Gli eventi di questi ultimi mesi in Europa orientale sembrano rappresentare sempre più una specie di campo di prova di quanto potrebbe accadere a breve in Asia orientale, dove il confronto tra Cina e Stati Uniti rischia di sfociare in un conflitto ancora più caldo e distruttivo di quello in corso tra Washington e Mosca. A tracciare un collegamento tra i due casi è frequentemente lo stesso governo americano, i cui piani in primo luogo di carattere militare per “contenere” la Cina avanzano ormai alla luce del giorno. In un’intervista di questa settimana al Financial Times, un altissimo ufficiale dei Marines ha ammesso in maniera insolitamente esplicita i preparativi degli USA e dei loro alleati regionali per una guerra contro Pechino in un futuro probabilmente non molto lontano.

C’era una volta Limes, autorevole rivista di geopolitica. Il servizio realizzato dalla stessa a proposito dell’assalto bolsonarista alle istituzioni brasiliane (https://www.youtube.com/watch?v=3XbPKWvGfBI&feature=youtu.be) costituisce infatti quanto di peggio ci si potrebbe aspettare in termini di analisi obiettiva della situazione e di contributo scientifico a chiarire cause e prospettive di quanto sta avvenendo in Brasile, confermando il pregiudizio, vivo nei più, che la scienza politica in realtà ha ben poco di scienza e molto di politica, e spesso di politica di bassa lega.

In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi alla televisione francese, Emmanuel Macron ha riproposto per l’ennesima volta la favola preferita da politici e media ufficiali in Occidente per spiegare le ragioni dell’invasione russa dell’Ucraina. Per il presidente francese, le operazioni militari inaugurate ormai quasi un anno fa sarebbero l’ovvia conseguenza dei piani di Putin per riconquistare i territori dell’ex Unione Sovietica e, quindi, ricostruire “l’impero”. Questa versione viene imposta in varie gradazioni e sfumature all’opinione pubblica ogniqualvolta si discute del conflitto in Ucraina e serve in sostanza a confondere le idee per far credere che la guerra in corso non è stata in nessun modo provocata, quando la realtà appare invece esattamente opposta.

Ogni storia di guerra, ogni sopravvivenza, ha bisogno di eroi. In particolare quando questi sono al servizio degli umili e non dei potenti. Perché di eroi vi sono due tipologie: i primi lo sono loro malgrado, per impossibilità a sottrarsi all’incombenza del dovere. I secondi lo sono per obbedienza ai vertici, per ingaggio o per furore, sul loro cuore batte la bandiera della convenienza.

L'insediamento di Luiz Inacio "Lula" da Silva alla presidenza del Brasile è una grande notizia per l'America Latina e i Caraibi. Si presume che il gigante sudamericano recupererà il rilievo internazionale che aveva in passato e contribuirà a ravvivare o a dare energia ai vari processi di integrazione in corso nella regione, il che è più importante che mai nel bicentenario della sfortunata Dottrina Monroe.

L'agenda spazia dalla rivitalizzazione del Mercosur alla Celac (Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi) e all'Unasur, per citare solo i più significativi. Un segno del riorientamento della politica estera brasiliana è l'impegno del nuovo presidente non solo a partecipare al prossimo vertice Celac - che si terrà a Buenos Aires il 24 gennaio - ma anche a reinserire il Brasile in tale organizzazione, da cui era uscito in seguito a una decisione del governo di Jair Bolsonaro.


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