di Bianca Cerri

Sembra incredibile ma fra tanti giornalisti, “esperti” di malesseri infantili e preti mediatici che nei giorni scorsi hanno parlato della Bielorussia come della patria degli orchi, a nessuno è venuto in mente di indagare sui motivi che hanno costretto le repubbliche ex-sovietiche a rendere più severe le leggi sulle adozioni internazionali. Brutta storia. Mani affondate nella melassa di cui ormai gli italiani non possono più fare a meno e neppure una parola sul business delle adozioni di orfani dei paesi dell’Est che negli Stati Uniti realizza un fatturato annuo di un miliardo e mezzo di dollari. Basta pagare tra trenta e quarantamila dollari a una delle centinaia di agenzie specializzate e gli aspiranti genitori frustrati dalla mancata nascita di un figlio naturale, potranno portarsi a casa un bambino proveniente da uno qualsiasi degli ex-paesi sovietici. Non esistono parametri precisi né sono richieste qualifiche particolari; si versano i soldi e si sceglie da un catalogo, esattamente come si fa quando si acquista una pentola per corrispondenza. I rischi sono minimi e, semmai, quelli che li corrono sono i bambini sottratti alle loro culture con la promessa di una vita felice che non sempre si realizza. L’infame mercimonio è infatti già costato la vita a 14 orfani tra i due ed i sei anni ed ha causato innumerevoli sofferenze ad altri 634.

Un lungo e doloroso elenco di storie dell’orrore che ha costretto Russia, Bielorussia ed altre repubbliche dell’ex-blocco sovietico, a bloccare le adozioni internazionali con una legge che entrerà in vigore all’inizio del 2007. Si spera così di impedire che altri minori facciano la fin di Yana e Anatoli Kolenda, David Polreis, Logan Higginbotham, Viktor Matthey, Luke Evans Jacob Lindorff, Liam Thompson e tutti gli altri bambini assassinati in modo agghiacciante da adulti feroci che non sopportavano di essere contraddetti dopo aver investito in loro tempo e denaro. Dietro alle loro morti si nasconde la terribile inadeguatezza del sistema che regola le adozioni e gli affido negli Stati Uniti e in gran parte dei paesi occidentali. Viktor, era un bambino intelligente e gioioso, ma per i genitori adottivi era solo un “diavolo dall’anima impura”. David e la piccola Logan sono finiti in mano a due donne violente e fissate con la religione, capaci di picchiarli fino ad ammazzarli perché “figli di atei”. Gli agenti di polizia hanno scoperto sui loro corpi i segni di maltrattamenti iniziati molto tempo prima della loro morte. Ci sono voluti due anni per arrivare alla scoprire la verità sulla loro fine come sulla fine di Luke, agnello sacrificale di una madre adottiva che sfogava su di lui le sue frustrazioni.

Da più parti si denuncia il disastro degli orfanotrofi bielorussi, ma le notizie di queste morti non sono neppure arrivate sui giornali italiani. Eppure sono state le storie avvenute in America a mettere in subbuglio il mondo degli affidamenti e delle adozioni internazionali. Il fenomeno degli stupri sui minori, della violenza nei loro confronti, non è una solo prerogativa di alcuni paesi e richiede una riflessione non emotiva. Tra il 2004 ed il 2005, altri genitori adottivi che avevano accolto bambini dell’Est negli Stati Uniti, li hanno assassinati tentando poi di far passare la loro morte come un fatto accidentale. Gli esami autoptici hanno però rivelato che i colpi ricevuti da Maria Bennet e Zachary Hilger, entrambi di due anni, erano “incompatibili” con l’ipotesi di una caduta incidentale.
Nei casi di Dennis Merrymen, Alex Pavlis e Nina Hilt invece la morte è sopravvenuta a causa di una miscela fatale di percosse e denutrizione. Le loro tristi storie hanno fatto grande scalpore in Russia e Bielorussia, dove i tre bambini erano stati adottati.

Gli “esperti” americani che avevano sempre negato l’ipotesi di maltrattamenti ai danni dei bambini dell’Est hanno dovuto ricredersi. E anche quando la brutalità non causa la morte, può lasciare segni indelebili, nel corpo come nell’anima, come è accaduto a Kelsey Hire, quello che si dice un sopravvissuto. Quella che lo attende sarà però un’esistenza molto difficile perché le percosse inflittegli dal padre adottivo gli hanno causato una paralisi permanente.

Negli Stati Uniti, le riviste femminili pubblicano continuamente storie di adozioni nelle quali i genitori adottivi vengono sempre definiti benefattori, ma nel caso di Tony Matthew Mancuso è veramente difficile credere che quando l’uomo decise di adottare la piccola Masha Allen
fosse motivato dall’altruismo. Mancuso era già stato condannato per abusi sessuali su bambini piccolissimi, compresa la figlia naturale Rachelle, e molti si chiedono come abbia fatto, come possano cioè le autorità avergli consentito di adottare una bambina di cinque anni. La risposta è semplice: con quarantamila dollari alla “International Adoption”, sedi in Indiana e New Jersey, l’impiegata non ha avuto problemi a definirlo nella scheda che lo riguarda “persona distinta, desiderosa di dare una sistemazione stabile ad una piccola orfana della Bielorussia”. Masha, la bambina affidata a Mancuso, era figlia di un’alcolista priva di mezzi di sussistenza che l’aveva affidata ad un istituto. Finita negli Stati Uniti, aveva sperato di trovare nel padre adottivo una persona amorevole e gentile e invece era stata violentata per cinque lunghi anni. Mancuso le razionava anche il cibo, affinché conservasse la grazia infantile più a lungo. Le foto di Masha bambina completamente nuda hanno fatto più volte il giro dei siti pedo-pornografici. Ma a 13 anni, la ragazza ha trovato il coraggio di denunciare il suo aguzzino. Mancuso si trova ora nel Federal Devens Center, dove sconterà la condanna a 35 anni che gli è stata inflitta.

Ai primi di maggio, Masha Allen ha parlato della sua storia senza omettere alcun particolare davanti al Congresso americano riunito per ascoltarla. Le stesse cose che ha ripetuto nella lettera inviata al presidente russo Putin. L’orribile storia di questa tredicenne che nell’arco della sua breve esistenza ha dovuto sopportare più dolori ed umiliazioni di quanti ne possano sopportare la maggioranza degli esseri umani in una vita intera, ha colpito il Senatore Kerry e molti altri che hanno subito presentato una proposta di legge che porterà il suo nome. La “Masha’s law” prevede sanzioni più severe per i pedofili e tutti coloro che consumano materiale pedo-pornografico.
Masha ha ricordato anche tutti quei bambini che in America pensavano di trovare amore e sono stati uccisi. Nonostante tutto, ha detto di ritenersi fortunata. Lei è riuscita a salvarsi e a raccontare la sua storia, loro non potranno farlo mai più.



Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy