamente il 9 aprile 2003, le truppe americane abbattevano in diretta televisiva mondiale la statua del rais, ma ormai neppure i bambini credevano più alla presenza di armi proibite nel paese medio-orientale. Per riguadagnare parte del consenso perduto, George Bush si era fatto preparare dal fido Peter Feaver, ghost-writer alla Casa Bianca, discorsi pieni di promesse su pace, libertà e democrazia per il popolo iracheno; tutte, a tre anni di distanza, mai realizzate.
Il quarto anno di guerra si apre invece con un'imponente offensiva aerea che avrebbe dovuto stanare pericolosi terroristi e che, invece, ha finito per ammazzare soprattutto donne e bambini, le cui salme sono state trasportate nella camera mortuaria dell'ospedale di Tikrit avvolte alla meglio in lenzuola. Bontà loro, i giornalisti hanno già trovato il modo di romanzare la vicenda definendo l'attacco unilaterale portato avanti dalle forze armate USA contro la popolazione inerme "la battaglia di Samara".

di Luca Mazzucato

Avishay Braverman Il Professor Avishay Braverman è il candidato Ministro delle Finanze del partito del Labor (Avoda) e, in pochi mesi, ne ha ridipinto una facciata rassicurante per la media borghesia, spaventata dalla leadership di Amir "Iosif" Peretz, l'ex sindacalista. Dal 1990 Braverman è anche Presidente dell'Università di Beer Sheva e l'ha trasformata da sconosciuto college ai confini del deserto del Negev, nel quarto ateneo israeliano, anche se i colleghi malelingue ascrivono i successi della sua carriera accademica alle amicizie nel partito più che alle doti scientifiche.
Dopo la vittoria del sefardita Peretz alle primarie nel novembre scorso (erano i tempi in cui Sharon sfasciava il Likud per fondare Kadima), quando Braverman decise di unirsi al Labor, molti accolsero con favore la sua presenza shkenazita nel partito. Da allora, il professore di economia si è impegnato a fondo per ribadire l'affidabilità del partito per la media borghesia e a moderare le istanze socialiste di Peretz. Lo abbiamo incontrato a margine di un'incontro tra la sinistra del Labor e i dirigenti del Meretz (verdi) e di Hadash (comunisti), promossa dal sindaco laburista di Tel Aviv. Braverman ha voluto partecipare alla riunione per dialogare con la sinistra del partito e convincerli che le sue idee non sono poi troppo moderate. Ha riscosso molti applausi.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy