di Giovanni Gnazzi

Una volta di più è di scena l'orrore. Un kamikaze palestinese sedicenne si è fatto esplodere nel centro di Tel Aviv uccidendo 10 persone e ferendone quaranta, di cui sette in modo grave. E tra le vittime c'è anche l'attentatore, di cui è stata diffusa una videocassetta: si chiamava Sami Salim Hammed, aveva 16 anni e abitava ad Arqa, nell'area di Jenin in Cisgiordania. E' il più giovane attentatore suicida che si è fatto esplodere, in attacchi contro lo Stato ebraico. Poco dopo la strage, è arrivata una rivendicazione della Jihad islamica, che lo ha comunicato prima attraverso un messaggio telefonico all'agenzia di stampa France Presse, poi con un filmato trasmesso dalla tv Al Arabiya. Ma c'è anche un'altra rivendicazione: quella della Brigate dei martiri Al Aqsa (organizzazione ritenuta vicina a Fatah).
L'attentato è avvenuto in coincidenza con l'insediamento alla Knesset del nuovo governo israeliano guidato da Olmert, che con Kadima ha vinto le elezioni del Marzo scorso.

di Fabrizio Casari

Incompetente. Fanatico guerrafondaio. Incapace a gestire operazioni militari e privo di leadership politica. E' l'identikit di Donald Rumsfeld, il superfalco Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, che però non è stilato da qualche movimento socio-comunista o da qualche intellettuale liberal.
E' la stampa statunitense, New York Times e Washington Post in testa, a definire in termini così poco lusinghieri e così tanto attinenti alla realtà lo Stranamore preferito di Bush.
Ma l'attacco al superfalco non viene dai media; non si tratta cioè di una campagna di stampa ideata a freddo nelle redazioni dei due potenti quotidiani, bensì della pubblicizzazione delle convinzioni che si raccolgono tanto nell'opinione pubblica come al Pentagono.

di Cinzia Frassi

Martedì scorso il Presidente iraniano Ahmadinejad ha annunciato in un discorso alla nazione che il 9 aprile l'Iran ha prodotto uranio arricchito al 3.5%, necessario per la produzione autonoma di combustibile nucleare e, riferisce l'Agenzia ufficiale iraniana Irna, lo avrebbe fatto sotto la supervisione dell'Aiea.
Nella stessa occasione il Presidente iraniano ha fatto sapere che l'intenzione futura è quella di produrre combustibile nucleare su scala industriale, additando gli Stati contrari a ciò come gli stessi che si opposero alla nazionalizzazione del petrolio iraniano degli anni Cinquanta.
Dichiarazioni forti, gridate ed a tratti minacciose quando afferma che "ora siamo una potenza nucleare". Risulta chiaro inoltre, da queste e da altre affermazioni, che Teheran non ci pensa proprio ad ottemperare all'ultimatum del Consiglio di Sicurezza in scadenza il 28 aprile prossimo.

di Alessandro Iacuelli

Lunedì 10 aprile, alle 20.40, gli italiani erano tutti davanti ad un televisore a prestare attenzione ai risultati elettorali e disattenzione a tutto ciò che non riguardava voti, schede, Camera e Senato.
Così, nonostante uno dei temi fondamentali dei programmi di entrambe le coalizioni sia quello energetico e riguardi in particolare il ritorno all'uso dell'energia nucleare, è sfuggito a tutti che in quel preciso istante in Giappone, 3.40 ora locale, in una centrale nucleare in costruzione situata a Rokkashomura, nella provincia settentrionale di Aomori, qualcosa non ha funzionato.
Secondo i comunicati ufficiali giapponesi, l'incidente è stato causato da una miscela avente un volume di circa 40 litri di Mox.
Il Mox è un combustibile nucleare, un liquido contenente 260 grammi di uranio e un grammo di plutonio: é fuoriuscito dal reattore centrale durante delle operazioni da parte di tecnici addetti alla messa a punto del reattore.

di Carlo Benedetti

Il Cardinale Theodore Edgar McCarrick Si muove l'altra America, ma la grande stampa mondiale mette il silenziatore. Perché la notizia delle manifestazioni degli immigrati "irregolari" - che sconvolgono le principali città statunitensi chiedendo cambiamenti sociali improntati ad uno spirito umanitario - viene trascurata, sottovalutata. Forse anche per il fatto che a guidare le proteste è un cardinale: Theodore Edgar McCarrick, Arcivescovo di Washington noto non tanto per la campagna contro i sacerdoti pedofili (che agitò gli Usa nel 2002) quanto per i suoi interventi in Vaticano, nel 2004, quando la Chiesa si interrogò sul rapporto tra povertà e globalizzazione. In quella occasione fu proprio lui a far sentire forte la sua voce in favore di una politica di vero appoggio ed aiuto ai poveri. Coerentemente, oggi il cardinale scende in piazza per unirsi a centinaia di migliaia di dimostranti che si muovono in varie regioni degli Usa.


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