In ottemperanza alle sanzioni approvate  a larga maggioranza nello scorso Luglio dal Congresso, che alla sezione 241 prevedono la pubblicazione del “Kremlin Report”, il Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato una nuova black list.  Contiene 210 nomi, tutti di membri particolarmente influenti nell’establishment finanziario e politico moscovita.

Se la riscrittura della storia è una delle iniziative tipiche dei regimi autoritari o dittatoriali, il governo polacco di estrema destra ha fatto un nuovo passo in questa direzione lo scorso fine settimana con la parziale approvazione in parlamento di una legge sulla definizione dei crimini nazisti nel paese dell’Europa orientale.

Il procedere del terzo intervento militare della Turchia in territorio siriano sta sempre più mettendo in chiaro gli intrecci strategici nel paese mediorientale in guerra e il potenziale esplosivo di una situazione che continua a essere influenzata pesantemente dalle manovre americane. E' annunciato per le prossime ore un colloquio tra Erdogan e Trump, con la Casa Bianca che sostiene i kurdi ma è alleata dei turchi in ambito NATO.

Con il voto di una maggioranza risicata dei suoi delegati, nel fine settimana il Partito Social Democratico tedesco (SPD) ha dato con ogni probabilità il via libera ad un governo di “grande coalizione” ancora più a destra di quelli guidati finora dalla cancelliera, Angela Merkel.

 

Se l’OK all’avvio della fase finale dei negoziati con i Cristiano Democratici (CDU) e i Cristiano Sociali bavaresi (CSU) ha fatto trarre un respiro di sollievo a molti a Berlino e a Bruxelles, a fare le spese dell’accordo in vista non saranno soltanto i lavoratori tedeschi, ma lo stesso partito guidato da Martin Schulz.

 

Il dato più importante ricavato dal congresso straordinario di Bonn della SPD è rappresentato dalle divisioni interne attorno alla partecipazione a un esecutivo che potrebbe facilmente decidere dell’esistenza stessa del partito dopo il peggior risultato dal dopoguerra a oggi, incassato nelle elezioni dello scorso settembre.

Con un discorso tenuto questa settimana all’università di Stanford, in California, il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, ha per la prima volta delineato, in maniera sommaria ma sufficientemente chiara, gli obiettivi principali del coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Siria.


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