Dal giorno dell’arresto del 21enne Jack Teixeira, con l’accusa di avere sottratto e pubblicato un numero imprecisato di documenti riservati del Pentagono, la stampa ufficiale negli Stati Uniti e nel resto dell’Occidente ha dato per certo che il giovane membro dell’aeronautica della Guardia Nazionale del Massachusetts sia l’unico responsabile dell’accaduto. Qualche commentatore al di fuori del circuito dei media “mainstream”, in particolare tra quelli con una carriera alle spalle nella comunità dell’intelligence americana, ha però sollevato parecchi dubbi sulla versione offerta all’opinione pubblica. Molti elementi della vicenda sembrano infatti non quadrare e gli aspetti poco chiari della ricostruzione ufficiale alimentano oltretutto i sospetti sulle ragioni reali della pubblicazione non autorizzata di documenti che, in ogni caso, appaiono in larga misura autentici.

 

L’ex analista della CIA, Larry Johnson, ha dedicato al caso alcuni articoli del suo blog, rilevando varie incongruenze che fanno pensare a una realtà differente rispetto a quella raccontata dai giornali americani. Johnson cita due conoscenti che lavoravano rispettivamente per la CIA e l’aeronautica militare USA, di cui il primo tuttora in contatto con l’agenzia di Langley nel quadro di una collaborazione per servizi di consulenza.

Dalle loro osservazioni emerge un fatto estremamente insolito, cioè che Teixeira, visto il suo grado molto basso (E-3), avesse accesso alle aree dove vengono processati documenti sensibili (“top secret”), ovvero le cosiddette SCIF (“Sensitive Compartmented Information Facilities”). Secondo l’esperienza ventennale di Johnson e delle sue fonti, un’autorizzazione di questo genere viene concessa come minimo a un addetto con il grado di Sergente Scelto (E-5). Oltretutto, se anche Teixeira avesse avuto facoltà di accedere a uno SCIF, è improbabile che non fosse stato presente a sorvegliarlo un superiore, così da rendere virtualmente impossibile scaricare, stampare e fotografare documenti riservati per portarli con sé al di fuori della struttura.

Un altro aspetto problematico della storia è collegato alla presenza, tra il materiale segreto diffuso in rete, di un documento proveniente dal Centro Operazioni della CIA, che produce rapporti di intelligence destinati a rimanere, salvo rare eccezioni, all’interno della stessa agenzia. Johnson e uno dei suoi due ex colleghi citati, durante i loro incarichi alla CIA, avevano accesso ai file che Langley mette a disposizione dei militari e in nessun caso avevano constatato la presenza tra essi di documenti stilati dal Centro Operazioni. Come Teixeira, non essendo impiegato dalla CIA ma dal Pentagono, sia entrato in possesso del documento in questione resta perciò un mistero.

In un post successivo, Larry Johnson rettifica in parte quest’ultima considerazione, anche se la sostanza cambia solo di poco. Da un'altra fonte è emerso cioè che, in alcune basi dell’aeronautica militare americana, da qualche tempo il personale debitamente autorizzato può in effetti consultare i documenti interni della CIA, come quello presumibilmente sottratto e pubblicato da Teixeira. L’accesso a questo genere di materiale non è tuttavia universale, ma è necessaria una speciale autorizzazione che, ancora una volta, difficilmente potrebbe essere stata assegnata a un 21enne di basso grado.

In linea generale, è realistico, anche se non frequente, che un militare di grado E3 come Teixeira sia autorizzato a processare documenti classificati come “segreti”, ma non di certo “top secret”. Lo stesso accesso a strutture SCIF, dove circolano questi documenti, è inverosimile, soprattutto se si considerano le condizioni nelle quali la sottrazione di materiale avrebbe dovuto avere luogo, ovvero con piena libertà di azione e senza il controllo costante di un superiore.

Larry Johnson ricorda inoltre che tra i documenti segreti citati dai media ci sarebbe un “cablo” del dipartimento di Stato classificato EXDIS (“exclusive dissemination” o “diffusione esclusiva”). Documenti simili, fa notare l’ex analista CIA citando la propria esperienza, almeno dal 2010 non sono messi a disposizione dell’intelligence militare, a partire cioè dal caso di Chelsea Manning.

Per finire, un particolare di carattere logistico solleva ulteriori interrogativi. È sempre Larry Johnson a fare notare come il reparto della Guardia Nazionale a cui appartiene Jack Teixeira non sia attivo in maniera continuativa, ma preveda esercitazioni o altre operazioni solo un fine settimana al mese. Ciò implica tempistiche serrate e la presenza costante di superiori e pari grado, lasciando poco spazio ad attività autonome, tanto più se si tratta di iniziative ultra-rischiose come quella attribuita al 21enne recentemente arrestato.

Da valutare attentamente sono anche le date. Johnson ricorda che alcuni documenti circolati in rete sono datati dal 28 febbraio (martedì) al 2 marzo (giovedì). La pubblicazione in rete sarebbe avvenuta il 4 marzo (sabato), vale a dire, se si considera la frequenza delle convocazioni del reparto di Teixeira, il primo e ultimo giorno teoricamente utile per portare a termine l’azione attribuitagli. È in sostanza improbabile che nello stesso giorno, il 21enne abbia individuato i documenti riservati in un ambiente SCIF, li abbia poi stampati e fotografati e, tornato alla sua residenza, li abbia caricati in tutta fretta sulla chat Discord.

La conclusione più ovvia che si può trarre da questi elementi è che Jack Teixeira non abbia agito da solo, ma, se si giudicano autentici i documenti postati in rete, qualcuno ben al di sopra del suo grado lo abbia usato per fare arrivare alla stampa il materiale riservato. Se così fosse, l’obiettivo sarebbe probabilmente di rivelare all’opinione pubblica la vera situazione – ovvero pessima – delle forze armate ucraine nel conflitto con la Russia, sbugiardando sia la retorica quasi trionfalistica dell’amministrazione Biden sia la propaganda dei media ufficiali.

Qualcuno ha notato al contrario che la rivelazione dello stato precario del regime di Zelensky, peraltro conosciuto da tempo dai non fruitori dei media ufficiali, possa servire come stimolo a fornire a Kiev ancora maggiore assistenza finanziaria e militare per favorire il tentativo di una qualche controffensiva nelle prossime settimane. Va però sottolineato che i documenti riservati resi pubblici tendono a mettere in serio imbarazzo il governo americano, così da generare per lo più sentimenti di rifiuto circa il coinvolgimento in una guerra sempre meno popolare anche in Occidente.

Probabilmente ci sono dunque ambienti dentro l’apparato di potere USA che spingono per una de-escalation dello scontro con Mosca e, a questo scopo, intendono offrire, per quanto umiliante, una sorta di “exit strategy” alla Casa Bianca, ma intendono farlo senza scoprirsi e, a questo scopo, hanno manipolato un giovane militare del Massachusetts. Se queste ipotesi abbiano qualche fondamento lo si vedrà forse a breve, visto che difficilmente la galassia “neo-con”, che continua a dettare le linee di politica estera dell’amministrazione Biden, difficilmente mollerà la presa acconsentendo a un passo indietro sull’Ucraina.

Per il momento, la classe politica americana appare decisa a sfruttare la fuga di notizie e documenti dal Pentagono per promuovere un altro giro di vite sulla sorveglianza capillare della popolazione. In un certo senso, infatti, l’iniziativa di Jack Teixeira rappresenta un regalo al Congresso per mandare in porto la proposta di legge inizialmente introdotta col pretesto di colpire TikTok, cioè il cosiddetto “RESTRICT Act”, un provvedimento ultra-repressivo e senza precedenti che darebbe facoltà al governo di restringere drasticamente e di fatto senza limiti l’accesso a determinati siti, nonché di punire i trasgressori con pene pesantissime.

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