di Saverio Monno

Questa é una storia che comincia molto tempo addietro: precisamente il 14 Novembre 2006, quando Sigrid, lettrice della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, moriva suicida. Dopo dodici anni di lotta contro il disagio psichico che periodicamente l’affliggeva, la drammatica decisione di porre fine alle proprie sofferenze. Sigrid amava il suo lavoro e, a dispetto del misero stipendio percepito, nell’insegnamento trovava la forza di andare avanti, di combattere la malattia. L’amore per i suoi studenti la spronava più di qualsiasi ricompensa, ed i suoi ragazzi ricambiavano questo affetto con grande tenerezza. “Alla fine però - scriveva il marito Giorgio, in una lettera aperta al magnifico rettore - il suo senso della giustizia e della dignità avevano prevalso sul suo naturale rifiuto del conflitto ed aveva intentato una causa all’Università per veder riconosciuto il suo diritto ad uno stipendio almeno parzialmente rapportato alla sua attività.” Vince la causa per il periodo 1992-1995, ma l’università, consigliata dall’Avvocatura dello Stato, decide di tornare sui propri passi, e prende nuovamente a riconoscerle “una retribuzione da lavavetri”. Sigrid decide di battersi ancora. Questa volta però, l’ateneo triestino non transige. Il nuovo “affronto” va punito. La donna ha bisogno di “una lezione”.

di Carlo Benedetti

Ha visto e vissuto - da vero passeggero del tempo - tutti gli sconvolgimenti storici, politici, culturali e sociali della vecchia Europa nel secolo folle. Testimone e scrittore nato nel cuore del continente e poi lanciatosi nel vortice della intellighentsija mitteleuropea. Ora di questo grande personaggio della storia e della politologia dei nostri secoli restano le opere e le memorie che aumentano in modo vertiginoso il suo prestigio, la sua autorevolezza. Francois (Ferenc) Fejto era nato a Nagykanizsa nel 1909, in Ungheria (tra il lago Balaton e la frontiera croata), ed è morto a Parigi all’età di 98 anni. Ne aveva cinque quando scoppiò la prima guerra mondiale e da ebreo cristianizzato ungherese (si era convertito negli anni Trenta), imparentato con grandi famiglie friulane, amico di infanzia di Rajk e Lukacs, quasi portava nella sua vita concreta tutti i simboli di quel multiculturalismo che l'impero astroungarico racchiudeva mentre aumentavano le fiamme dell’incendio generale.

di Carlo Benedetti

Una vita segnata dai controlli. Quelli del Kgb effettuati a vista e quelli dell’onnipresente comitato per la censura - il Glavlit - che controllava gli scritti e ne stracciava le pagine che non rispettavano il sistema, il Cremlino, il Partito, la società. Praticamente non restavano che le copertine vuote e senza alcunché di scritto. La sua vita era trascorsa, all’inizio, in quel vecchio rione moscovita noto come Zamoskvore?’e. Vecchie palazzine, sgretolate e cadenti. Portoni mai chiusi e carichi di una vernice marrone che ogni anno veniva rinnovata e così gli strati andavano a segnare gli anni del potere sovietico. All’interno delle casupole appartamenti in coabitazione. Con l’ingresso segnato da un tavoletta con su scritti I numeri degli squilli che bisognava fare per avvertire gli inquilini. Uno squillo per i Sidorov, due per i Rezin, tre per gli Astafiev e quattro per i Druznivov che vivevano nella stanza B1-93-46

di Giuseppe Zaccagni

E’ stato ed è un simbolo della cinematografia dell’Est: uomo di marmo e uomo di ferro. Icona morale e intellettuale per la storia e la vita del suo paese con il quale ha un rapporto di particolare intensità. E’ considerato come uno dei principali esponenti del cinema mondiale. Ed ora eccolo il polacco Andrzej Wajda - classe 1926 - all’attacco dei paesi dell’ex campo del socialismo reale. Perchè “Katyn” - il suo ultimo lavoro di regista presentato a tre milioni di spettatori polacchi e poi nella capitale tedesca sulla Marlene-Dietrich-Platz, all’ultima edizione della “Berlinale” - sta per spiccare il volo verso capitali che si chiamano Budapest e Sofia, Praga, Bucarest ma, soprattutto, Mosca. E così si ripropone, con forza e drammaticità una riflessione critica sulla vicenda storica di uno dei tabù dell'Europa dell'Est: il massacro di migliaia di prigionieri di guerra polacchi - ufficiali, in gran parte - avvenuto nel 1940 in una foresta russa nei pressi di Smolensk. Qui, le truppe tedesche in ritirata scoprirono, nell'aprile 1943, i resti di 4321 militari polacchi sepolti in fosse comuni. Secondo la versione tedesca, generalmente accolta in un Occidente segnato (non dimentichiamolo...) dall’antisovietismo, si trattava di una parte dei circa 14.300 ufficiali polacchi catturati dall’Armata Rossa nell'ottobre 1939.

di Saverio Monno

Solo pochi mesi fa, la brusca interruzione del suo Decameron ed il tormentato divorzio con La7 annunciavano la condanna ad un nuovo esilio per Daniele Luttazzi. Anche questa volta però, il comico romagnolo non resta con le mani in mano e prova a reagire. Ai suoi detrattori, che lo vorrebbero a casa a leccarsi le ferite, risponde con una lunga tournee teatrale, all’insegna di quello stile dissacrante che lo ha reso popolare. E’ tornato, dunque, ad esibirsi dinanzi ad un pubblico in carne ed ossa, il personaggio più irriverente della televisione italiana, una platea a cui riserva una versione “riveduta e scorretta” del suo monologo cult: Sesso con Luttazzi, sarebbe a dire tutto ciò che non avreste mai voluto sapere sul sesso, ma i vostri genitori hanno voluto dirvi a tutti i costi. Satira e campagna elettorale: ne parliamo? Ne parliamo.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy