di Elena Ferrara

Dopo aver lanciato messaggi distensivi nei confronti dell’ortodossia moscovita – il papa Ratzinger si appresta a scalare la “Grande muraglia” cinese. Si mette così sulla “Via della Seta” e cerca – per estendere la sua supremazia - un dialogo con Pechino pur sapendo che la strada è tutta in salita e che c’è già uno stato di allerta nel mondo politico e “religioso” della Cina comunista. Vediamo cosa sta accadendo perché c’è un testo di 28 pagine approntato dai politologi del Vaticano e indirizzato a quella chiesa cattolica della Repubblica Popolare Cinese che, sino ad oggi, riconosce come massima autorità il governo comunista erede di Mao. L’iniziativa vaticana, quindi, si limita per ora ad una lettera (“Ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli della Chiesa cinese”) che assume però il significato di un manifesto del secolo. La missiva papale sarebbe già arrivata – tramite la posta prioritaria del Vaticano – alle autorità religiose cinesi, ma anche ai capi della Città proibita.

di Bianca Cerri

E’ una bella mattina di primavera a Burleson, graziosa cittadina del Texas. In una delle villette della periferia, un gruppo di signore assiste ad una dimostrazione di prodotti. L’atmosfera è rilassata e sembra quasi di trovarsi ad una riunione dell’Avon, se non fosse che al posto di creme energizzanti e rossetti ci sono dei vibratori rosa dall’inequivocabile forma di pene, oli afrodisiaci, ecc. Questa nuova formula di vendite porta a porta si chiama “Passion Party” ed è nata dalla fantasia di alcuni imprenditori di San Francisco. Secondo gli ideatori dovrebbe educare le donne alla sessualità con l’aiuto di una rappresentante che ha il compito di mostrare alle signore presenti come funzionano alcuni particolari strumenti. In Texas la moda ha subito attecchito e nel 2006 i proprietari del marchio “Passion Party” si sono portati a casa 21 milioni di dollari. In realtà, ci sono ancora signore che arrossiscono quando la rappresentante apre la valigetta del campionario, ma sotto sotto l’immaginazione inizia a galoppare verso mete ardite. Sembra però che la pacchia stia per finire, perché la destra religiosa ha deciso che le donne del Texas devono recuperare la propria moralità.

di Bianca Cerri


Molti si chiedono perch鬠vista la costante presenza di Bono Vox tra i leaders dei paesi pi?ustrializzati del mondo, il G8 non sia ancora diventato G9. Ad Heiligendamm, persino George Bush ha discusso con lui dell?importanza ?strategica? dell?Africa e delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, mentre il premier canadese Harper 蠳tato accusato di essere anti-progressista per essersi rifiutato di incontrarlo. Essendosi auto-eletto ambasciatore del popolo africano, Bono si sente apparentemente autorizzato a bacchettare tutti i paesi che non obbediscono alle sue direttive. Ma perch頂ono 蠴anto convinto che il futuro del mondo dipenda da lui? E chi gli ha conferito il potere di presentarsi al G8 senza una veste ufficiale? Cosa gli fa credere che gli africani ambiscano ad essere rappresentati da lui, oltretutto nato e vissuto nel mondo occidentale? Qualcuno ha insinuato che sarebbe stato il Vaticano a favorire la sua presenza tra i leaders dei paesi pi?ustrializzati del mondo, ma persino uno pseudo-stato come il Vaticano difficilmente affiderebbe un ruolo qualunque ad un personaggio che pretende di avere la scena tutta per s鮠L?ipotesi pi?babile 蠣he lo stesso Bono sia convinto di poter sopperire con il presenzialismo all?appiattimento musicale della sua band che da quasi 20 anni non produce pi?disco decente.

di mazzetta


Recentemente in Iran sono stati arrestati quattro cittadini americani e un altro è sparito, ma qui da noi non l’ha saputo nessuno e nemmeno negli Stati Uniti la notizia ha avuto tanto l’onore delle prime pagine. La cosa suonerà paradossale a molti, in particolare in un momento storico nel quale, da tempo, gli Stati Uniti ci hanno abituati all’esibizione di ostilità spesso gratuite verso il paese persiano. La cosa perde ogni originalità se invece si entra nella notizia, la si ripulisce dalla propaganda e la si contestualizza correttamente. A tal proposito è bene essere informati del fatto che a Washington c’è stato un deciso cambio di politica e, tolto qualche indefesso neo-con, nessuno parla più di islamo-fascismo (termine addirittura proibito da Robert Gates) e nemmeno di attacchi all’Iran. La cosa potrà sorprendere, ma dopo che gli stessi militari hanno sconfessato a ripetizione le aspirazioni del gruppo raccolto attorno a Dick Cheney, anche Bush sembra aver capito l’antifona; la nomina di Gates al Pentagono trasuda realismo e le sue prime decisioni vanno nel senso di emarginare la truppa neo conservatrice e di recuperare l’efficienza di Pentagono, CIA ed FBI, ormai da troppo tempo impegnate ad assecondare i desideri e le fantasie della cricca guerrafondaia più che ad attendere i compiti loro assegnati istituzionalmente.

di Carlo Benedetti

E’ stato detto: gli ultimi saranno i primi. E a Bruxelles il “miracolo” si è svolto puntualmente, alla faccia degli interessi europei. Perché i due polacchi Kaczynski – il presidente Lech e l’altra metà il premier Jaroslaw, freschi di continente – sono praticamente riusciti a spuntarla con il loro disegno sostanzialmente antieuropeo. Tutto si è svolto nel quadro generale del vertice dell’Ue (presenti i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri) chiamato a rilanciare le riforme istituzionali dell’Unione dominate da una serie di passaggi cruciali che caratterizzano il processo di integrazione. E così a Bruxelles – sotto la direzione del Cancelliere tedesco Angela Merkel – l’obiettivo primario è stato di smussare le divergenze venute alla luce dopo la bocciatura del referendum in Francia e in Olanda del Trattato Costituzionale. Ed è in questo contesto che è esploso subito il “caso polacco”. Perché Varsavia ha chiesto (con insistenza) di modificare il nuovo sistema di voto della doppia maggioranza (55 per cento degli Stati e 65 per cento della popolazione) introdotto al posto del voto all’unanimità attualmente in vigore e ritenuto non più adatto ad assicurare il funzionamento dell’Ue, ormai composta di 27 Paesi e destinata ad ulteriori allargamenti. I polacchi, in tutta questa vicenda, hanno alzato il tiro.


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