di Robert C.Byrd*

Discorso dinanzi all'aula del Senato americano
13 settembre 2006
Signor Presidente,
un altro 11 settembre è passato, e mentre ancora ricordiamo coloro che sono morti in quel giorno fatale e contempliamo gli eventi accaduti dopo quegli orribili attacchi, sicuramente almeno una cosa ora è chiara a tutti.
La guerra in Iraq è stata un errore, ha prodotto più reclute per il terrorismo internazionale e profonde divisioni all'interno del nostro stesso Paese. Questa guerra non avrebbe mai dovuto iniziare. La strada che abbiamo intrapreso dal nostro attacco contro Bin Laden ed i suoi sostenitori, nascosti nelle rocciose e desertiche caverne dell'Afghanistan, al disastroso e non provocato attacco contro l'Iraq, è stata una strada disastrosa. La guerra voluta da Bush ha danneggiato il nostro Paese perché ha portato il nostro Paese a combattere una guerra non necessaria, valutando erroneamente le conseguenze di questa scelta, con il risultato di aver oggi mostrato a tutti coloro che vogliono il male dell'America quali sono le vulnerabilità del nostro Paese.

di Alessandro Iacuelli

Casse pubbliche vuote ed un deficit di Stato degno di comparazione con quello italiano; il mercato degli immobili in crisi perché nessuno compra più, ma facendo un giro a piedi per la città si vedono tante agenzie immobiliari straniere, che vendono solo a stranieri. I giovani che scappano all'estero, il 20% del personale delle amministrazioni pubbliche licenziato al volo.
Sono alcuni dei "numeri" della crisi economica che ha assalito l'Ungheria dopo il suo ingresso nell'Unione Europea, ed alla vigilia dell'adozione dell'Euro come moneta corrente. La sera del 18 settembre viene diffusa su internet, una registrazione audio in cui si sente il premier, il socialista Ferenc Gyurcsany, al suo secondo mandato di governo, ammettere di aver mentito prima delle elezioni, circa le reali intenzioni del governo in materia di austerità. La registrazione nell'arco di poche ore viene ripresa e trasmessa da molte radio.
Che un politico menta durante la campagna elettorale non è certo una novità. La novità semmai è che il politico ammetta di aver mentito, anche se l'ammissione non è stata del tutto spontanea: la registrazione è stata realizzata durante una riunione a porte chiuse del governo, ma il quarantaquattrenne premier ungherese ha ammesso pubblicamente la sera stessa che la registrazione era autentica e ha riconosciuto di aver detto quelle frasi.

di Marco Dugini

Neo-nazisti in parlamento. E' successo davvero e proprio in Germania, dove alle elezioni regionali nel Land nord-orientale del Meclemburgo, la formazione politica Npd ha ottenuto numerosi consensi fino a raggiungere percentuali vicine al 7%, e quindi a superare di due punti la soglia di sbarramento.
Il fatto, nel paese natale di Hitler, ha destato ovviamente non poco allarme, anche se non è la prima volta che tale partito riesce in quest'impresa. Era già accaduto nel 2004, quando l'estrema destra aveva ottenuto un clamoroso 9.2% in Sassonia, aggiudicandosi ben 12 seggi.
Le elezioni di questo 17 Settembre, oltre che in Meclemburgo-Cispomerania, si sono tenute anche nella città di Berlino, e in ognuno dei due casi il governo uscente era una coalizione tra Spd (socialdemocratici) e Linkspartei (post-comunisti della Pds più i socialdemocratici fuoriusciti di Lafontaine).

di Carlo Benedetti

MOSCA. La Russia - nonostante le aperture all'occidente e, in particolare, all'Europa - rilancia il panslavismo. Lo fa in maniera ufficiale riferendosi alla situazione del Kosovo. E precisamente a quanto sta avvenendo tra Belgrado, Tirana e Pristina. Tutto questo mentre i serbi, dalla capitale jugoslava, fanno sapere di essere disposti a concedere al territorio del Kosovo una larga autonomia, pur restando fermi i confini del paese e, quindi, l'integrità nazionale della Serbia stessa. Mosca va ancora più avanti. Perché un suo autorevole ministro - Sergej Shojgu, che si occupa delle "situazioni d'emergenza" - afferma (ovviamente a nome del Cremlino) che il futuro status del Kosovo non dovrà essere imposto e il processo negoziale non dovrà essere limitato nel tempo. Il riferimento diretto è alle posizioni scaturite dal recente vertice (svoltosi a Vienna con la mediazione dell'Onu) tra il premier serbo Kostunica e gli esponenti del Kosovo, la provincia ribelle a maggioranza albanese trasformata di fatto in protettorato internazionale dopo la guerra sferrata dalla Nato nel 1999.

di Liliana Adamo

John Berger Non è esclusivamente un giornalista e un politologo John Berger, ma uno scrittore e un entusiasta critico d'arte, affatto turbato d'aver contribuito ad un vero e proprio "incidente diplomatico" con i lettori di Ynet e Ynetnews, quando, l'8 agosto scorso, ha espresso tutto il suo dissenso contro l'attuale politica israeliana, dichiarandosi contrario alla guerra scatenata sul territorio libanese ma, soprattutto, puntando il dito sull'annosa e intricata "questione palestinese". Berger, classe 1926, londinese, autore di saggi talmente celebri che la rete televisiva BBC, ha trasformato in una lunga serie TV, è il primo firmatario di una lettera aperta (e sottoscritta dalla migliore elite culturale attiva sulla scena odierna), che non usa mezzi termini, accusando le leadership israeliane di crimini di guerra contro l'umanità.
Harold Pinter, Noam Chomsky, il premio Nobel Josè Saramago, Arundhati Roy, Russell Banks, Gore Vidal e Howard Zinn, rinforzano unanimemente la medesima posizione: Israele ha torto.


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