di Carlo Benedetti

Il Vaticano lo definisce un "pellegrinaggio apostolico" ma la realtà diplomatica - che si distingue spesso con i suoi respiri "culturali" - lo inquadra nell'ambito di una vera e propria missione d'intelligence nei confronti dell'Est. Perché questa prima uscita all'estero del papa Joseph Ratzinger (in Polonia dal 25 al 28 maggio) pur essendo presentata come prosecuzione ideale del cammino "sulle orme di Giovanni Paolo II" assume un significato geopolitico del tutto particolare. Certo, c'é la volontà di propagandare il viaggio come un omaggio alla terra del papa Polacco. Ma c'è soprattutto l'intento di avviare un pontificato che - come già fece Karol Wojtyla - comprenda in primo luogo una politica verso l'Est. Varsavia, quindi, come base logistica e poi altre terre e capitali sino a giungere a quella Mosca che ha sempre respinto i contatti con il Vaticano. E non è un caso se proprio a ridosso di questa missione il papa, a Roma, si è incontrato con il suo "agente" a Mosca, l'arcivescovo Tadeusz Kondrusiewic. Un colloquio sul quale nulla è filtrato se non il fatto che il Cremlino non ha ancora sciolto, appunto, le tante riserve nei confronti della Chiesa romana. E allora: viaggio strategico? E perché in questo momento?

di Sara Nicoli

Avevano promesso un rosa shoking, uno di quei colori che sparano anche nel buio, di quelli che, insomma, non puoi non notare e rimangono impressi nella memoria. Invece, alla fine di tante parole e di tanti lavaggi nella solita candeggina di veti e compromessi, la compagine del nuovo governo Prodi ha solo qualche venatura di rosa e, per giunta, piuttosto pallido.
Una promessa tradita. Che subito hanno goffamente cercato di giustificare asserendo, non senza un bel po' di faccia tosta, che comunque questo è il secondo governo più rosa della storia repubblicana dopo quello D'Alema.
Di sicuro un gigantesco passo in avanti rispetto al governo Berlusconi che di donne ne aveva solo due. Ma non basta: il Professore ha deluso le aspettative di tutte le donne e in particolare delle elettrici di sinistra, alle quali aveva promesso un minimo del 30% di presenza femminile nel suo governo e financo un vicepremier donna. Macchè.

di Emilio Carnevali*

L'arresto avvenuto ad Assisi lo scorso 5 aprile di don Marco Agostini - religioso della Congregazione degli Oblati di San Francesco di Sales - ha riportato alla luce la questione della pedofilia e delle disattenzioni della Chiesa italiana su queste gravissime vicende. Insieme a don Marco, attualmente agli arresti domiciliari nella sua casa di Roma, sono indagati per favoreggiamento anche Ennio Di Giampasquale, ex parroco di San Benedetto a Pomezia, e Germano Agostini, parroco di San Michele Arcangelo, sempre a Pomezia, ed ex padre provinciale della stessa Congregazione degli Oblati di San Francesco di Sales. Le accuse a carico di don Marco si riferiscono a violenze sessuali a danni di minori perpetrate a partire dal 1993, anno in cui il religioso prestava servizio presso la parrocchia Beata Vergine Immacolata di Torvajanica, una località vicino Roma, ed era animatore del centro giovanile "Ragazzi Nuovi". Nel 1998 don Marco, a seguito delle prime voci che erano cominciate a circolare sul suo conto, viene trasferito a Pomezia, dove diventa parroco di san Benedetto. Nel 2002 viene infine mandato ad Assisi a gestire una casa di accoglienza della Congregazione.

di Giovanna Pavani

C' è stato un attimo, ma è stato solo un minuto, in cui è sembrato lecito pensare che l'elezione dei nuovi vertici dello Stato, di solida estrazione laica e connotati da un forte senso delle istituzioni, potesse indurre il Vaticano ad una politica "estera" più prudente e meno invasiva delle scelte politiche e sociali di una Repubblica fondata sulla Costituzione. Invece, sorprendentemente, a poche ore dall'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, da oltre Tevere è risuonata forte, come le trombe di Gerico, la dettatura dell'agenda istituzionale per il prossimo settennato. Al primo posto i Pacs. Ma non solo. Perché dentro questo acronimo, stavolta il Papa ha voluto redigere politicamente una sorta di classifica dei sentimenti tipica di chi considera di avere tra le mani la conoscenza del solo ed unico vero amore, quello verso Dio e mai verso gli uomini e le donne di questa terra. Un giudizio netto, senza possibilità di appello, senza indulgere mai in quell'aspetto fondante della realtà cattolica che trova alloggio nella carità e nella tolleranza, nel perdono e nell'indulgenza, in un amore davvero più alto, perché mai basato solo sul sesso ma nell'amore dell'altro da se. Nel diverso e nell'uguale.

di Sara Nicoli

C'è sempre un'attenuante, ripescata dai giudici nelle larghe maglie dell'interpretazione della legge, che rende il reato di stupro meno pesante del previsto e, in qualche modo, giustificabile. Da mesi, ormai, si assiste con sempre maggiore frequenza ad un'escalation di sentenze che, facendo leva su pretestuose analisi sull'ambiente sociale degradato o sul fatto che "la vittima non era vergine", anche se poi era una bambina, sembrano tendere a voler ripristinare l'antica bestialità secondo la quale se la donna si nega, l'uomo ha il diritto di prendersela lo stesso. Nel nome - appunto - del sacro "diritto" dell'uomo ad avere rapporti sessuali e al "dovere" della donna di soggiacere. Il vecchio stereotipo di sempre, la donna oggetto e l'uomo come unico depositario del diritto al piacere.


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