di Raffaele Matteotti

Il vincitore delle elezioni in Congo è ufficialmente Joseph Kabila, che al ballottaggio ha ottenuto il 58.5% dei voti contro il 41.5% del rivale Bemba. Nonostante lo sconfitto reclami la vittoria e i suoi sostenitori abbiano denunciato brogli elettorali, il risultato appare congruo sia con i sondaggi che con quanto si conosce della configurazione di alleanze che sosteneva i due candidati. Mentre Bemba poteva contare infatti solo su un sostegno localizzato in alcune province, Kabila ha invece potuto fare affidamento su un sostegno diffuso in tutto il paese, ma soprattutto sul sostegno dell’anziano leder lumumbista Gizenga, che al primo turno aveva raccolto intorno al 13% delle preferenze.

di Alessandro Iacuelli

L'annuncio arriva in tarda mattinata: Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, e Alexey Miller, amministratore delegato di Gazprom, hanno firmato a Mosca un accordo sull'energia che prevede l'allungamento dei contratti di fornitura da parte russa alla società italiana fino al 2035, l'ingresso di Gazprom nel mercato italiano del gas e quello di Eni nel mercato energetico russo. Nel comunicato si dice che "Gazprom estenderà la durata dei contratti di fornitura di gas fino al 2035 a Eni, che in questo modo si conferma il primo cliente mondiale di Gazprom. Nell'ambito di questo nuovo schema contrattuale Gazprom venderà, a partire dal 2007, direttamente sul mercato italiano quantitativi crescenti di gas (parte dei volumi venduti oggi a Eni), fino ad un potenziale di circa 3 miliardi di metri cubi dal 2010 e per tutta la durata del contratto". Non significa che le bollette del gas saranno scritte in russo, ma quasi. Scaroni, si legge nella nota, ha dichiarato che si tratta di un "accordo storico.

di mazzetta

Mentre il mondo trepida per il Medioriente, sale di tono la Guerra civile in Ciad e Repubblica Centrafricana. Il dittatore Deby denuncia una destabilizzazione da parte del confinante Sudan, che smentisce, mentre la situazione sul campo registra l’aumento esponenziale dei massacri. Deby è appena stato “rieletto” con il placet di Chirac, nonostante abbia cambiato la costituzione d’autorità nella parte che gli avrebbe proibito di correre per un altro mandato. Deby è al potere da sedici anni, dopo che con un golpe aveva conquistato un potere fondato sulla maggioranza numerica della sua etnia e sul sostegno della Francia, antico tutore coloniale. Il Ciad è tra i paesi più poveri dell’Africa. L’unico progetto di “sviluppo” che riguarda il Ciad è quello dell’estrazione petrolifera.

di Carlo Benedetti

L'assassinio della giornalista Anna Politkovskaja non va dimenticato, così come quanto avvenuto nel luglio scorso a San Pietroburgo - la riunione dei paesi del G8 - non va confinata negli archivi della diplomazia. Proprio perché le questioni relative alla vita interna della Russia e alla sua attività politico-diplomatica post-G8 offrono ulteriori motivi di preoccupazione e di conseguenti analisi. Con Putin che - per far dimenticare - cerca disperatamente di trovare alleati. Ecco perché anche l'Italia - nel definire la sua politica estera - non può far finta di ignorare cosa sia la Russia di questi ultimi periodi pur se caratterizzati da quella visita (in positivo) di Prodi, prima del G8. In quell'occasione il capo del governo italiano ha definito le relazioni con Mosca come rapporti di "amicizia" e di "profonda comprensione reciproca".

di Luca Mazzucato

Sam Bahour è un uomo d'affari americano di Youngston, Ohio, figlio di genitori palestinesi. Tredici anni fa, nel clima di euforia seguito agli Accordi di Oslo, decise di trasferirsi in Palestina, per fare la sua parte nella ricostruzione della martoriata economia dei Territori. E ci riuscì senza dubbio, fondando una compagnia di telecomunicazioni da cento milioni di dollari e il primo centro commerciale della West Bank, a Ramallah, dando lavoro a più di duemila palestinesi. In questi tredici anni passati nei Territori, Sam si è sposato e ha avuto due figlie. Un mese fa, il Ministero dell'Interno israeliano ha deciso di espellerlo, rinnovandogli per l'ultima volta il visto, con scadenza questa settimana. Senza nessuna spiegazione, entro qualche giorno Sam dovrà dire addio alla sua famiglia, e ai suoi affari. La storia di Sam Bahour è anche la storia di centinaia di americani di origine palestinese, uomini d'affari, professori universitari, medici, giornalisti, che da Gennaio di quest'anno si sono visti rifiutare l'ingresso o il rientro nei Territori Occupati, respinti al confine israeliano.


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