Il secondo falso allarme in appena quattro giorni, scattato per un inesistente missile lanciato dalla Corea del Nord, ha ricordato a tutto il pianeta come il rischio di una guerra anche nucleare rimanga altissimo nonostante gli stentati progressi sulla strada di un possibile dialogo tra Seoul e Pyongyang. Una conferenza decisamente discutibile organizzata in Canada questa settimana si è poi trasformata in un nuovo palcoscenico americano per minacciare in maniera pesante il regime di Kim Jong-un.

Gli equilibri all’interno del Partito Laburista britannico si sono spostati sensibilmente a sinistra nei mesi seguiti alle elezioni generali del giugno 2017. Mentre i vertici del partito e la grande maggioranza dei suoi parlamentari avevano fino ad allora condotto una feroce battaglia contro il segretario, Jerermy Corbyn, quest’ultimo si trova oggi in una posizione decisamente più solida, come ha confermato il recente voto per eleggere tre nuovi delegati che siederanno nel direttivo del “Labour”.

Alla vigilia del sesto round di colloqui, voluti dal presidente americano Trump, per la revisione del Trattato di Libero Scambio Nord Americano (NAFTA), il governo canadese ha inviato segnali piuttosto chiari sullo stato dei negoziati, lasciando intendere un sempre più probabile ritiro di Washington dall’accordo entrato in vigore oltre due decenni fa.

A sette anni dalla rivoluzione in Tunisia che ha rovesciato il regime del presidente Zine El Abidine Ben Ali, il paese nordafricano è di nuovo scosso da movimenti di protesta, diretti oggi contro il governo formalmente democratico. Le ragioni dell’esplosione del malcontento sono legate alle “riforme” economiche dettate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dai creditori internazionali di Tunisi, anche se le dimostrazioni esprimono la persistente ostilità popolare nei confronti di un sistema che poco o nulla ha fatto per affrontare le questioni irrisolte del periodo post-rivoluzionario.

I primi colloqui diretti tra i rappresentanti delle due Coree dopo più di due anni rappresentano una tenue speranza per una possibile soluzione pacifica della crisi in Asia nord-orientale. Per il momento, il vertice bilaterale ha affrontato concretamente la sola questione della presenza di atleti nordcoreani alle prossime Olimpiadi invernali di PyeongChang, mentre eventuali ulteriori progressi dovranno misurarsi sia con le decisioni americane sia con il ruolo e le concessioni che le potenze coinvolte nella crisi intenderanno riconoscere al regime di Kim Jong-un.


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