di Fabrizio Casari

Arbitri e designatori, giocatori e procuratori, giornalisti e moviolisti, senza dimenticare banchieri e ministri. Nella generale confusione una cosa appare chiara: la grande ammucchiata di Luciano Moggi non risparmiava nessuna competenza, nessun ruolo e nessuna indecenza per il dominio affaristico e mediatico del mondo pallonaro. Pur non essendo ancora conclusa la vicenda, con tre procure diverse che indagano, alcune cose possono dirsi già chiare.
Alterati se non truccati i risultati delle partite tramite designazioni di arbitri compiacenti e sapientemente orientati; falsati bilanci e quindi destini di società di calcio; alterato se non truccato, il calciomercato, attraverso il ruolo della GEA WORLD, la società monopolista gestita dai figli di Moggi e Geronzi, ma con il ruolo rilevantissimo di Alessandro Moggi, figlio di cotanto padre.
Il rampollo aiutava il papà, che si occupava direttamente di arbitri e banche, di ministri e conti offshore, spostava giocatori, allenatori e decideva persino chi dovesse arrivare in Nazionale, compresa la segretaria dell'allenatore, "perché sennò spiffera tutto". Che poi il figlio dell'allenatore della Nazionale, Marcello Lippi, fosse un collaboratore della Gea, pare che questo cambi poco.

di Fabrizio Casari

Quasi quasi viene voglia di crederci, o almeno di sperare. Clemente Mastella, neo nominato Ministro della Giustizia del governo Prodi, si è detto favorevole alla concessione della grazia per Adriano Sofri.
Non avevamo fatto a tempo a constatare che, appena poche ore dopo la vittoria dell'Unione, veniva arrestato Provenzano, condannato Previti, arrestato Ricucci, condannata Wanna Marchi e indagato Moggi, che le dichiarazioni di Mastella ci hanno definitivamente convinti che forse qualcosa si muove, che tira un'aria diversa in questa Italia che ha voglia di ricominciare.
Le parole del neoministro della Giustizia arrivano poche ore dopo il giuramento davanti al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Neanche il tempo di vedere l'effetto che fa un uomo di sinistra al Quirinale (bell'effetto..) che le parole di Mastella su Adriano Sofri ci accarezzano le orecchie.

di Sara Nicoli

Diciamo subito che non appena abbiamo visto sul "Gazzettino" di Venezia la foto del piccolo Hevan, il bimbo mai nato, ucciso dal padre nella pancia della sua mamma soffocata viva, l'istinto ha avuto la meglio sulla ragione, facendoci ripiegare velocemente il giornale per non essere più costretti ad incrociare quel volto per un solo minuto di più. Ma, come per ogni choc che si rispetti, l'immagine di quel piccolino ci ha inseguito per l'intera giornata, riproponendosi come una ferita fresca, un dolore sordo e sottile, possibile da rimuovere solo con un profondo sforzo di elaborazione sulle ragioni che hanno spinto i genitori della giovane assassinata a concedere le foto al giornale; e sul perché il direttore di quest'ultimo, Vittorio Pierobon, ha deciso di sbatterla in prima pagina. Sulle ragioni dei genitori non ci soffermeremo: impossibile chiedere lucidità e ragionevolezza a chi è stato appena colpito così duramente negli affetti più cari. Sulla mascalzonata giornalistica del primo quotidiano del bianco Veneto, invece, la riflessione ci sembra doverosa. In un fondo intitolato "Il volto dell'angioletto" Pierobon spiega i suoi motivi, legati almeno in apparenza alla volontà di dare seguito ad una preghiera della famiglia. Ma leggendo bene, si scopre anche un altro risvolto, davvero inquietante e, a nostro giudizio, condannabile ancora di più della oggettiva violazione di ogni regola sul diritto di cronaca. "La foto che pubblichiamo - si legge nell'articolo - è la prova che Hevan non era un feto, anche se tecnicamente così andrebbe chiamato, perché in caso di parto prematuro sarebbe stato in grado di sopravvivere; un distinguo tra feto e bambino che presumibilmente sarà materia di dibattito nelle aule di tribunale".

di mazzetta

La costa ligure ha uno dei sui gioielli nel Parco delle Cinque Terre; sul Parco, che è stato istituito pochi anni fa, regna Franco Bonanini, nominato dall'ultimo governo di centrosinistra e in seguito confermato nella sua carica, unico tra tutti i presidenti dei parchi, grazie alla vicinanza con esponenti di Forza Italia quali Sandro Biasotti (candidato alla presidenza regionale) e il senatore Luigi Grillo, già scudiero dell'ex presidente di Banca d'Italia Antonio Fazio. Bonanini passa per amministratore "dinamico" e la sua gestione del Parco non è certo statica, tuttavia questa dinamicità emerge solo a tratti, e spesso la sua azione amministrativa ha buchi poco spiegabili. Le Cinque terre sono sempre in testa alle classifiche per le spiagge più pulite prodotte ogni anno delle associazioni ambientaliste, ma non tutto è come farebbe supporre la messe di bandiere blu, vele blu ed altri riconoscimenti che piovono su questo tratto di costa.

di Bianca Cerri

Allison Krause Il 30 aprile 1970, l'esercito americano si avventò come un bufalo impazzito sulla Cambogia, trasformando le sue campagne rigogliose in rovine disseminate di morte. Era la 149° intrusione degli Stati Uniti in un paese non belligerante. Villaggio dopo villaggio, il fuoco vischioso del napalm avvelenò il terreno rendendolo sterile per sempre e cancellò una civiltà antica sottraendola al resto del mondo. La decisione di "vietnamizzare" altri paesi, ampliando un conflitto già sufficientemente tragico era stata presa dal presidente Nixon che, pur avendo ereditato la questione dai suoi predecessori, l'aveva trasformata in un affare privato. Molti avevano accolto con fastidio l'insistente monologo con cui il presidente aveva annunciato alla nazione l'invasione della Cambogia, tentando di convincere il pubblico che l'America non avesse altro modo per risultare credibile se non quello di sommare una guerra all'altra. Per protesta contro l'arroganza di Nixon, gli studenti di Kent avevano occupato l'università alzando tende di fortuna sul grande prato antistante l'edificio principale.


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