Il quarto tour in Medio Oriente del segretario di Stato americano, Antony Blinken, dall’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza si concluderà nuovamente senza una tregua permanente nonostante l’impegno pubblico del governo USA per una de-escalation nella striscia. Anche l’obiettivo di ridurre i pericoli di un allargamento del conflitto rischia di essere disatteso, con le tensioni tra lo stato ebraico e Hezbollah in Libano sempre più vicine al punto di rottura.

Il capo della diplomazia di Washington è arrivato domenica scorsa in Giordania e ha già visitato l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi e il Qatar, prima di approdare martedì in Israele. In tutte le tappe, Blinken ha ribadito come il suo paese intenda continuare ad adoperarsi per stabilizzare la situazione in Medio Oriente, ma un misto di impotenza, paura e duplicità ostacola il raggiungimento di una soluzione pacifica alla crisi in atto.

Alla base del fallimento di Blinken resta il fatto che gli USA sono essi stessi la causa principale dell’escalation di violenza nella regione. In primo luogo tramite il sostegno incondizionato a Israele. Le dichiarazioni pubbliche a favore della pace rimangono parole vuote di fronte alle azioni americane che permettono al regime sionista di continuare a massacrare la popolazione palestinese a Gaza.

Inizieranno questa settimana a L’Aia, in Olanda, le udienze sull’istanza presentata dal governo sudafricano contro Israele in merito al massacro in corso contro la popolazione palestinese a Gaza. I giudici della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) delle Nazioni Unite dovranno stabilire se le azioni dello stato ebraico rientrano nella definizione di genocidio e, nel caso, se emettere un’ingiunzione teoricamente vincolante contro il governo di Tel Aviv per fermare la strage. Il caso si basa su solidissimi elementi di prova, facilmente documentabili grazie alle immagini, alle testimonianze dirette dei fatti e alle stesse numerose dichiarazioni auto-incriminanti di politici e militari israeliani.

Iran, Libano, Siria, Irak. Il Medioriente e il Golfo sono sotto gli attentati commessi da Israele e Stati Uniti, direttamente o per procura. Gli Stati Uniti dichiarano la loro estraneità o dicono che Israele non li aveva informati. Dunque la CIA, che dispone di enormi risorse e di un altissimo livello di penetrazione nelle istituzioni regionali e nella comunità diplomatica di quella parte del mondo, nonché di una rete di alleanze operative con vari Paesi, non vede e non sa nulla. Se così fosse, dovremmo prendere atto di un profondo cambiamento nella partita che i servizi segreti occidentali stanno giocando a sostegno di Israele e dei suoi interessi nella regione. Se così non fosse, significherebbe che gli Stati Uniti stanno provocando l'Iran di concerto con Israele e perseguono l'obiettivo di coinvolgerlo sempre di più nel conflitto israelo-palestinese.

Subito dopo la Rivoluzione Cubana settori della gerarchia ecclesiastica e laica della Chiesa Cattolica a Cuba si incontrarono con i leader di diverse organizzazioni controrivoluzionarie per pianificare e realizzare scioperi nelle scuole cattoliche e private. A Cuba la Chiesa controllava 132 scuole elementari, 48 scuole superiori, 33 scuole professionali, 22 scuole di segreteria, 4 scuole superiori e 3 scuole professionali, oltre alle Università cattoliche di Villanueva e Social de La Salle.

Nel dicembre 1959 fu approvata dal governo rivoluzionario la Legge di Riforma dell'Istruzione che garantiva la natura universale, laica, democratica e libera dell'istruzione e l'accesso ad essa per tutti i cittadini senza discriminazioni di alcun tipo. Ciò portò all’avvio di una feroce campagna di disinformazione da parte dei giornali reazionari Diario de La Marina, Prensa Libre e Avance, agenzie di stampa internazionali e radio come Voice of the United States of America e Radio Swan, all’epoca finanziata e diretta dalla CIA.

Con la guerra a Gaza che rischia di trasformarsi in un pantano inestricabile, il primo ministro israeliano Netanyahu ha dovuto incassare all’inizio dell’anno una clamoroso umiliazione dalla Corte Suprema. Il più alto tribunale dello stato ebraico ha infatti annullato la prima e finora unica legge della “riforma” del sistema giudiziario di Israele approvata dalla maggioranza di ultra-destra che sostiene il governo di Tel Aviv.


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