di Sara Michelucci

È il teatro questa volta il protagonista del film di Peter Bogdanovich, Tutto può accadere a Broadway. Il regista de L’Ultimo spettacolo dirige in maniera sapiente e con un’ironia spiccata e tagliante un cast di attori come Owen Wilson, Imogen Poots, Kathryn Hahn, Will Forte e Jennifer Aniston, per raccontare la storia di Arnold Albertson.

Siamo a New York e Albertson è un regista di successo teatrale e televisivo, che nella Grande Mela deve mettere in scena la sua ultima produzione di Broadway. La protagonista dello spettacolo sarà sua moglie, accanto a lei il divo del cinema Seth Gilbert.

Ma Arnold ha un vizietto: gli piacciono le prostitute, ma il suo è un rapporto quasi filantropico. Infatti, le paga profumatamente, perché smettano di prostituirsi. Nel suo viaggio a New York, chiede la compagnia di una escort a un servizio apposito, che gli manda Isabella ‘Izzy’ Patterson, dolce e giovane ragazza che vuole diventare un’attrice.

E proprio l’incontro con il regista le cambierà la vita: nel corso della serata Arnold le regala 30mila dollari e in cambio Isabella dovrà lasciare il suo lavoro e intraprendere la carriera dei suoi sogni.

Bogdanovich sceglie la forma dell’intervista per raccontare la storia dell’attrice e tutto il film ruota proprio sul passaggio da escort - anche se lei preferisce definirsi musa - ad attrice affermata.
Bogdanovich che, oltre ad essere un bravo regista è anche un eccellente cinefilo, condisce il suo nuovo lavoro di rimandi cinematografici, strizzando l’occhio agli anni d’oro del cinema hollywoodiano e offrendo una commedia decisamente interessante sotto molteplici punti di vista.

Tutto può accadere a Broadway (Usa 2014)

REGIA: Peter Bogdanovich
ATTORI: Imogen Poots, Jennifer Aniston, Kathryn Hahn, Owen Wilson, Lucy Punch, Tatum O'Neal, Rhys Ifans, Will Forte, Cybill Shepherd, Joanna Lumley, Ahna O'Reilly, Jake Hoffman, Richard Lewis
SCENEGGIATURA: Peter Bogdanovich, Louise Stratten
FOTOGRAFIA: Yaron Orbach
MONTAGGIO: Nick Moore, Pax Wassermann
PRODUZIONE: Lagniappe Films, Venture Forth

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Camminare su una corda tesa tra le torri Gemelle del World Trade Center di New York, sospesi nel vuoto e fendendo le nuvole. Lo ha fatto il noto funambolo di origine francese, Philippe Petit. Il 7 agosto del 1974 realizzò, infatti, la sua più grande impresa su un cavo d’acciaio e senza alcuna protezione. Una sfida che il visionario regista, Robert Zemeckis, ha voluto ripercorre nel film The Walk, utilizzando la tecnologia 3D per consentire allo spettatore di ‘volare’ insieme al suo protagonista.

Un’opera sicuramente interessante dal punto di vista delle immagini e con tantissimi rimandi onirici. La paura del vuoto si associa a quella voglia di libertà tipica di azioni di questo tipo, dove la sfida è prima di tutto con se stessi. Ma è anche lo spunto per parlare della ricerca della propria strada, di quello che appassiona veramente ciascuno di noi.

Di Petit, interpretato da un bravo Joseph Gordon-Levitt, il regista di Ritorno al futuro traccia un ritratto interessante e accurato, dove viene fuori un carattere forte e determinato. La tecnica, ancora una volta, ha un ruolo essenziale nel cinema di Zemeckis, il quale la utilizza con sapienza e senza mai essere fine a se stessa.

Il ‘sogno americano’ di Petit si concretizza anche grazie all’aiuto dei suoi ‘complici’, che sfidano la legge pur di permettergli di attraversare il vuoto. Un lavoro di squadra, quindi, dove l’alleanza e la complicità sono due elementi essenziali per compiere l’azione. Ma la mente vola anche all’undici settembre del 2001 e a quelle torri che ormai non ci sono più. Segno della fine di quell’equilibrio su cui si basava la presunta forza dell’Occidente.

The Walk (Usa 2015)
REGIA: Robert Zemeckis
SCENEGGIATURA: Robert Zemeckis
ATTORI: Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Charlotte Le Bon, James Badge Dale, Ben Schwartz, Clément Sibony, Sergio Di Zio, Mark Camacho, Kwasi Songui
FOTOGRAFIA: Don Burgess
MONTAGGIO: Jeremiah O'Driscoll
PRODUZIONE: ImageMovers, Sony Pictures Entertainment (SPE), TriStar Productions
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

La bellezza del ritratto di Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer, contrasta con l’orrore dell’Olocausto e della seconda Guerra mondiale, nel film Woman in Gold, diretto da Simon Curtis. Il lavoro è basato sulla vera storia di Maria Altmann, sopravvissuta all’Olocausto, la quale, insieme al giovane avvocato, E. Randol Schönberg, ha combattuto contro il governo austriaco per quasi un decennio, per recuperare il capolavoro dell’artista viennese, che ritraeva sua zia. Il quadro, infatti, apparteneva alla famiglia Altman, ma era stato sottratto dai nazisti poco prima della guerra.

Maria Altmann, interpretata da un’eccellente Ellen Mirren, è una donna dura e decisa, che vuole rifarsi dei torti subiti, riportando con sé il magnifico dipinto.
Il film, però, resta impigliato in un racconto debole, che non sa essere né originale, né tantomeno solido dal punto di vista narrativo. Ci si affida di più alla bravura attoriale, senza conferire nulla di più a un tema, quello dell’Olocausto, tanto difficile da affrontare.

Insomma ci si aspettava qualcosa di decisamente più incisivo di un mero racconto dei fatti. In alcuni passaggi anche un po’ troppo edulcorati e romanzati.

Woman in Gold (Usa 2015)

Regia: Simon Curtis
Soggetto: E. Randol Schoenberg
Sceneggiatura: Alexi Kaye Campbell
Attori: Helen Mirren, Ryan Reynolds, Katie Holmes, Tatiana Maslany, Daniel Bruehl, Max Irons
Produzione: Origin Pictures, 2nd District Filmproduktion, BBC Film, The Weinstein Company
Distribuzione: Eagle Pictures
Fotografia: Ross Emery
Montaggio: Peter Lambert
Musiche: Martin Phipps, Hans Zimmer
Scenografia: Jim Clay

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

A sette anni dal suo ultimo lavoro, Palermo Shooting, Wim Wenders torna al cinema con un film intimista, che scandaglia sensazioni, emozioni e sensi di colpa. Ritorno alla vita racconta la storia di Tomas, scrittore in piena crisi creativa. La sua vita affettiva è in secondo piano e la relazione con Sara, che lo ama ma ha aspettative differenti dalle sue, è un ostacolo. Così decide di troncare la relazione. Ma la sua esistenza sarà segnata per sempre da un incidente, in cui muore un bambino, investito per errore.

E così si instaurerà un legame misterioso e indissolubile con la giovane madre, l'illustratrice Kate, che vive negli spazi sconfinati del lago Ontario e ha un altro figlio, Christopher, che ha assistito all’incidente. Una figura che tornerà nella vita dello scrittore e che lo aiuterà a superare il dramma interiore che vive e a ricominciare tutto dal principio. Il film, girato in 3D, ha uno stile asciutto, lineare, ma denso di rimandi.

La crisi che vive lo scrittore si ripercuote in tutti i suoi rapporti: da quello con l'editrice Ann con cui va a vivere a quello con il padre, scienziato in pensione. Un tormento continuo, che scandaglia la sua esistenza attimo per attimo e che Wenders riesce con maestria a far arrivare allo spettatore. Sicuramente azzeccata la scelta degli attori, con James Franco e Charlotte Gainsbourg in grado di maneggiare con cura e raffinatezza la storia consegnatagli nelle mani.

Ritorno alla vita (Canada, Germania, Norvegia, 2015)
REGIA: Wim Wenders
SCENEGGIATURA: Bjørn Olaf Johannessen
ATTORI: James Franco, Rachel McAdams, Charlotte Gainsbourg, Peter Stormare
FOTOGRAFIA: Benoît Debie
MUSICHE: Alexandre Desplat
PRODUZIONE: Neue Road Movies
DISTRIBUZIONE: Teodora Film

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

La borgata romana, con le sue sofferenze e la voglia di farcela dell’umanità che la popola, è la protagonista del film di Claudio Caligari, Non essere cattivo, che rappresenterà l’Italia ai prossimi Oscar. È una generazione dedita alle droghe sintetiche quella di Cesare e Vittorio. Amici per la pelle, che condividono un’esistenza precaria, fatta di bar, discoteche e pasticche.

Siamo nel 1995 a Ostia. La vita dei due ventenni scorre tra gli eccessi e i grandi dolori che si portano dentro. Sono due ‘fratelli di vita’, di ‘pasoliniana’ memoria, ma diversi nell’animo. Vittorio inizia infatti a desiderare una vita nuova, dopo l’incontro con Linda, l’amore destinato a salvarlo.

Così le strade dei due amici si separeranno per un po’, ma poi torneranno a incrociarsi nuovamente. Anche Cesare sogna una famiglia e si innamora, ma di una ragazza fragile che non riuscirà a riportarlo a galla.

La strada e la droga sono, ancora una volta, al centro del lavoro di Caligari, come lo erano stata già in  Amore tossico del 1983. Il suo è un occhio quasi documentaristico, che scandaglia l’esistente, senza troppi fronzoli.

Lo stile neorealistico tanto amato da Caligari anche in quest’ultima opera è piuttosto evidente. Il regista non vuole spiegare, ma raccontare quello che succede. Il suo è uno sguardo diretto, dove non ci sono vincitori, né tanto meno buoni o cattivi.

L’interesse è per quelle realtà marginali conosciute grazie anche a Pier Paolo Pasolini di cui è stato aiuto regista, di quelle periferie e borgate italiane che sembrano avere tutte lo stesso colore grigio e cupo. Con quell’aria asfittica che toglie il respiro anche alla speranza e in cui si può solo sopravvivere.

Molto convincenti gli attori Luca Marinelli (Cesare) e Alessandro Borghi (Vittorio), i quali ben rappresentano quella generazione che cerca un riscatto, ma pagando un prezzo piuttosto alto.

Caligari è deceduto dopo il termine delle riprese del film, la cui realizzazione è avvenuta anche grazie al supporto di Valerio Mastandrea, già attore protagonista in L'odore della notte.

Non essere cattivo (Italia 2015)
REGIA: Claudio Caligari
SCENEGGIATURA: Claudio Caligari, Francesca Serafini, Giordano Meacci
ATTORI: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia d'Amico, Roberta Mattei, Alessandro Bernardini, Valentino Campitelli
FOTOGRAFIA: Maurizio Calvesi
MONTAGGIO: Mauro Bonanni
PRODUZIONE: Kimerafilm, Taodue Film, Andrea Leone Films
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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