Per la quarta volta in poco meno di due anni, lo stato ebraico si avvia verso elezioni anticipate che si terranno molto probabilmente all’inizio della prossima primavera. La nuova crisi politica segna il crollo definitivo del fragile accordo di governo tra Netanyahu e Benny Gantz e apre una campagna elettorale che si prospetta infuocata, soprattutto per le implicazioni dei guai legali del primo ministro e l’accesissima rivalità all’interno della destra israeliana.

Tra accuse reciproche di aver manovrato per far cadere l’esecutivo, il Parlamento (“Knesset”) si è sciolto automaticamente alla mezzanotte di martedì in assenza di un bilancio approvato, come prevedeva l’accordo stipulato appena sette mesi fa tra il Likud e il partito di centro “Blu e Bianco”. I dissidi tra Netanyahu e Gantz sulla questione erano noti da tempo e vanno ricondotti a motivi di carattere politico piuttosto che economico-finanziario.

Le operazioni protocollari per l'ingresso di Biden alla Casa Bianca vanno a rilento. La resistenza di Trump a lasciare le comode e amichevoli mura si deve al fatto che teme le indagini che lo riguardano, e questo rende l'uscita di scena del magnate uno degli spettacoli più indecorosi della storia istituzionale statunitense. Le accuse di brogli elettorali non sono state nemmeno riprese dal partito repubblicano, ma superano una soglia politica considerata insormontabile: la vendita al mondo del modello elettorale americano come assoluta affidabilità del voto - e quindi della democrazia versione USA.

La certificazione ufficiale della vittoria di Joe Biden nelle presidenziali del 3 novembre scorso si è accompagnata negli Stati Uniti al riesplodere improvviso di una violenta campagna anti-russa, come al solito alimentata, per quanto riguarda il fronte dei media, soprattutto dal New York Times e dal Washington Post. A innescare la nuova escalation era stata la notizia di un attacco su larga scala, registrato poco più di una settimana fa, contro le reti informatiche di alcune agenzie governative. Anche se, come sempre, non è stata presentata alcuna prova concreta circa le responsabilità, l’operazione è stata subito attribuita ai servizi di sicurezza del Cremlino, contro il cui occupante e il suo governo vengono quotidianamente sollecitate misure punitive durissime.

Una delle accuse più gravi rivolte dagli Stati Uniti a Julian Assange è che la pubblicazione di documenti riservati su WikiLeaks, come quelli del dipartimento di Stato divulgati nel 2010, è stata un’azione irresponsabile che avrebbe messo in serio pericolo funzionari e militari americani di stanza all’estero. Il giornalista australiano ha invece sempre sostenuto di essersi adoperato per limitare eventuali conseguenze negative per il personale americano, offrendo anche la propria collaborazione al governo di Washington. A dimostrare come questi scrupoli fossero reali è stata una registrazione audio di una telefonata del 2011 tra Assange e un legale del dipartimento di Stato USA, pubblicata in questi giorni dal gruppo di attivisti ultra-conservatori Project Veritas.

Secondo un recente studio di un’organizzazione non governativa americana, nel corso del 2020 il numero di giornalisti arrestati negli Stati Uniti è stato quasi tre volte superiore a quello registrato l’anno precedente in Cina e in Turchia. Se per il momento le conseguenze per i primi non sembrano essere così pesanti come quelle spesso riservate da questi ultimi paesi ai giornalisti detenuti o condannati, la tendenza e alcune circostanze particolari, evidenziate dalla ricerca stessa, sono ampiamente sufficienti a testimoniare il deterioramento in atto del clima democratico in America.


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