di Emilio Carnevali*

L'arresto avvenuto ad Assisi lo scorso 5 aprile di don Marco Agostini - religioso della Congregazione degli Oblati di San Francesco di Sales - ha riportato alla luce la questione della pedofilia e delle disattenzioni della Chiesa italiana su queste gravissime vicende. Insieme a don Marco, attualmente agli arresti domiciliari nella sua casa di Roma, sono indagati per favoreggiamento anche Ennio Di Giampasquale, ex parroco di San Benedetto a Pomezia, e Germano Agostini, parroco di San Michele Arcangelo, sempre a Pomezia, ed ex padre provinciale della stessa Congregazione degli Oblati di San Francesco di Sales. Le accuse a carico di don Marco si riferiscono a violenze sessuali a danni di minori perpetrate a partire dal 1993, anno in cui il religioso prestava servizio presso la parrocchia Beata Vergine Immacolata di Torvajanica, una località vicino Roma, ed era animatore del centro giovanile "Ragazzi Nuovi". Nel 1998 don Marco, a seguito delle prime voci che erano cominciate a circolare sul suo conto, viene trasferito a Pomezia, dove diventa parroco di san Benedetto. Nel 2002 viene infine mandato ad Assisi a gestire una casa di accoglienza della Congregazione.

di Giovanna Pavani

C' è stato un attimo, ma è stato solo un minuto, in cui è sembrato lecito pensare che l'elezione dei nuovi vertici dello Stato, di solida estrazione laica e connotati da un forte senso delle istituzioni, potesse indurre il Vaticano ad una politica "estera" più prudente e meno invasiva delle scelte politiche e sociali di una Repubblica fondata sulla Costituzione. Invece, sorprendentemente, a poche ore dall'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, da oltre Tevere è risuonata forte, come le trombe di Gerico, la dettatura dell'agenda istituzionale per il prossimo settennato. Al primo posto i Pacs. Ma non solo. Perché dentro questo acronimo, stavolta il Papa ha voluto redigere politicamente una sorta di classifica dei sentimenti tipica di chi considera di avere tra le mani la conoscenza del solo ed unico vero amore, quello verso Dio e mai verso gli uomini e le donne di questa terra. Un giudizio netto, senza possibilità di appello, senza indulgere mai in quell'aspetto fondante della realtà cattolica che trova alloggio nella carità e nella tolleranza, nel perdono e nell'indulgenza, in un amore davvero più alto, perché mai basato solo sul sesso ma nell'amore dell'altro da se. Nel diverso e nell'uguale.

di Sara Nicoli

C'è sempre un'attenuante, ripescata dai giudici nelle larghe maglie dell'interpretazione della legge, che rende il reato di stupro meno pesante del previsto e, in qualche modo, giustificabile. Da mesi, ormai, si assiste con sempre maggiore frequenza ad un'escalation di sentenze che, facendo leva su pretestuose analisi sull'ambiente sociale degradato o sul fatto che "la vittima non era vergine", anche se poi era una bambina, sembrano tendere a voler ripristinare l'antica bestialità secondo la quale se la donna si nega, l'uomo ha il diritto di prendersela lo stesso. Nel nome - appunto - del sacro "diritto" dell'uomo ad avere rapporti sessuali e al "dovere" della donna di soggiacere. Il vecchio stereotipo di sempre, la donna oggetto e l'uomo come unico depositario del diritto al piacere.

di Elle Esse

Domenica è giornata di riposo per buona parte del mondo lavorativo, ma non per gli operai della Valeo, azienda che produce materiale da cablaggio per auto, che sono impegnati nel presidio dello stabilimento di Avellino, dove hanno lavorato fino a mercoledì 3 maggio. Data nella quale gli operai stessi, riuniti in assemblea, hanno avuto notizia da parte dei rappresentanti sindacali riguardo la decisone da parte dell'azienda di arrestare la produzione con conseguente chiusura dello stabilimento. La lotta è stata concordata all'unanimità: presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica per non consentire il carico del materiale prodotto nell'ultimo periodo agli autoarticolati adibiti allo smistamento, accatastato nel magazzino dello stabilimento . Centosessanta operai rischiano di perdere il posto di lavoro poiché l'azienda ritiene eccessivo il costo della manodopera ed ha ritenuto conveniente spostare la produzione in paesi che offrono lavoro a basso costo come Polonia e Tunisia. Una strategia generale che sta affossando ormai il mondo del lavoro, in Italia come in Europa.

di Carlo Benedetti

Scontri, attacchi, polemiche dure, azioni di disturbo, violazioni dei principi di sovranità, prove di dialogo, rotture, sfide, chiusure, storie di martiri e compromessi. E' un lungo elenco di vicende e contrasti tra le diverse linee della curia romana e i vertici della Cina comunista… E sono storie dei (non) rapporti tra la "Città proibita" di Pechino e la "Casa di Pietro". Un contenzioso che dura da tantissimi anni e, soprattutto, da quella rottura del 1950, quando il governo cinese istituì una sua "chiesa" in opposizione a quella di Roma, ansiosa di mettere su casa in un paese ritenuto come un territorio dove poter espandere il dominio Vaticano. Ma a parte questo si può affermare che in Cina non c'è mai stata una vera e propria "religione" se si intende per "religione" quell'insieme di credenze relative ad un dio (o a più divinità), in relazione ad una concezione del destino umano, espressa in un'organizzazione ecclesiastica, con un rituale. La Cina, infatti, non è il paese delle religioni, ma è quello delle dottrine. E la storia, in tal senso, ci aiuta nel comprendere che i cinesi hanno sempre avuto tre religioni: il taoismo (fondato nel VI secolo a.C. da Lao-Tse), il confucianesimo (le cui origini sono pressappoco contemporanee di quelle del taoismo) e il buddismo. Tutti e tre questi "sistemi" in cinese, sono definiti come le "tre dottrine".


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