di Roberta Folatti

Mitici quei tempi!

La fulminea parabola delle radio pirata, che tra il 1966 e il 1967 in Inghilterra raggiunsero fette di pubblico inimmaginabili, bypassando i divieti governativi, è raccontata con grande verve nell’ultimo film di Richard Curtis. Personaggi di fantasia ma ispirati ai reali protagonisti di quella stagione per certi versi eroica animano I love Radio Rock rendendola una pellicola piacevolissima.

di Roberta Folatti

La crudeltà dei normali

Uno come Josie è destinato ad essere un escluso nella società di oggi dominata dall’immagine, un invisibile, improponibile anche per il più eccentrico dei reality show. Il suo aspetto dimesso, la sua goffa andatura, quello sguardo leggermente ebete sono ciò che di meno cinematografico si possa immaginare. Eppure attorno a questo personaggio il regista irlandese Leonard Abrahmson, ha costruito un piccolo film poetico, che esalta la bellezza. Sembra una contraddizione, un nonsense, ma Garage – vincitore dell’edizione 2007 del Festival di Torino – è davvero un inno sussurato alla bellezza, quella delle cose minime, apparentemente insignificanti.

di Roberta Folatti

Il mondo perfetto è solo un inganno

Dal punto di vista stilistico e visivo Coraline e la porta magica ha una confezione molto curata, con trovate continue che lo rendono assai piacevole. A questo si aggiunge un’eccellenza tecnica notevole, che il 3D rende più accattivante (è uno di quelli che si vede con gli appositi occhialoni).
Quello diretto da Henry Selick è un film d’animazione, i pupazzi protagonisti sono abbastanza particolari, caratterizzati dall’accentuazione di determinati lati fisici. C’è il contorsionista russo dal corpo come di corda, lunghissimo e flessibile, ci sono le due vecchie cantanti di rivista che grondano carne (e ciccia), una delle due con un seno enorme, inverosimile, frutto della ormai onnipresente chirurgia plastica. E poi ci sono i quattro genitori di Coraline, quelli veri e i doppioni apparentemente perfetti, del tutto privi dei difetti degli altri.

di Roberta Folatti

Storia privata

L’essenziale è vincere. E chi perde, perde tutto.
Ida Dalser pagò molto duramente il fatto di aver amaro Benito Mussolini. Nulla le fu risparmiato dagli zelanti collaboratori del Duce. Derisioni, botte, manicomio, la separazione dal figlio ma lei non fu mai diposta a rimangiarsi la verità che urlava al mondo. Nemmeno quando la allettarono facendole intravedere la possibilità di essere liberata dall’ospedale psichiatrico in cui era rinchiusa da anni.

di Roberta Folatti

La vita è tutt’altro che patinata


Louise Michel è un film “sporco”, politicamente scorretto, molto poco “fashion”. A partire dai personaggi che sembrano usciti da un casting di Ciprì e Maresco. Un dubbio: ma la classe operaia dev’essere per forza così sfigata?


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