di Roberta Folatti

Killer troppo umani

In tempi estivi meglio recuperare qualche vecchia uscita, vista la scarsezza di novità di una qualche consistenza. L’esordio nel lungometraggio del trentottenne Martin McDonagh merita una segnalazione. Per gli appassionati del genere In Bruges. La coscienza dell’assassino è un vero gioiello. Incastonato in quella “parure” rappresentata dalla magnifica città belga – uno dei borgi medievali meglio conservati del mondo – il film regala suspense e suberbi scorci di Burges. La cittadina delle Fiandre diventa a tutti gli effetti uno dei protagonisti della pellicola. Degna di una favola, come la descrive il più cattivo dei personaggi, Bruges ospita una vicenda che è sufficientemente cruenta da riportare lo spettatore coi piedi per terra. Ma non c’è solo la componente thriller, il film è anche divertente, ricco di battute, con una buona messa a fuoco dei caratteri.

di Roberta Folatti

Giochi molto crudeli

Uno dei due melliflui figuri in guanti bianchi cerca la complicità dello spettatore guardando un paio di volte in camera e sottintendendo che lo spettacolo che stanno mettendo in scena è a favore nostro. Del pubblico. Non si tratta tanto di violenza esibita – vere scene di sangue non se ne vedono nel film – ma ciò che si rappresenta è la tortura psicologica delle vittime e l’esibizione di una totale mancanza di senso etico nei carnefici. Nemmeno un filo di compassione. Una famiglia presa in ostaggio viene informata cinicamente che non sopravviverà più di 24 ore, neppure al ragazzino vengono risparmiati i particolari più raccapriccianti.

di Roberta Folatti

Complicità femminili

Sono equilibristi.
Camminano su un filo sospeso tra voglia di libertà e autodeterminazione e rispetto delle tradizioni. Sono i giovani immigrati che vivono in Italia, e in Europa, provenienti dai paesi del Nord Africa. Il loro bisogno di esprimersi e di seguire le proprie inclinazioni, anche sessuali, si scontra spessissimo con il rigore delle famiglie d’origine che non accetta “contaminazioni” di sorta.

di Roberta Folatti

L'assoluta ottusità del male

Un’altra civiltà. Tra quelle cattedrali in rovina, spaventosi monumenti allo spreco e al malaffare, in quelle piazze assolate, desolanti, adatte solo allo spaccio, vive una razza che non sembra più umana. Esseri che popolano la periferia della periferia, oltre i confini del mondo civile. Che hanno creato una società con regole proprie, ribaltando i valori consueti: premiata è la ferocia e il denaro è divinità da adorare, ciò che giustifica qualunque bassezza, qualunque orrore.

di Roberta Folatti

La vita che sorprende

E’ tratto da un bestseller e questo potrebbe non essere un punto a suo favore. Ma Quando tutto cambia è il frutto di un lavoro di riscrittura durato quasi cinque anni, nato dalla collaborazione tra Alice Arden, Victor Levin e la stessa Helen Hunt, anche regista e interprete principale del film: il risultato è una sceneggiatura dotata di una sua specificità e di un ritmo che non concede cadute di tono. Insomma una commedia frizzante, mai banale, con un mix riuscito di buona recitazione e dialoghi ben calibrati.


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