di Bianca Cerri

Come tutti i ragazzi di 14 anni, Hasan avrebbe voluto diventare un uomo forte, leale e coraggioso. Invece percorreva ogni sera lo stesso reticolo di strada a Baghdad, vendendo i suoi favori a chiunque volesse acquistarli. A volte lo pagavano con un po' di cibo e qualche spicciolo, ma lui s'illudeva che nell'Iraq "liberato" del futuro la sua vita non sarebbe stata più il disastro che era. Una mattina lo hanno ritrovato steso a terra con due proiettili sparati da un'arma militare nel cranio. Non ha avuto neppure un funerale, perché la sua famiglia, rimasta senza mezzi, non ha potuto offrirgliene uno e il suo corpo è finito in una fossa comune. I giovani che come Hasan si avventurano ogni notte nelle strade di Baghdad per vendere il loro corpo, sono oggi circa 4.000. La polizia alleata dei militari li bracca e la gente li considera degli omosessuali, una categoria che nell'Iraq "liberato" è circondata da ostilità. Privi di qualsiasi punto di riferimento e senza più una famiglia che li sostenga, gli adolescenti che incrementano il mercato del sesso non hanno a disposizione altro che il proprio corpo per sopravvivere, perché le "autorità" si sono da tempo chiamate fuori dal problema in modo alquanto spiccio.

di Sara Nicoli

Il 10 luglio 1976 i cittadini di Seveso si svegliarono dentro un film dell'orrore: i loro animali erano tutti morti nei cortili, gli alberi completamente spogli con le foglie a terra, alcuni dei loro figli si stavano lentamente ricoprendo di piaghe misteriose. Era successo un disastro, ma ci sarebbero volute settimane prima di capire che tutto dipendeva da una fabbrica chimica distante poche centinaia di metri dal centro abitato. Un operaio dell 'Icmesa, di proprietà della svizzera Givaudan e partecipata dal colosso farmaceutico Roche, per un errore tecnico aveva causato l'esplosione di un reattore interno e provocato la fuoriuscita nell'ambiente di una nuvola di gas a cui al momento non si dette un nome, ma era diossina. Seveso, trent'anni dopo, è ancora una ferita aperta. Ma al di là della cronaca, dei sopravvissuti e dei loro risarcimenti troppo esigui rispetto alla sciagura che li ha segnati per sempre, di un paese raso al suolo per bonificarne il terreno fino a decine di metri di profondità, quella nuvola di diossina rappresenta un momento, nella storia del lavoro in Italia, che ha fatto da spartiacque nella gestione del sindacato e delle aziende nei confronti della sicurezza sul lavoro e delle politiche ambientali.

di fdf

Non e' raro, visitando un sito web, trovare sulla homepage un piccolo contatore il cui compito è registrare il numero di visite ricevute.
Spesso, troppo spesso in verità, i numeri parlano di migliaia di visite ricevute quotidianamente, ma è davvero così?
No, purtroppo quasi mai. Proviamo a spiegare il perchè.
La maggior parte dei contatori che vengono installati (quando non addirittura servizi gratuiti esterni al sito stesso) in realtà registrano e calcolano i cosidetti HITS e non i VISITATORI UNICI.
Vuoi per sincera ignoranza dovuta all'incompetenza di molti webmaster improvvisati, vuoi per una sorta di maliziosa strategia, questo fatto viene quasi sempre sottaciuto. Noi crediamo sia invece onesto nei confronti di tutti che certi ingannevoli meccanismi vadano svelati.

di Daniele John Angrisani

Quante volte avete sentito dire in televisione o nei media ufficiali che la globalizzazione porta benessere in tutto il mondo, anche nei Paesi meno fortunati, e che perciò va difesa a tutti i costi? La globalizzazione è come una nuova religione e, chiunque la contesti, è un eretico che va messo al rogo. Ma se l'Occidente vive in questa specie di "delirio morale", l'Africa ed altri Paesi del Terzo Mondo muoiono letteralmente dinanzi ai nostri occhi senza che neppure lo veniamo a sapere. Troppo spesso, infatti, quando si parla di globalizzazione si dimentica cosa essa significhi in realtà e quale sia il suo lato più perverso. Ed è questo che proviamo oggi a raccontarvi. Durante gli anni sessanta, nel cuore dell'Africa, ed in particolare nel lago Vittoria, è stato introdotto artificialmente, per via di quello che è stato definito "un semplice esperimento scientifico", una nuova specie di pesce, il Persico del Nilo. Il risultato di questa decisione è stato che in brevissimo tempo quasi tutte le razze di pesce presenti nel lago prima di questa introduzione forzata, si sono estinte: questo vorace predatore d'acqua calda si è invece moltiplicato a tal punto che oggi il suo filetto bianco viene esportato ovunque nel mondo e l'intera economia della zona dipende dalla sua pesca. E' bastato un solo uomo, con un secchio e dei pesci, a trasformare radicalmente l'ecosistema di una delle zone più ricche di fauna del mondo.

di Fabrizio Casari

Arbitri e designatori, giocatori e procuratori, giornalisti e moviolisti, senza dimenticare banchieri e ministri. Nella generale confusione una cosa appare chiara: la grande ammucchiata di Luciano Moggi non risparmiava nessuna competenza, nessun ruolo e nessuna indecenza per il dominio affaristico e mediatico del mondo pallonaro. Pur non essendo ancora conclusa la vicenda, con tre procure diverse che indagano, alcune cose possono dirsi già chiare.
Alterati se non truccati i risultati delle partite tramite designazioni di arbitri compiacenti e sapientemente orientati; falsati bilanci e quindi destini di società di calcio; alterato se non truccato, il calciomercato, attraverso il ruolo della GEA WORLD, la società monopolista gestita dai figli di Moggi e Geronzi, ma con il ruolo rilevantissimo di Alessandro Moggi, figlio di cotanto padre.
Il rampollo aiutava il papà, che si occupava direttamente di arbitri e banche, di ministri e conti offshore, spostava giocatori, allenatori e decideva persino chi dovesse arrivare in Nazionale, compresa la segretaria dell'allenatore, "perché sennò spiffera tutto". Che poi il figlio dell'allenatore della Nazionale, Marcello Lippi, fosse un collaboratore della Gea, pare che questo cambi poco.


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