La scena mediatica degli Stati Uniti è stata sconvolta questa settimana dal licenziamento improvviso di uno dei più popolari giornalisti televisivi americani, il conduttore di Fox News Tucker Carlson. Populista, demagogo, xenofobo, trumpiano sono alcuni degli attribuiti non esattamente lusinghieri che vengono di solito accostati alla figura di Carlson, a lungo l’opinionista conservatore di maggiore rilievo del network di (estrema) destra della famiglia Murdoch. Più recentemente, Carlson aveva però anche dato ampio spazio a giornalisti e commentatori indipendenti, inclusi quelli collocabili politicamente a sinistra, introducendo nel dibattito ufficiale dominato dalla stampa “corporate” una prospettiva più critica del comportamento del governo americano e degli affari internazionali in genere.

Le visite a Managua del ministro degli Esteri Russo e del presidente dell'Agenzia cinese per la cooperazione internazionale allo sviluppo, Luo Zhaohuii, hanno riproposto con forza il Nicaragua al centro dello scacchiere politico e strategico della regione centroamericana e ne hanno proiettato il ruolo politico sullo scacchiere internazionale più ampio.

L’attesa controffensiva delle forze armate ucraine continua a rimanere avvolta nel mistero e molti indizi che trapelano sulla stampa ufficiale sembrano prospettare sia una débacle da parte del regime di Kiev sia il venir meno dell’appoggio occidentale nel prossimo futuro. La pubblicazione quasi certamente coordinata nei giorni scorsi di due articoli, rispettivamente sul New York Times e sulla testata on-line Politico, lascia intendere che a Washington ci si stia in qualche modo preparando all’inevitabile sconfitta ucraina. Come questo scenario sarà presentato alla comunità internazionale e in che modo verrà gestita la prossima fase del conflitto Russia-NATO resta però ancora tutto da verificare.

Sospetti molto pesanti sulle possibili collusioni tra la CIA e alcuni responsabili degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 sono emersi da tempo tra le pieghe delle indagini ufficiali. Alcuni documenti processuali diventati recentemente di dominio pubblico fanno però luce su un aspetto dalle implicazioni esplosive, ovvero che due dei dirottatori erano stati forse reclutati dalla stessa agenzia di Langley nel quadro di un’operazione ultra-segreta condotta assieme ai servizi segreti sauditi. Il collegamento era arrivato all’attenzione degli investigatori dell’FBI dopo i fatti del 2001, ma l’indagine era stata insabbiata dall’intervento di alti funzionari della CIA e dello stesso “Bureau”.

Dal giorno dell’arresto del 21enne Jack Teixeira, con l’accusa di avere sottratto e pubblicato un numero imprecisato di documenti riservati del Pentagono, la stampa ufficiale negli Stati Uniti e nel resto dell’Occidente ha dato per certo che il giovane membro dell’aeronautica della Guardia Nazionale del Massachusetts sia l’unico responsabile dell’accaduto. Qualche commentatore al di fuori del circuito dei media “mainstream”, in particolare tra quelli con una carriera alle spalle nella comunità dell’intelligence americana, ha però sollevato parecchi dubbi sulla versione offerta all’opinione pubblica. Molti elementi della vicenda sembrano infatti non quadrare e gli aspetti poco chiari della ricostruzione ufficiale alimentano oltretutto i sospetti sulle ragioni reali della pubblicazione non autorizzata di documenti che, in ogni caso, appaiono in larga misura autentici.


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