di Carlo Benedetti

MOSCA. Nella capitale russa, passata l'euforia per la 'liquidazione' del leader ceceno Shamil Basaev e messi da parte i comunicati trionfalistici, arriva il momento della riflessione. Anche per il fatto che è sempre forte l'aspirazione del potere politico a controllare tutti i ''sottosistemi'' della società e, per quanto riguarda il Caucaso, a regolare e controllare non solo la totalità della vita sociale dell'individuo, ma anche delle istituzioni e delle pratiche sociali ''locali''. E così si scopre sempre più che il tessuto della quotidianità russa è in subbuglio e che vengono avanti domande che vanno oltre la contingenza. Ci si chiede: che cosa avverrà in Cecenia? Chi arriverà al posto di chi è stato ucciso? Quali saranno le nuove bandiere della guerriglia degli indipendentisti che si battono contro il Cremlino?

di mazzetta

Oltre 20.000 cittadini americani sono attualmente esposti al fuoco degli israeliani in Libano. Tra questi monta la rabbia contro il governo di Washington, in particolare dopo che hanno visto che gli altri paesi hanno già evacuato tutti i loro cittadini che volevano lasciare il paese in guerra. Pochi tra le migliaia di americani di origine libanese e tra numerosi studenti e semplici turisti sono riusciti a lasciare il paese. L'ambasciata americana è isolata da giorni, non è raggiungibile nemmeno attraverso Internet, telefono o fax. L'ambasciata ha accolto gli americani spaventati, dicendo che per registrarsi per il trasporto dovevano firmare una lettera nella quale si impegnavano a risarcire le spese. Allo stesso tempo, alle studentesse dell'American University di Beirut hanno consigliato di portare lenzuola e una scorta di cibo per tre giorni (?) che sarebbero necessari una volta trasbordate a Cipro.

di Alessandro Iacuelli

Non c'era tempo per parlare di Cecenia, al G8 di San Pietroburgo. I leader degli otto Paesi più industrializzati del mondo avevano in agenda ben altro, argomenti ben diversi e distanti dal genocidio che avviene nella regione del Caucaso. Esattamente quel che desiderava Putin, che sostiene apertamente una linea politica secondo la quale la questione cecena è un problema interno della Russia. Per il leader del Cremlino era più importante parlare di gas naturale e dell'affermazione di Gazprom tra le 5 aziende con maggiore fatturato del mondo intero. Gli otto hanno approvato un documento tanto lungo quanto ambizioso sulla sicurezza energetica, ma sono apparsi pericolosamente divisi sull'uso del nucleare civile e sull'ambiente. Le differenti posizioni sulla sicurezza energetica vengono ammesse esplicitamente nella dichiarazione approvata nella seconda giornata del vertice di San Pietroburgo: "Riconosciamo che i membri del G8 perseguono strade diverse per raggiungere la sicurezza energetica e gli obiettivi di protezione ambientale", sono le poche righe nella sezione dedicata all'energia nucleare, "Quelli fra noi che stanno considerando piani all'utilizzo o allo sviluppo dell'energia nucleare, sono convinti che tale sviluppo contribuirà alla sicurezza energetica globale, riducendo allo stesso tempo l'inquinamento e rispondendo così alla sfida del mutamento del clima".

di Luca Mazzucato

Dopo mesi di continua tensione ed escalation militare nei Territori Occupati, culminata un mese fa con la rioccupazione della Striscia di Gaza, questa settimana la guerra in Medioriente è deflagrata in maniera inaspettata nel Libano meridionale: Israele sta bombardando da giorni le infrastrutture civili libanesi e i quartieri Sud di Beirut. La flotta israeliana, che staziona a poche miglia al largo dei porti libanesi, blocca l'accesso al paese via mare, mentre gli F16 israeliani distruggono aeroporti, ponti e autostrade. Il Libano è completamente isolato, non è possibile entrare né uscire dal Paese e circa trecento italiani residenti a Beirut venerdì hanno attraversato il confine con la Siria poco prima che questo venisse bombardato dai caccia israeliani.

di Giovanni Gnazzi

Poche volte una riunione del G8 é stata così importante e mai è stata così ignorata. Il perché non si deve ad una scarsa attenzione da parte dei media riguardo le vicende dell'ordine internazionale; la totale contemporaneità della riunione con la guerra in Libano che rischia di accendere tutto il Medio Oriente e il Golfo Persico, rendeva anzi la riunione di San Pietroburgo un evento d'importanza assoluta. Ci si attendeva con ben altri toni un monito chiaro, duro, perentorio, rivolto all'eccesso di uso della forza. Ci si poteva attendere un richiamo al rispetto dell'integrità territoriale libanese, Stato sovrano con un governo democraticamente eletto. Si poteva auspicare anche una chiara presa di posizione contro tutti gli attori di un conflitto che può incendiare una delle zone più critiche del mondo.


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