La caccia alle streghe in corso negli Stati Uniti contro ogni fantomatico indizio di ingerenza russa nella società e nella politica americane ha fatto segnare qualche giorno fa un salto qualitativo preoccupante con l’annunciato attacco frontale al popolare network RT (ex Russia Today), finanziato dal governo di Mosca. Con una scadenza brevissima, il dipartimento di Giustizia USA ha imposto cioè la registrazione di RT come “agente straniero” al servizio del Cremlino.

L’iniezione letale che nella tarda serata di mercoledì ha ucciso in un penitenziario del Texas il cittadino messicano Ruben Ramirez Cardenas non ha rappresentato solo l’ultima conferma della natura barbara e violenta del sistema giudiziario americano, ma ha anche messo ancora una volta gli Stati Uniti al di fuori della legalità internazionale.

 

Il 47enne Cardenas è stato rinchiuso nel braccio della morte per quasi vent’anni e i suoi diritti sono stati deliberatamente violati fin dall’arresto, avvenuto nel 1997. La sua storia aveva sollevato accese polemiche soprattutto al di fuori degli Stati Uniti. Dopo l’arresto, infatti, non gli era stato comunicato tempestivamente il diritto di ricevere assistenza da parte delle autorità consolari del suo paese. Il governo messicano avrebbe avuto notizia dell’arresto di Cardenas solo cinque mesi più tardi.

Il presidente americano Trump ha iniziato mercoledì in Cina la terza tappa di una lunga trasferta in Estremo Oriente, il cui obiettivo primario è quello di raccogliere consensi e serrare i ranghi tra gli alleati in vista di una possibile aggressione militare diretta contro il regime nordcoreano. La seconda parte della visita a Seoul, che ha preceduto l’arrivo a Pechino, come quella precedente a Tokyo aveva visto Trump tornare duramente all’attacco della Corea del Nord in un discorso al Parlamento dai toni ben diversi rispetto a quelli relativamente insoliti di poche ore prima. Martedì aveva infatti sorpreso molti prospettando una qualche apertura a Pyongyang, se non addirittura la possibilità di raggiungere un accordo diplomatico per risolvere la crisi.


Callista Bisek Gingrich, designata quale ambasciatrice degli Stati uniti in Vaticano, fa parte di un ristretto gruppo di donne che hanno sposato uomini politici con un certo potere dopo aver scalciato le legittime consorti dei suddetti. Il colpaccio riesce in genere a signore capaci di rendersi invisibili fino al raggiungimento dell'ambita meta. Callista invece ha operato alla luce del sole facendo di tutto per farsi notare al fianco di Newt Gingrich che già le aveva assegnato un posto di “assistente” presso il Comitato per l'Agricoltura della Camera.

di Michele Paris

I responsabili degli affari legali di tre delle più importanti compagnie informatiche americane sono apparsi questa settimana di fronte alle commissioni per i Servizi Segreti di Camera e Senato del Congresso di Washington nell’ambito delle assurde indagini in corso sulle cosiddette “fake news” e sulle presunte attività di propaganda russe per influenzare il processo elettorale negli Stati Uniti.


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