I fascisti, segregazionisti e suprematisti stanno realizzando una protesta violenta e armata all’interno del Congresso statunitense. I senatori sono stati evacuati e i congressisti seguiranno a breve. La polizia, che uccide ogni anno 2000 americani, guarda caso tiene le armi al suo posto. Lecito chiedersi come mai, oppure notare che se i manifestanti che hanno invaso Capitol Hill fossero stati di sinistra la sua scalinata sarebbe già una fossa comune. Le forze armate restano buone, del resto è il presidente che può chiedergli di intervenire e questi, fino al 10 Gennaio, è ancora Donald Trump, che però ha chiamato a gran voce i suoi fans, dato che non vuole rinunciare alla poltrona presidenziale per paura di ciò che gli si presenterà innanzi.

Con una sentenza decisamente inaspettata, la giudice distrettuale britannica Vanessa Baraitser nella tarda mattinata di lunedì ha respinto la richiesta americana di estradizione nei confronti di Julian Assange. Il verdetto è però solo una parziale e, nella peggiore delle ipotesi, momentanea vittoria per il fondatore di WikiLeaks. I legali del governo di Washington presenteranno infatti ricorso davanti all’Alta Corte di Londra, mentre Assange dovrà ancora attendere una decisione circa il suo possibile rilascio su cauzione. Inoltre, le tesi dell’accusa che minacciano il principio stesso della libertà di stampa sono state accettate integralmente dalla giudice Baraitser, la quale ha deliberato solo in base allo stato di salute del giornalista australiano.

Trump esce di scena dettando nuove sanzioni contro il Nicaragua. Del tutto affini al personaggio, va detto: illegittime, in aperta violazione del Diritto Internazionale, indecenti per il sistema delle relazioni internazionali in quanto ingerenza illecita nella politica interna del paese centroamericano. Di scarso effetto pratico sui destinatari, che non hanno interessi negli states, dal punto di vista economico generale hanno un loro senso e servono a raggiungere due risultati.

L’avvicinarsi di due delicate scadenze per Iran e Stati Uniti continua a rendere estremamente reale l’ipotesi di un qualche scontro armato tra i due paesi nemici. La fine imminente dell’amministrazione Trump e il primo anniversario dell’assassinio a Baghdad del comandante dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, Qasem Soleimani, sono motivo di ulteriori tensioni in Medio Oriente, dove la mobilitazione militare americana, in collaborazione con Israele, rischia di avere conseguenze catastrofiche.

Iniziata con cattiveria e proseguita con tristezza, la Brexit si è conclusa con un compromesso al ribasso. Dall’accordo siglato la settimana scorsa fra Londra e Bruxelles nessuno esce vincitore: l’unico obiettivo dell’intesa è limitare i danni di una decisione che, sotto il profilo economico, non ha veramente alcun senso. A ben vedere, infatti, non ci guadagna nessuno. Di sicuro non gli inglesi, che nei prossimi anni affronteranno difficoltà ben superiori a quelle sperimentate finora.


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