di Daniele John Angrisani

Il nuovo numero uno di al-Qaeda in Iraq "sara' inserito nella nostra lista di coloro che debbono essere portati davanti alla giustizia". Il presidente Bush così aveva parlato subito dopo aver presieduto consultazioni con i suoi più stretti collaboratori nella residenza presidenziale di Camp David, tra i monti del Maryland, pochi giorni dopo la morte di Al Zarqawi. Ma poche settimane dopo l'annuncio al mondo che Abu Hamza al-Muhajir sarebbe stato nominato successore di Abu Musab al-Zarqawi come nuovo leader di "al-Qaeda in Mesopotamia", già cominciano a sorgere i primi seri dubbi sulla veridicità di tale notizia.

di Carlo Benedetti

Nikola Gruevski L'Europa avrà ora - in terra di Macedonia - un nuovo interlocutore: Nikola Gruevski, leader del partito nazionalista "Vmro-Dpmne" (è il doppio acronimo dell'Organizzazione rivoluzionaria macedone - creata nel 1903 per combattere contro l'impero ottomano - e del Partito democratico per l'unità nazionale macedone). E' lui, infatti, il vincitore delle elezioni politiche generali appena svolte e dalle quali esce, battuta, la coalizione che era guidata da Vlado Buckovski. La svolta che si delinea sin da queste prime ore è tutta basata sul nazionalismo e, in particolare, sul rapporto con gli ex guerriglieri filo-albanesi. Gli stessi che negli anni scorsi vinsero la rivolta armata portando Gruevski a guidare lo zoccolo duro dell'opposizione. E' chiaro, quindi, che la Macedonia guarderà ora più verso Tirana che verso le altre capitali dell'Europa.
La situazione generale, comunque, non è ancora chiara. Peseranno su Skopie le reazioni delle altre repubbliche ex-yugoslave e peserà, soprattutto, quanto sarà detto in sede europea.

di Daniele John Angrisani

La decisione della Corte Suprema americana di giovedì 29 giugno ha davvero rappresentato una sberla dolorosa per la Casa Bianca. La Corte Suprema, che a maggioranza ma con il voto fondamentale del giudice Anthony M. Kennedy, ha dichiarato incostituzionali i tribunali militari perchè violano sia la legge militare americana che la Convenzione di Ginevra, è stata sicuramente un ennesimo durissimo colpo per la politica sul terrorismo dell'Amministrazione Bush. Ma ciò che rende davvero importante questa decisione è l'affermazione in essa contenuta per la quale l'articolo 3 della Convenzione di Ginevra si applica anche alla guerra contro il terrorismo. Ciò rende infatti ipoteticamente passibili di giudizio i principali membri dell'Amministrazione Bush, ai sensi della Legge Federale sui Crimini di Guerra. Come ben sappiamo la Convenzione di Ginevra è stata firmata a suo tempo per proteggere i diritti dei non combattenti, incluso quindi i prigionieri di guerra, in tempo di conflitti armati.

di Bianca Cerri

Sgt. Alberto Martinez Il sergente Alberto Martinez ha l'aspetto fisico di un americano medio e una voce roca, ma ingentilita dal forte accento della provincia di New York. Arrivato in Iraq nel gennaio di quest'anno, aveva già alle spalle 16 anni nell'esercito ed era considerato un soldato modello, ma ora rischia di finire davanti alla corte marziale come autore del primo omicidio con l'aggravante del "fragging" mai avvenuto nel paese medio-orientale. Nel gergo militare la parola "fragging" ha un duplice significato: indica sia le granate a frammentazione che l'uccisione di ufficiale per mano di un sottoposto. Il duplice omicidio di cui è stato accusato Martinez riguarda le morti del tenente Lou Allen e del capitano Philip Esposito, entrambi suoi superiori ed archiviate in un primo momento come "attacco nemico indiretto ad opera di rivoltosi". Le condizioni in cui erano ridotti i corpi indicavano però che i mortai nemici non c'entravano nulla e neppure i ribelli: Allen ed Esposito erano stati uccisi dall'esplosione di una granata in dotazione all'esercito USA sparata da distanza ravvicinata. Sull'Iraq sono subito scese le ombre del Vietnam, dove gli omicidi negli accampamenti militari erano molto frequenti.

di Fabrizio Casari

Thomas Shannon Una visita lampo, o meglio un blitz, vista l'attitudine del suo governo. Comunque una incursione breve ma intensa, quella che ha caratterizzato il viaggio in Nicaragua di Thomas Shannon, Sottosegretario Usa per l'emisfero centroamericano. Il viaggio di Shannon è il segno evidente della preoccupazione statunitense per le elezioni presidenziali nella terra di Sandino, dove la competizione elettorale entra nella fase decisiva, quella che sancirà, con il voto del 5 Novembre prossimo, quale dovrà essere il destino del piccolo paese centroamericano.
Le quotazioni del Frente Sandinista de Liberacion Nacional, (FSLN) che candida il suo Segretario generale, Daniel Ortega, alla Presidenza della Repubblica, sono in continua ascesa. Vuoi per la credibilità del Frente, vuoi per il diffuso malessere della popolazione nei confronti del governo liberale di Enrique Bolanos, i sandinisti vedono consolidarsi il loro "zoccolo duro", cioè quella quota di elettorato che oscilla tra il 34 e il 40% dei voti.


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