di Carlo Benedetti

Da sinistra Natvar Singh, Sergey Lavrov  and Li Zhaoxing Il grande Occidente preoccupato di organizzare i funerali al "comunismo di stampo sovietico" si trova a fare i conti con un altro comunismo. E' quello della Cina Popolare che, dal marzo 2005, è guidata dall'ingegner Hu Jintao, un manager prestato alla politica che sta sempre più condizionando la geometria delle relazioni internazionali. Perché il "sistema" attuale di Pechino ha scelto nuove tattiche e nuove forme d'intervento. Accetta le regole del capitalismo liberista, favorisce la penetrazione di capitali stranieri, non crea cortine di ferro e, soprattutto, scende in campo con i suoi prodotti che non sono solo materie prime. In tal senso si deve parlare di una ciclopica inversione di tendenza rispetto alle linee tradizionali di quella che era l'economia centralizzata sovietica. Allora c'era una decisa autarchia. I paesi dell'Est vendevano gas, petrolio, acciaio, minerali, legname. Una "pratica" che li ha portati al collasso, ma che è ancora valida per la grande Russia. Pechino, invece, ha scelto strategie completamente diverse ed inedite per la tradizione statale "comunista". Hu Jintao sfida l'ovest sul piano della produzione con un grande sviluppo dell'import, ma soprattutto con un deciso attacco sul piano dell'export. Si presenta manager moderno e spregiudicato, non coinvolto nella Rivoluzione culturale, moderato e allo stesso tempo modernizzatore. Tutto questo pur avendo alle spalle una biografia di duro formatosi nella difficile regione del Tibet. E' lui, quindi, il vero timoniere del miracolo cinese. E si deve a lui l'avvio di una filosofia globale relativa alla formazione di relazioni di nuovo tipo tra grandi realtà asiatiche: Cina in primo luogo e poi India e Russia, paese questo che è parte notevole dell'Asia, dagli Urali al Pacifico.

di Alessandro Iacuelli

Un missile strategico Topol La Russia annuncia ufficialmente un nuovo potenziamento nel settore dei vettori in grado di trasportare testate nucleari.
Proprio mentre nel mondo infuriano le polemiche, spesso strumentali, sul programma nucleare iraniano, il direttore tecnico dell'Istituto per la tecnologia del calore, Yury Solomonov, ha dichiarato che entro il 2015 la Russia doterà di nuovi sistemi di lancio tutte le sue unità missilistiche, sia navali che terrestri.
Dopo la caduta del Patto di Varsavia, il governo di Mosca non può più contare su basi di lancio situate in Paesi terzi, pertanto secondo la attuale strategia di Putin di "mostrare i muscoli" sia in campo economico sia in campo militare, diviene fondamentale ottenere in breve tempo una totale autonomia.
Stando agli attuali programmi del Cremlino, la Russia manterrà i suoi attuali tre sistemi d'arma: i missili balistici intercontinentali basati a terra, i missili balistici SLBM montati su sottomarini (in grado di essere lanciati sott'acqua) e i missili strategici aeroportati. Questa triade consentirà di lanciare un attacco nucleare senza dovere ricorrere a basi in altri Paesi.
Solomonov, che è anche il capo progettista dei sistemi missilistici strategici Topol, ha aggiunto che "dopo il 2015 le forze missilistiche strategiche potranno operare in maniera efficace e senza alcun ulteriore ammodernamento fino al 2045, mentre altri Paesi avrebbero bisogno di 10-15 anni per progettare missili balistici intercontinentali simili ai russi Topol-M (SS-27) e Bulava."

di Carlo Benedetti

Andrei Nikolaevic Illarionov La notizia che viene da Mosca annuncia tempeste e crisi. Perché il paese è ancora una volta ad una svolta epocale. Comincia un nuovo assalto al Palazzo d'Inverno. Ma questa volta non sono i bolscevichi a tentare la conquista del cielo, perché ad esplodere, con una vera rivolta, sono quei boiardi che al giorno d'oggi - in regime di capitalismo selvaggio - rappresentano la nuova "nobiltà di servizio". E la loro denuncia contro il Cremlino (che hanno contribuito a costruire) è totale, tragica e distruttiva perché mette a nudo lo stesso Presidente Putin, sino a ieri osannato e protetto. Ora i vassalli del principe vuotano il sacco. Ecco cosa dicono: la Russia non è un Paese politicamente libero; non risponde ai parametri del Gruppo dei paesi più industrializzati del mondo; la sua inflazione è alle stelle; non è un Paese economicamente progredito; sta distruggendo a gran velocità gli istituti dello Stato moderno e della società civile; i media sono dominati da un'isteria propagandistica; vengono licenziati giornalisti e direttori dei maggiori organi di stampa; nasce una nuova "guerra fredda"; si stabiliscono rapporti con paesi non in regola quanto a democrazia e libertà; la magistratura è diretta dal centro politico del Paese; il business è sotto il controllo del Cremlino; sono nazionalizzate società private; si confiscano beni privati; burocrati e procuratori decidono su ogni cosa al di fuori delle leggi.

di mazzetta

Qualche anno fa sembrava che il Ciad potesse avere una speranza per un futuro migliore. Il governo aveva concluso con la Banca Mondiale e con la Exxon un accordo per la costruzione di un oleodotto che, attraverso il Camerun, avrebbe portato il petrolio dal Ciad meridionale all'Atlantico, dove sarebbe confluito nel maistream petrolifero che dal Golfo di Guinea porta il petrolio di Nigeria e Guinea Equatoriale alle raffinerie statunitensi.
L'accordo venne presentato come un esempio di attenzione verso le popolazioni interessate al progetto e dichiarato a prova della nota corruzione che di solito investe come le cavallette progetti di questo genere. Una parte dei profitti doveva essere vincolata ad esempio alla spesa sociale, costituendo, almeno nelle intenzioni, un fondo destinato a finanziare l'inesistente cura che il presidente Deby aveva dedicato ai suoi concittadini fin dall'ascesa al potere, nel 1990.

di Bianca Cerri

Una postazione di vigilantes Gli immigrati "clandestini", che hanno dato vita ad un grande movimento capace di esprimere con energia la protesta forse non si aspettavano di vedere migliaia di persone aderire alle loro iniziative. Le manifestazioni di protesta contro la feroce legge HR 4437 e contro il mancato accordo sulla legge bipartisan che avrebbe dovuto parzialmente mitigarne gli effetti, si sono svolte senza incidenti e continueranno. Perché la HR 4437 è una legge inaccettabile, che ha trasformato in crimine non solo gli ingressi clandestini ma anche chi li "agevola" offrendo cibo e riparo agli "illegali", e sarà combattuta. Per il primo maggio sono previste altre manifestazioni e si fermeranno tutte le attività produttive: è previsto uno sciopero generale che coinvolgerà anche le scuole. Hanno già aderito autorità religiose, studenti, attivisti e semplici cittadini, un movimento solido e compatto come non si vedeva dai tempi di Seattle, la cui unica colpa è credere che il rattoppo proposto dai democratici alla HR 4437 basti a risolvere il problema.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy