di Giovanna Pavani

Mohamed Aloui, tunisino, è morto a 33 anni nel Cpt di via Enrico Mattei a Bologna per una probabile overdose da farmaci antiepilettici, nonostante lui non fosse affatto epilettico. Una storia complicata la sua: scarcerato da Isernia, dove era stato recluso per una serie di reati legati allo spaccio di stupefacenti, era approdato in Emilia dopo un passaggio da Roma, dove l'avevano classificato come "pericoloso" e dunque sottoposto ad una cura farmacologia per farlo stare tranquillo: l'antiepilettico, insomma, gli veniva somministrato come sedativo e su questo, come su un'altra serie di faccende, la procura di Bologna vuole capire il perchè. A partire da un interrogativo in particolare: perché Daniele Giovanardi, gemello del più noto ex ministro dell'Udc Carlo, presidente della Confraternita della Misericordia che gestisce il centro, ha parlato subito di possibile morte per overdose da eroina, visto che di droga vera non ne è stata trovata traccia? Niente male per il centro considerato il fiore all'occhiello della "gestione umanitaria" dei Cpt: per scaricarsi la coscienza, ogni menzogna è lecita.

di Giovanni Gnazzi

Polemiche e scontri, minacce e timori, auspici e approvazioni. Sono un piccolo condensato delle reazioni alla proposta del ministro della Salute, Livia Turco, di reinstaurare l'esclusività della prestazione per i medici che svolgono attività di capi dipartimento e dirigenti ospedalieri.
La scelta tra esercizio della direzione dei reparti in ambito pubblico o privato, era stata introdotta dal precedente governo Prodi, con Rosy Bindi ministro della Sanità (così si chiamava allora il dicastero). Successivamente, il governo Berlusconi, che aveva collocato un barone prima e un politicante poi alla guida del dicastero tra i più delicati, aveva reintrodotto la giungla amministrativa. Il risultato era che il paziente pagava due volte, servizio sanitario pubblico e prestazione privata, e i medici incassavano due volte, dallo Stato e dal paziente. Sulle prestazioni e sulle malattie dei due soggetti, ce n'era un terzo che guadagnava e basta: la struttura privata che ospitava medico e paziente.

di Sara Nicoli

I primi, di solito, arrivano a maggio. Quelli provenienti dal centro Africa hanno impiegato anche tre mesi per attraversare il deserto del Niger e quando arrivano a vedere il mare dalle coste libiche, le carovane possono già contare la metà di morti per fame, sete, fatica. Dal Corno d'Africa, invece, il passaggio è meno accidentato, via terra. La vera sfida, in questo caso, è il mare e, troppo spesso; sono le correnti del Golfo della Sirte ad avere la meglio. Quei gusci di noce che, alla fine, vengono scortati nel minuscolo porto di Lampedusa, stracarichi di un'umanità dolente e disperata allo stremo delle forze, che regge l'anima con i denti solo nella speranza di un domani diverso, è quanto rimane di un esodo ormai di dimensioni bibliche che nessuna politica - umanitaria o no - al momento, riesce a sostenere. Anche ieri, a Lampedusa, sono sbarcati in 250. Il centro d'accoglienza isolano ne potrebbe contenere al massimo 90; ad oggi, tra mura fatiscenti e condizioni igieniche precarie, sono stipati oltre 500 clandestini. In attesa di giudizio. La Bossi-Fini non lascia spazi di manovra. E quantunque il governo Prodi stia legittimamente pensando al suo superamento, in ragione di principi di umanità diversi da quelli del centrodestra, le attuali condizioni politiche non fanno comunque sperare in una revisione della legge in tempi brevi.

di Sara Nicoli

La revisione delle linee guida della legge 40 nelle mani di Maura Cossutta. Per lo schieramento politico bipartisan che accomuna i cattolici all'interno del parlamento italiano, la decisione del ministro Turco di affidare all'ex parlamentare del Pdci un ampio pacchetto di responsabilità in merito al possibile perfezionamento della legge sulla procreazione assistita, è stato un po' come ricevere un pugno ben assestato nello stomaco. In realtà, la ministro Turco ha assegnato al medico ex parlamentare comunista il coordinamento della revisione delle linee guida della legge, così come previsto all'articolo 7, comma 3, della legge stessa. Legge che, evidentemente, gli stessi sostenitori non hanno avuto modo di leggere, sostenendola forse per diritto divino ed antilaicismo da un tanto al chilo. Spetta infatti al Ministro della Salute ed al suo insindacabile giudizio, d'intesa con l'Istituto superiore della Sanità e con il Consiglio Superiore di Sanità, rivedere, almeno ogni tre anni, rispetto all'evoluzione tecnico-scientifica, le linee guida della legge. La canea sollevata dalle destre e da qualche anima pia della Margherita segue quella, non meno agitata, riservata al ministro Mussi, che ha portato il governo italiano ad allinearsi all'Unione europea piuttosto che a Oltretevere.

di Giovanna Pavani

Il potere si difende sempre nello stesso modo: tenta di obbligare al silenzio, alla mordacchia, chi lo pone in cattiva luce e mette a repentaglio la sua sopravvivenza. Per questo, il potere ha paura della stampa, quella libera, il cui scopo primario è quello di esercitare controllo sulle sue azioni in difesa del cittadino e della democrazia. I recenti scandali smascherati dalle intercettazioni telefoniche hanno messo a nudo il marcio esistente in diversi ambiti dei cosidetti "poteri forti", dal calcio alle raccomandazioni Tv via divano, dai servizi segreti alle poco edificanti relazioni personali di Vittorio Emanuele di Savoia. Niente che, in fondo, non fosse già noto. Ma un conto è intuirlo, un conto è vederlo virgolettato sui giornali. E, forse, non è finita qui.


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