di Sara Nicoli

Per l’amministrazione Bush è diventato il simbolo delle difficoltà a conciliare le esigenze della guerra al terrorismo con il diritto internazionale. Per buona parte del mondo arabo e musulmano è semplicemente uno scandalo e un affronto. Per la comunità internazionale un’imbarazzante realtà che sottolinea la sconfitta della politica Usa e chiama in correità i suoi alleati inchiodandoli a responsabilità enormi sul fronte della violazione dei diritti umani. Guantanamo compie cinque anni e assomiglia sempre più ad una struttura permanente dove il limbo giudiziario è la regola e le convenzioni internazionali sono carta straccia. Questa prigione di massima sicurezza è nata l’11 gennaio 2002, nella base della U.S. Navy a Guantanamo Bay a Cuba, quando furono deportati i primi 20 detenuti incappucciati, con le mani legate e i piedi incatenati. Le immagini delle loro divise color arancione e delle gabbie in cui venivano rinchiusi fecero presto il giro del mondo. A quattro mesi dall’attacco all’ America dell’11 settembre 2001, Bush aveva bisogno di mandare un segnale forte nella lotta al terrorismo e Guantanamo sembrava il più adeguato. Da allora, poco meno di 800 prigionieri sono passati da Camp Delta e dagli altri centri di detenzione di Guantanamo.

di Agnese Licata

Inizia male il nuovo anno per le Nazioni Unite. L’insediamento di un nuovo segretario generale – il sudcoreano Ban Ki-Moon – definito “anguilla sfuggente” si apre con la sua incerta condanna della pena di morte all’indomani dell’esecuzione di Saddam Hussein e, da ultimo, con gli abusi sessuali su minori che, secondo quanto denunciato mercoledì dal Daily Telegraph, sarebbero stati compiuti da alcuni componenti della missione Onu in Sudan (l’Unmis). Le prime parole da neo segretario Onu, Ban Ki-Moon le aveva dedicate proprio alla drammatica situazione in Sudan: “Le sofferenze del popolo del Darfur sono semplicemente inaccettabili”, aveva dichiarato a fine dicembre, impegnandosi a premere sul governo di Khartoum affinché accetti i caschi blu sul proprio territorio. Adesso però, all’indomani dell’inchiesta del quotidiano britannico, la possibilità di un intervento internazionale nel Paese africano sembra allontanarsi ancora di più. Secondo il Daily Telegraph, infatti, lo stesso governo sudanese avrebbe raccolto prove di queste violenze, tra cui un filmato nel quale dipendenti delle Nazioni Unite fanno sesso con tre ragazzine.

di Fabrizio Casari

Lo spione cambia casa. John Dimitri Negroponte, zar di tutte le spie statunitensi e, per estensione, occidentali, lascerà il suo incarico di Capo di tutta l’intelligence americana per passare a quello di Vice Segretario di Stato. Insomma, faceva il capo di tutti gli organismi della sicurezza Usa, farà il vice di Condoleeza Rice. Le valutazioni sul perchè di questo cambio di funzioni sono incerte. Alcuni analisti ritengono che si tratti di una promozione a quello che e considerato un ruolo evidentemente di rilievo nell’Amministrazione statunitense; altri invece, facendo due conti, si accorgono che se da un punto di vista istituzionale l’incarico e di sicuro prestigio, è però evidente che il potere di cui Negroponte disporrà è certamente minore di quello avuto fino ad ora. Da coordinatore di tutta l’intelligence USA, dirigeva nei fatti tutte le iniziative spionistiche esterne e quelle legate alla sicurezza interna con le quali la Casa Bianca ha trasformato il mondo in un luogo di guerra e gli stessi Stati Uniti in un regime autoritario. Il suo trasferimento alla Casa Bianca non lo toglie di mezzo e grande sarà ancora l’influenza che potrà esercitare su George Bush, ma non c’è dubbio che dovrà passare comunque dalla Rice, che ormai non fa piu mistero di non condividere in toto la strategia del suo Presidente.

di Mazzetta


La Nigeria è indubbiamente un paese complesso e ricco nel quale gli abitanti non se la passano molto bene. Il suo presidente Olusegun Obasanjo sta cercando di ottenere la possibilità di farsi rieleggere a dispetto della costituzione, ma incontra grandi difficoltà. Il suo maggiore avversario è quello che fino a ieri era il suo miglior alleato, il vice-presidente Atiku Abubakar che si è opposto alla modifica della legge in quanto aspira lui stesso alla carica presidenziale. I due sono filati d’amore e d’accordo per anni, almeno apparentemente, poiché il loro rapporto era fondato sul principio dell’una mano che lava l’altra, o chuachua in lingua nigeriana. Non per niente la Nigeria è da anni in testa alla classifica dei paesi più corrotti. Un do ut des grazie al quale i due giganti della politica nigeriana hanno spartito tra i propri sostenitori (le due grandi borghesie nigeriane, quella dei proprietari terrieri e quella degli uomini d’affari) le immense risorse del paese, lasciando ben poco agli altri.Ora che la resa dei conti si avvicina e che sale la tensione, Obasanjo non ha trovato di meglio che cercare di trascinare Abubakar in galera con il pretesto di una delle tante malversazioni, innescando un loop di azioni e reazioni che difficilmente andrà beneficio del paese.

di Carlo Benedetti

MOSCA. Le indagini sull’assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, avvenuto a Mosca nell’ottobre dello scorso anno, pur se in alto mare registrano ora diverse versioni e tutte cariche di drammatiche rivelazioni. Si torna a parlare, in primo luogo, della pista cecena, riferendosi al fatto che l’allora premier di Grozny, Ramzan Kadyrov, aveva dichiarato apertamente di essere un “nemico” della giornalista di Mosca. La Politkovskaja, ricordiamolo, stava indagando sulla corruzione del potere filorusso della Cecenia e sulle torture effettuate dai soldati russi contro la popolazione caucasica. Ma nel suo taccuino c’erano anche dati precisi sul traffico delle armi e sui rapporti “commerciali” tra la guerriglia cecena e le truppe d’occupazione.Altra pista che si segue in questo periodo è quella relativa al ruolo che avrebbero avuto i servizi segreti del Cremlino. Il quotidiano dove la Politkovskaja scriveva – Novaja gazeta - fa notare in proposito che va messa nel conto anche la tesi di un assassinio su commissione. Segue la versione che affronta il tema delle forze nazionaliste.


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