di Cinzia Frassi

"Non siamo in ogni caso disposti a recedere dalle politiche di risanamento e di rilancio della nostra economia per timore delle proteste". Questa la risposta di Romano Prodi alle rumorose quanto violente proteste dei tassisti a Roma nei giorni scorsi: calci e pugni, insulti e grida fasciste. Il punto cruciale è l'eliminazione del divieto di cumulo delle licenze, che i tassisti ottengono a fronte della sospensione delle agitazioni programmate. I Comuni, oltre a rilasciare autorizzazioni temporanee e non cedibili, avrebbero potuto bandire concorsi pubblici e concorsi riservati a chi fosse gia titolare a titolo oneroso delle licenze eccedenti l'attuale programmazione numerica. In quest'ultimo caso, la licenza "aggiuntiva" non poteva essere ceduta separatamente da quella originaria. Gli assegnatari di licenza avrebbero potuto assumere conducenti con contratto di lavoro subordinato. La finalità di questo intervento specifico era quella di aumentare l'offerta del servizio di trasporto dando impulso all'occupazione, naturalmente di qualsiasi tipo, precaria e non. Il governo quindi fa marcia indietro, anche se il ministro chiarisce che "non esistono preclusioni ad individuare altre forme alternative al cumulo delle licenze che garantiscano l'obiettivo di un reale potenziamento del servizio pubblico dei taxi". Lunedì è previsto un nuovo incontro all'insegna del "dialogo", parola che questo governo ripete ad ogni respiro.

di Stefano Bertone*

Come la maggioranza degli avvocati italiani in queste calde settimane d'estate seguo la questione delle "liberalizzazioni". Intervengo su Altrenotizie premettendo che sono un civilista che si occupa esclusivamente di danni alla persona, per cui commenterò in quest'ottica le modifiche introdotte. Siccome un'ombra di "qualcosa di sinistra" in questo decreto c'è, spiegherò dove e perché ci vedo del buono, dove invece credo che manchino ulteriori affondi, e motiverò la mia lontananza dagli attacchi che l'avvocatura istituzionale vi sta portando attraverso la proclamazione di 10 giorni di sciopero delle udienze.

di mazzetta

La notizia che l'amministrazione Bush ha ottenuto illecitamente i dati relativi a tutte le transazioni internazionali mondiali degli ultimi cinque anni e che continuerà a farlo, ha dato scandalo solo all'interno degli Stati Uniti, nonostante sia una notizia in grado di gettare nel panico una vasta platea di potenti in tutti i paesi del mondo.
La stampa mondiale tace, mentre negli Stati Uniti il presidente attacca rabbiosamente la stampa che ha svelato l'operazione invocando la lesione della sicurezza nazionale, con una veemenza immeritata per una questione sulla privacy degli americani, negli ultimi anni svanita senza troppe resistenze. Accuse di tradimento e una valanga di mail di insulti e minacce hanno raggiunto il New York Times, il primo a dare la notizia, e gli altri maggiori quotidiani che hanno deciso di dedicare attenzione allo scandalo. Il fatto è che le agenzie americane hanno ottenuto copia e accesso integrale al sistema SWIFT, che è un consorzio internazionale con sede in Belgio, punto attraverso il quale passano tutte le transazioni bancarie tra i paesi del mondo; qualunque transazione internazionale passa dalle memorie e dalla macchine di SWIFT. La stranezza è che di questa operazione sono stati informati solo alcuni politici europei e ancora non si sa in che misura.

di mazzetta

La settimana scorsa si è venuto a sapere che gli Stati Uniti, ormai da cinque anni acquisiscono, e si suppone analizzino e conservino, i dati di tutti gli scambi bancari mondiali. La cosa è avvenuta con la complicità di alcune banche centrali europee e in particolare di quelle dei dieci paesi più industrializzati che, informate della cosa, hanno pensato bene di non dirlo in giro, nemmeno ai loro referenti politici. L'unico politico europeo che finora risulta a conoscenza di quello che può essere considerato un clamoroso scandalo, è il ministro delle finanze del Belgio Didier Reynders, che avrebbe appreso la cosa in maniera informale. A scoperchiare lo scandalo è stato il New York Times, che così facendo si è attirato le ire del vicepresidente americano Dich Cheney, lesto ad accusare la testata di "tradimento".

di Alessandro Iacuelli

Si può parlare quanto si vuole, in questi giorni, di tagli sulle spese, di recupero del PIL, di azioni che il governo deve intraprendere. Per certi versi però sorprende che a livello istituzionale ci sia un'attenzione per certi versi scarsa, o quanto meno al di sotto di quanto dovrebbe essere, nei confronti del bene più prezioso, quello in grado di muovere merci, economie, titoli in borsa, fabbriche, ed anche eserciti: l'energia.
Quello del piano energetico nazionale era ed è uno dei banchi di prova fondamentali al quale si attende il governo in carica, soprattutto dopo la crisi artificiale di questo inverno che ha riguardato il gas, crisi che ha permesso alla russa Gazprom di diventare il terzo gruppo industriale del mondo, scavalcando addirittura Microsoft e che ha reso l'Italia terra di conquista per le speculazioni energetiche mondiali, proprio perché il nostro Paese gioca la partita a scacchi dell'energia senza un piano strategico.


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