di Cinzia Frassi

Henry John Woodcock "Io lavoro e basta, agli attacchi sono indifferente". E' quanto dichiarato dal pubblico ministero potentino Henry John Woodcock, a proposito della segnalazione inviata dal procuratore Giuseppe Galante il 20 giugno al Csm per violazione formale; una strada che può condurre al procedimento disciplinare nei confronti del sostituto.
Il pm Woodcock avrebbe presentato la richiesta di arresto di Vittorio Emanuele di Savoia e degli altri direttamente al gip Iannuzzi, senza attendere la controfirma del suo superiore Galante. La segnalazione appare se non altro curiosa, dato che a richiedere quella controfirma è una parte della riforma Castelli entrata in vigore il 18 giugno scorso e prima di quella data, vale a dire al momento della richiesta formulata dal pm di Potenza, era richiesto il visto del procuratore e l'obbligo da parte del pm di informare preventivamente il capo dell'ufficio per tutte le richieste aventi ad oggetto misure cautelari. Forse si tratta di un segnale.

di Maurizio Coletti

L'opposizione è intransigente e tostissima: le stanze del buco sarebbero il vergognoso segnale che la maggioranza è allo sbando anche sul tema della droga; il neo ministro Ferrero sarebbe un antiproibizionista, legalizzatore e permissivista insopportabile; occorrerebbe, al più presto, riportare tutte le decisioni in merito nell'alveo rassicurante e politically correct della legge Fini Giovanardi.
È bastata una risposta generale ("non sarei pregiudizialmente contrario… ma è compito delle Regioni…) data da Ferrero a radio Radicale, per scatenare una canizza di dimensioni cosmiche.
Sono intervenuti in centinaia, speculando su una proposta inesistente. Sono scesi in campo notissimi esperti e scienziati del settore, tra i quali si sono distinti Gabriella Carlucci, Carlo Giovanardi, Roberto Calderoli, Maurizio Gasparri; non ha fatto mancare la sua autorevole opinione nemmeno Elisabetta Gardini

di Giovanna Pavani

Era al lavoro solo da tre giorni, Antonio Veneziano, 25 anni, l'operaio rimasto schiacciato dal crollo di un intero tratto dell'autostrada dei "miracoli", la Catania-Siracusa, una delle grandi opere volute da Lunardi e i cui lavori sono stati assegnati in sub appalto dall'Anas ad una ditta di Treviso, la "Spic". Nelle tabelle dell'Inail, Veneziano è il morto numero 1256. Dall'inizio del 2005, mica da dieci anni a questa parte. Ma la morte di questo ragazzo, che forse in tempi diversi anche se recenti, sarebbe stata liquidata con il classico, qualunquista e assolutorio, "ci si è messo di mezzo il destino", stavolta ha suscitato per prima l'indignazione dell'intero "triangolo istituzionale", in testa Napolitano, poi Marini e di seguito Bertinotti. Ieri si è aggiunto anche il Papa. Il che, più di altre voci, indica la misura di un'emergenza, quella della sicurezza sul lavoro, che in Italia ha assunto le dimensioni da paese terzomondista non più accettabili.

di Lidia Campagnano

Ardori sessuali, vizietti, vanterie, vita privata? Definire in questo modo i brani di conversazione relativi alle donne, contenuti nelle telefonate di Vittorio Emanuele Savoia e soci, significa avere lo stomaco davvero forte. Non tutti ce l'hanno, e infatti Romano Prodi per primo si è detto colpito dal disprezzo per la donna contenuto in quei dialoghi; ma molti commentatori, troppi, si mostrano inclini a ridacchiare, e a minimizzare. Hanno dimenticato che quel disprezzo non è soltanto un sentimento, una coloritura psicologica che caratterizzerebbe i personaggi coinvolti nella faccenda. Quel disprezzo è fascismo. Forse varrebbe la pena di rivedere il Salò di Pasolini, film difficile da sopportare, ma che è andato molto a fondo nella ricognizione di una delle radici del fascismo. O sarebbe un bene rispolverare certe analisi del femminismo che, negli anni Settanta, giustamente definivano fascisti i comportamenti mirati a umiliare le donne perché donne.

di Cinzia Frassi

Dal caso Fazio in poi, passando per fusioni societarie, alta finanza e calciopoli, arrivando al Principe Vittorio Emanuele di Savoia e alla neo battezzata raiopoli, l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche ha provocato forti scossoni, capaci di far cadere parecchi dalle loro comode poltrone. E' indiscutibile, quindi, la loro utilità nel contribuire alla ricerca delle prove e alle indagini giudiziarie e non solo per i reati di criminalità organizzata o di terrorismo: i casi ricordati ne sono chiari esempi. E' altresì chiaro come la polemica attorno a questi efficaci strumenti di indagine si giochi interamente sul diritto alla privacy che s'incrocia con altri due: quello di cronaca e il conseguente diritto dei cittadini di essere informati. Tuttavia essa si gioca anche nel tentativo di chi ha una certa visibilità pubblica, per ragioni di politica, affari o altro, di distrarre l'opinione pubblica dal suo giudizio inappellabile, estraneo alle aule giudiziarie e spesso senza appello. Va da se che la "voce intercettata" ha sui lettori un impatto più forte di altri fatti.


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