di Agnese Licata

Terapie antidolore, uso farmaceutico della cannabis, testamento biologico, rifiuto dell'accanimento terapeutico, sospensione delle cure di sostegno vitale, eutanasia. Di tutto questo si è tornati a parlare, da circa un mese a questa parte; da quando, dopo Terry Schiavo, un altro caso, questa volta tutto italiano ( Piergiorgio Welby), ha di nuovo tirato fuori i tanti interrogativi che ruotano attorno al rapporto tra malattia e dignità umana. Fino ad ora le risposte della politica hanno visto più che altro tanti distinguo e poca concretezza. L’unico provvedimento che ha iniziato ad assumere connotati concreti riguarda la prescrizione di farmaci contro il dolore. Giovedì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge proposto dal ministro della Salute Livia Turco, con il quale s’intende semplificare le procedure per la prescrizione di farmaci oppiacei. Inoltre - se il testo verrà portato e votato in Parlamento senza subire modifiche - l’uso di questi medicinali verrà esteso non solo a malati terminali oncologici (come avviene attualmente), ma anche ai cronici e agli invalidi permanenti. Ma la parte più controversa del ddl è un’altra e riguarda la decisione d’inserire tra i farmaci antidolore prescrivibili, anche due prodotti che contengono la sintesi chimica del principio attivo della cannabis.

di Sara Nicoli

Alla fine arriva sempre la Corte Costituzionale a decidere cosa è discutibile e cosa è invece intoccabile per la politica e la cultura di questo Paese. E la legge, in molti casi - come in questo - non rappresenta altro che la sponda a cui aggrapparsi per poter mettere la parola fine ad un dibattito etico considerato lacerante e non costruttivo per la società. Nel mirino degli “ermellini”, ancora una volta la legge sulla fecondazione assistita che il governo di centrosinistra si è impegnato a rivedere almeno nelle sue linee guida, riaprendo tuttavia una polemica post referendaria che, se non altro, ha avuto il merito di far uscire allo scoperto quei deputati e senatori che con l’Unione non hanno nulla a che vedere e che, certamente, sarebbero stati seduti molto più comodi nei banchi del centrodestra. La prossima volta, alle urne, almeno sapremo chi non può meritare la nostra fiducia.

di Marco Dugini

Approvato sia dalla Camera che dal Senato con un solo voto di scarto, in attesa del parere obbligatorio della Corte dei Conti, per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi emanato, il Decreto flussi bis di questo esecutivo è ormai una realtà concreta, un piccolo tassello positivo che va a smuovere le oscene politiche sull’immigrazione degli ultimi anni. Integra ed estende le quote delle domande di ingresso dello scorso Febbraio 2006 per altri 350.000 immigrati, tra quanti abbiano presentato regolare domanda entro e non oltre la data del 21 Luglio scorso. Pare che il nuovo Governo abbia preso atto dell’esistenza di un reale bisogno da parte del nostro mondo del lavoro di immigrati in cerca di occupazione, una risorsa e non uno spauracchio, scegliendo di invertire la tendenza demagogica e xenofoba che li vorrebbe tutti portatori di insicurezza, furti, e incapacità di integrazione.

di Domenico Melidoro

Periodicamente la cronaca sottopone all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale casi complessi riguardanti le difficoltà che la convivenza di differenti culture determina nelle società multiculturali dell’Occidente. Che in esse sia presente una pluralità di concezioni religiose e morali è ormai la constatazione di un dato di fatto. Il problema (sia di natura pratica che teorica) è quello di rendere possibile la coesistenza pacifica di diverse posizioni a proposito di ciò che è giusto e doveroso, senza che il potere politico sia vissuto da alcune comunità come estraneo o addirittura ostile, come nel caso di alcune minoranze etniche o religiose che potrebbero trovarsi a disagio in una società che non condivide il loro stile di vita. Gli ultimi casi che hanno fatto discutere anche nel nostro Paese arrivano dalla Gran Bretagna. Una hostess cinquantacinquenne è stata sospesa dalla British Airways perché indossava un piccolo crocifisso.

di Fabrizio Casari

A tutti noi, padri o madri, genitori consapevoli o distratti, sarà capitato di pensare, almeno una volta, a cosa sarà il futuro dei nostri figli. Ma forse non sarà mai capitato di pensare che, quali che saranno le difficoltà che si troveranno davanti, potranno comunque crescere dal lato fortunato del mondo; quello dove la lotta è per un futuro migliore ma dove, almeno, il futuro esiste. Difficilmente, invece, ci si sofferma a pensare a chi, del futuro - se lo avrà - dovrà averne paura; a tutti coloro, cioè, che vivono nella parte del mondo che con le sue piaghe finanzia il nostro benessere. Sono i minori senza volto e senza nome, quelli sulle cui sofferenze si fondano profitti indegni che marciano di pari passo con silenzi ipocriti. Basta leggere i dati contenuti nel “Rapporto sulle violenze contro i minori”, presentato dal brasiliano Paulo Sergio Pinheiro al Segretario Generale dell’Onu Kofi Annan, che contiene cifre sulle quali il mondo cosiddetto “sviluppato” dovrebbe riflettere a fondo.


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