La caduta in mano russa della città di Soledar e la probabile prossima conquista di quella ancora più strategica di Bakhmut hanno mandato letteralmente in fibrillazione i governi NATO che partecipano alla guerra al fianco del regime ucraino. Il livello di disperazione raggiunto in Occidente è percepibile dalla frenesia con cui in questi giorni si stanno consumando discussioni e trattative per inviare in fretta a Kiev il maggior numero possibile di nuove armi ed equipaggiamenti bellici. Ovunque sembra esserci la sensazione di una svolta imminente nel conflitto, per molti in concomitanza con il lancio dell’attesa mega-offensiva russa. Le carte di Mosca restano però coperte e, nel frattempo, è lecito chiedersi quali siano le mosse che un Occidente in totale confusione sta preparando per affrontare il momento in cui la finzione di una guerra che l’Ucraina sarebbe sul punto di vincere crollerà definitivamente.

Le dimissioni del ministro della Difesa tedesco hanno portato alla luce spaccature e contraddizioni che attraversano la prima potenza economica dell’Europa e il governo federale del cancelliere Olaf Scholz nel quadro del conflitto in Ucraina. L’uscita di scena questa settimana di Christine Lambrecht, sostituita martedì con il semisconosciuto Boris Pistorius, è infatti da collegare ai presunti tentennamenti evidenziati nell’approvare l’invio di armi sempre più sofisticate al regime di Zelensky. Più in generale, la sorte dell’ormai ex ministro è stata segnata dalla lentezza con cui, sotto la sua supervisione, è stato portato avanti il piano di “modernizzazione” delle forze armate tedesche, ovvero l’impulso al militarismo più consistente dai tempi del regime nazista.

A conferma di come il sistema politico statunitense abbia partiti, congressisti e presidenti interscambiabili e che le differenze che corrano tra essi siano sostanzialmente tattiche e legate ai rispettivi gruppi d’interesse, arriva lo scandalo che rischia di sommergere Biden. Sembra infatti che quello di trafugare documentazione ufficiale, soprattutto se etichettata come sensibile, e portarsela a casa, non sia solo un vizietto dell’ex presidente statunitense, Donald Trump. Risulta per l’appunto che anche l’attuale inquilino della Casa Bianca usi sottrarre documenti riservati dalle sedi istituzionali e trasformarli in suo archivio personale.

Il materiale classificato risale al periodo in cui l’attuale inquilino della Casa Bianca ricopriva l’incarico di vice-presidente. La vicenda ricorda da vicino quella in cui è invischiato Donald Trump, anche se le circostanze appaiono in parte diverse. Ma certamente diversa è la procedura adottata: nel caso di Trump si è proceduto con rapidità e durezza encomiabili, nel caso di Biden (scoperto il 2 Novembre e tenuto all’oscuro fino ad ora) con lentezza, ingiustificati ritardi ed omissioni.

La ratifica dell’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO continua a dipendere dalle decisioni che verranno prese dal parlamento della Turchia e, soprattutto, dal presidente Erdoğan. Se anche l’Ungheria di Orban non ha in effetti ancora approvato la candidatura dei due potenziali nuovi membri, è la difficile trattativa in atto con Ankara a sollevare particolare interesse e ad avere le maggiori implicazioni strategiche per l’Alleanza atlantica e non solo.

Negli ultimi giorni le tensioni tra il governo turco e quello svedese sembrano essere peggiorate, come dimostrerebbero gli avvertimenti arrivati nel fine settimana dallo stesso Erdoğan e dal suo portavoce, Ibrahim Kalin. Com’è noto, l’esplosione della guerra in Ucraina nel febbraio 2022 aveva dato l’occasione alla Finlandia e, ancor più, alla Svezia di mettere fine anche formalmente alla finzione dello status di neutralità, così da ottenere a tutti gli effetti l’ingresso nella NATO.

La notizia del ritrovamento di documenti riservati in un paio di uffici occupati nel recente passato dal presidente americano Biden ha gettato benzina sul fuoco dello scontro politico in corso a Washington. Il materiale classificato risale al periodo in cui l’attuale inquilino della Casa Bianca ricopriva l’incarico di vice-presidente. La vicenda ricorda da vicino quella in cui è invischiato Donald Trump, anche se le circostanze appaiono in parte diverse. Il Partito Repubblicano ha comunque già chiesto e ottenuto la nomina di un procuratore speciale per indagare sui fatti, esattamente come è avvenuto con lo stesso Trump.


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