La violentissima polemica scatenata a Washington dalla pubblicazione del libro del giornalista Michael Wolff sull’esperienza alla Casa Bianca dell’ex consigliere di Trump, Stephen Bannon, è continuata a infiammare il panorama politico americano nel fine settimana nonostante la parziale marcia indietro di quest’ultimo sulle accuse al presidente e al suo staff.

Il principale social network disponibile in rete sembra essere sempre più una sorta di esecutore delle politiche di censura promosse da alcuni governi occidentali e dai loro alleati. Questa impressione è stata nuovamente rafforzata nei giorni scorsi, quando Facebook ha dovuto ammettere di avere cancellato un certo di numero di account dei propri iscritti su richiesta dei governi di Stati Uniti e Israele.

Continua incessante il pressing dell’amministrazione di Donald Trump nei confronti dell’Iran percorso dalle proteste per il carovita e le rivendicazioni economico-sociali dei suoi cittadini. Le sanzioni economiche hanno devastato la vita quotidiana del popolo iraniano facendo arrivare il prezzo di qualsiasi prodotto a livelli vertiginosi.

I rapporti sempre più complicati tra gli Stati Uniti e il Pakistan rischiano di precipitare definitivamente in questi giorni dopo l’ennesimo durissimo scambio di accuse tra i due alleati. L’escalation delle tensioni con l’inizio del nuovo anno era stata segnalata dal primo “tweet” ufficiale di Trump del 2018, nel quale aveva denunciato l’atteggiamento dei precedenti governi americani, impegnati a finanziare Islamabad con “33 miliardi di dollari” per ricevere in cambio nient’altro che “menzogne e inganno”.

A quasi una settimana dall’inizio delle proteste che stanno avendo luogo in alcune delle principali città dell’Iran, i contorni e la natura delle manifestazioni ampiamente riportate dai media occidentali continuano a non essere del tutto chiari. Ciò che è evidente e poco sorprendente è invece il tentativo esplicito del governo americano di politicizzare gli eventi in corso per inglobarli in una strategia sempre più aggressiva diretta contro la Repubblica Islamica.


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