I recenti attacchi aerei in territorio russo costituiscono una nuova pericolosa escalation del conflitto ucraino, quasi certamente avvenuti con l’approvazione e il sostegno dell’amministrazione Biden nonostante le smentite ufficiali. Finora sono state almeno tre le incursioni condotte verosimilmente con droni ucraini contro altrettante basi aeree russe. In un’occasione, sarebbero rimasti uccisi tre militari di Mosca, mentre nelle altre due non sembrano invece esserci state vittime. Le operazioni più rilevanti hanno interessato la base di Engels, nella regione di Saratov, a oltre 500 km dal confine con l’Ucraina, e un’altra in quella di Ryazan, a meno di 200 km a sud-est di Mosca.

Da diversi anni gli europei guardano con perplessità in alcuni casi - e con indifferenza in maggior misura - l’agire scomposto di Joseph Borrell. Il politicante catalano è “Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica Estera e di Sicurezza”: una pomposità terminologica fuori luogo e fuori tempo con cui viene definito il ruolo del rappresentante di una politica estera unitaria che non c’è e di una sicurezza che non è mai esistita.

Recentemente, in occasione della riunione di Eurolat, un organismo multilaterale composto da 150 parlamentari di Europa e America Latina, Borrell ha apertamente rivendicato la colonizzazione e la conquista. Secondo Mr. PESC, il mondo sta vivendo una “tempesta perfetta” che, a suo avviso, richiede una ricalibrazione della “bussola strategica con piena consapevolezza storica”. In questa tempesta, secondo Borrell, “non servono le mappe e le rotte del passato; come i conquistatori dobbiamo inventare un nuovo mondo”.

Il tetto artificiale al prezzo del petrolio russo, deciso formalmente dall’Unione Europea nel fine settimana, rischia di diventare la più inutile e, forse, dannosa delle misure sanzionatorie dirette contro Mosca e adottate a proprio svantaggio negli ultimi mesi da Bruxelles. Dopo un’accesa disputa interna tra i paesi che intendevano fissare una soglia al livello risibile di 20 o 30 dollari al barile (Polonia, paesi baltici) e altri preoccupati per le conseguenze dell’iniziativa, la quota è stata alla fine fissata a 60 dollari. Qualunque sia il tetto – o “cap” – gli effetti non saranno comunque quelli desiderati dall’UE o da Washington per una serie di ragioni, prima fra tutte l’ovvia indisponibilità della Russia a partecipare a uno schema di manipolazione del mercato del greggio criticato dalla grandissima parte dei produttori globali.

La risoluzione approvata questa settimana dal parlamento federale tedesco (“Bundestag”) sulla carestia in Ucraina del 1932-1933 rappresenta a tutti gli effetti una falsificazione deliberata della storia per promuovere la propaganda di guerra in funzione anti-russa. Il voto di mercoledì riconosce gli eventi in questione come un vero e proprio “genocidio” commesso dall’Unione Sovietica ed è il culmine di un processo storico iniziato nel pieno del secondo conflitto mondiale, servito fin dall’inizio a riabilitare il collaborazionismo nazista ucraino e i suoi crimini. Ovvero, quegli stessi ambienti su cui, quasi otto decenni dopo, i governi occidentali stanno contando per avanzare i loro interessi strategici nei confronti di Mosca.

L’intera classe politica degli Stati Uniti sta cercando disperatamente di scongiurare uno sciopero dei ferrovieri americani che, se attuato a partire dalla prossima settimana, potrebbe causare danni devastanti a un’economia già in serio affanno. Il presidente Biden ha infatti chiesto un intervento legislativo eccezionale del Congresso per superare l’opposizione di alcune sigle sindacali alla ratifica di un nuovo contratto con le compagnie private di trasporto su rotaia mediato dalla stessa Casa Bianca. La Camera dei Rappresentanti ha già approvato mercoledì l’imposizione unilaterale dell’accordo e nei prossimi giorni toccherà al Senato esprimersi sulla vicenda.

Dopo anni di contrattazioni senza risultati, a settembre le due parti erano riuscite a convergere su una bozza di contratto che accoglieva solo una parte delle richieste dei lavoratori. L’intesa era stata favorita appunto dall’intervento di rappresentanti del governo sotto la supervisione del ministro del Lavoro, Marty Walsh. L’accordo era stato poi sottoposto al voto degli iscritti e tre delle dodici principali organizzazioni avevano finito per bocciarlo. Senza un’approvazione completa, il contratto non può essere ratificato e, in base a quanto stabilito dai sindacati stessi, in assenza di nuovi sviluppi il 9 dicembre prossimo scatterà uno sciopero a cui prenderanno parte anche le sigle che avevano espresso parere positivo.


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