di Giuseppe Zaccagni

Comincia ad Askabad, capitale della Turkmenia (ex repubblica sovietica), la resa dei conti. Scomparso il 21 dicembre 2006 il vecchio leader Saparmurat Nijazov, il nuovo presidente Kurbanguly Berdymukhamedov da il via - secondo le migliori tradizioni delle oligarchie asiatiche - ad una serie di purghe e di arresti nell’ambito delle nomenklature dello stato e del governo. Vengono messi in galera molti dei più stretti collaboratori dell’ex padrone della Turkmenia. Il primo della lista è il vecchio ministro dell’Agricoltura, Pajzygely Meredov, che è ancor oggi considerato come uno degli uomini più ricchi dell’Asia ex sovietica. Era lui che - col pieno accordo del presidente Niazov - provvedeva ad esportare il cotone (che è, in pratica, l’oro nazionale) e ad incassare direttamente il ricavato depositandolo in conti svizzeri. Nella stella cella della prigione di Askabad gli fa compagnia suo figlio, Batyr, che trafficava con prodotti turkmeni venduti negli Emirati Arabi e trasformati in dollari che finivano nelle banche di sua fiducia in vari paesi europei. Ora si scopre anche che il “tanto amato padre della Turkmenia, Nijazov” aveva accumulato tesori inestimabili (casse di diamanti) che il suo fedele aiutante Meredov si preoccupò di far scomparire non appena ricevette la notizia della morte del capo. Sull’intera vicenda il presidente attuale fonda la sua attività di “pulizia morale” e così finisce in carcere (vi rimarrà per 20 anni) anche il responsabile della sicurezza, Akmurad Pejepov.

di Elena Ferrara

Al posto del vecchio libretto rosso di Mao - buono per tutti gli usi - arrivano, sempre in Cina, i libretti verdi e rosa delle guide turistiche. Stampati in cinese, mentre sorgono come funghi le agenzie di viaggio che, al posto dei vecchi treni che ospitavano le gite di massa, propongono viaggi individuali. È un boom e può essere anche uno tsunami sociale. Secondo le più recenti previsioni ci sarebbero, in totale, circa cento milioni di potenziali viaggiatori già pronti con le loro valigie a superare la grande muraglia per sbarcare nelle altre nazioni dell'Asia e dell'Europa come avvenuto negli anni passati con 35 milioni di turisti in giro all'estero. Una valanga umana, invece, ancora più imponente, si riverserebbe all’interno della stessa Cina tenendo conto che già nel 2001 i dati statistici avevano fatto rilevare che c'erano stati 780 milioni di cinesi impegnati in viaggi entro i confini. Sviluppo progressivo e costante, quindi, con l'elenco delle nazioni con le quali Pechino ha precisi accordi turistici che sale a quota 132. In pratica cade fragorosamente quella cortina che impediva ai cinesi di andare in vacanza in modo autonomo, senza la mediazione del sindacato o delle autorità locali. Oggi, tra l'altro, c'è una parte della popolazione che si può permettere di organizzare il tempo libero sfruttando una sorta di "ferragosto" collettivo.

di Carlo Benedetti

MOSCA. Gli ortodossi della Russia chiudono gli occhi. Ma sanno bene che l’Islam avanza e non accetta la condizione di “chiesa del silenzio”. E così se nel Tatarstan i musulmani costruiscono le basi per una sempre più attiva espansione (i tartari sono la seconda principale etnia della Federazione russa) anche in Cecenia soffia forte il vento dell’islamizzazione della società. Qui l’attuale presidente della Repubblica - Ramzan Kadyrov, appoggiato da Putin - coglie l’occasione dell’inizio dell’anno scolastico per ordinare l’apertura a Grozny di “Istituti islamici” dove si svolgeranno lezioni sulla storia dell’Islam. Con i seguaci dell’Islam tradizionale che si impegneranno sempre più dello stato del processo educativo, dei programmi di istruzione divulgando le idee del fondamentalismo tradizionale. È un passo decisivo che segna l’ingresso del mondo islamico in quelle strutture scolastiche russe che sino ad ora erano aperte solo alla chiesa ortodossa. E questo vuol dire che Kadyrov si avvia sempre più sulla strada della completa islamizzazione della società cecena.

di Bianca Cerri

Bill Clinton, già autore di una massiccia autobiografia uscita nel 2004, ha scritto un nuovo libro che certamente non passerà inosservato. S’intitola “Donare: ognuno di noi può fare qualcosa per cambiare il mondo” ed intende dimostrare che anche solo offrendo un po’ del nostro tempo e piccoli aiuti finanziari tutti potremmo, volendo, alleviare le sofferenze dell’umanità. Clinton lo ha constatato di persona dopo l’uscita dalla scena pubblica e ora sembra intenzionato a dedicare tutto il suo tempo alla giustizia sociale, tanto più che la moglie è quasi sempre via per una campagna elettorale che le è già costata trenta milioni di dollari e lui deve riempire in qualche modo la giornata. In “Donare”, scritto rigorosamente in prima persona, l’ex-presidente spiega che non è necessario essere ricchi per fare del bene, ma sottolinea anche la meritevole generosità di alcuni suoi amici miliardari che nel 2005 aderirono alla Clinton Global Iniziative da lui organizzata a favore dei malati di AIDS. Per la cronaca, la tariffa per aderire era di 15.000 dollari a persona e risulta che persino i peggiori predoni dell’alta finanza abbiano pagato volentieri pur di andarsene a letto contenti per una sera con la convinzione di aver alleviato la vita a qualcuno.

di Eugenio Roscini Vitali

Che in Marocco il ruolo della democrazia continui ad essere condizionato dalla presenza della monarchia è confermato dal risultato elettorale espresso nelle ultime elezioni legislative (le precedenti si sono tenute nel 1997 e nel 2002). Il mancato successo degli islamici moderati, puniti probabilmente dal forte astensionismo, dimostra come il peso istituzionale del Re Mohammed VI continui ad influenzare in modo determinante nelle decisioni di un elettorato (più di 15 milioni) disilluso e frustrato, pienamente cosciente della condizione di subordine e dipendenza che la politica marocchina soffre nei riguardi di sistema chiuso ad ogni cambiamento. Quasi inaspettatamente, a vincere le elezioni sono stati i conservatori del Partito dell'Indipendenza (Istiqlal) che hanno ottenuto 52 dei 325 seggi del Majlis al-Nuwab, la camera bassa di Rabat; gli islamici moderati di Giustizia e Sviluppo (Pjd) hanno ottenuto 47 seggi, la formazione di destra del Movimento Popolare (Mp) 41, i centristi del Raggruppamento Nazionale degli Indipendentisti (Rni) 39 e i socialisti dell'Unione delle Forze Popolari (Ufsp), ex partito di governo ed alleati dell'Istiqlal, hanno ottenuti 38 seggi.


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