di Sara Michelucci

Quanto si è veramente sinceri con il proprio partner? Quanto ci si conosce davvero? E se il proprio cellulare fosse alla portata di tutti, siamo sicuri non avremmo nulla da nascondere? Perfetti sconosciuti, lavoro più che riuscito del regista Paolo Genovese, parte proprio da questi interrogativi per costruire un racconto decisamente interessante dal punto di vista sociologico e umano, oltre che narrativo e di costruzione dei personaggi.

Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta, sembra dirci il regista. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle sim degli smartphone d cui non ci stacchiamo mai e a cui affidiamo tutto. Ma osa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare?

Dopo Immaturi e Tutta colpa di Freud, Genovese porta sullo schermo una commedia brillante, da retrogusto amaro, sull’amicizia, l’amore e sul tradimento, che condurrà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere, appunto, dei perfetti sconosciuti.

Il film si svolge quasi interamente all'interno dell'appartamento di Eva e Rocco, strizzando l'occhio a un capolavoro come Carnage di Roman Polanski , coppia di mezza età che invita a cena i propri amici: Cosimo e Bianca, Lele e Carlotta e Peppe.

Durante la cena Eva propone a tutti di mettere sul tavolo il proprio cellulare, per rivelare il contenuto di tutte le comunicazioni che riceveranno nel corso della serata; anche se con qualche tentennamento tutti accettano, ma quello che doveva essere un gioco si trasforma ben presto in una tragedia, rivelando i segreti dei commensali.

La cena varia tra momenti goliardici e altri molto drammatici, ma alla fine tutto ciò che è avvenuto risulta essere una possibilità. Una sorta di "Sliding doors", dove quello che resta è l'illusione di una felicità artefatta.

Perfetti sconosciuti (Italia 2016)
REGIA: Paolo Genovese
ATTORI: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher
SCENEGGIATURA: Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello
FOTOGRAFIA: Consuelo Catucci, Fabrizio Lucci
MUSICHE: Maurizio Filardo
PRODUZIONE: Lotus Production
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Italia
DURATA: 97 Min

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

È ancora una volta il western ad appassionare il 'citazionista' Quentin Tarantino, che in qualche modo rilegge il genere caro a registi del calibro di Sergio Leone nel suo nuovo lavoro, The Hateful Eight. Una pellicola con un cast sicuramente interessante che grazie a Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Tim Roth, per citarne solo alcuni, richiama alla mente un certo modo di approcciare al cinema che piace soprattutto se si guarda a lavori come Le iene o Pulp Fiction.

In quest'ultimo lavoro, però, Tarantino sembra aver perso quel lustro e quella originalità che lo avevano contraddistinto in film precedenti, dove la violenza ora diventa un po' troppo fine a se stessa, forse a coprire un vuoto narrativo.

Dopo Django Unchained, il secondo western del regista di Jackie Brown si sposta dal sud schiavista degli Stati Uniti al freddo del nord, in periodo storico ben definito. La guerra di secessione è infatti finita da qualche anno.

Una diligenza viaggia nell'inverno del Wyoming con a bordo il cacciatore di taglie John 'The Hangman' (Il Boia) Ruth e la sua prigioniera, Daisy Domergue, diretti verso la città di Red Rock dove la donna dovrà essere consegnata alla giustizia.

Lungo il percorso, però, incontrano il Maggiore Marquis Warren, un ex soldato nero nordista e ora famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix, nuovo sceriffo di Red Rock.

Costretti a trovare rifugio nell'emporio di Minnie, a causa di una tempesta di neve, il gruppo sarà accolto da quattro sconosciuti: il messicano Bob, il boia di Red Rock Oswaldo Mobray, il mandriano Joe Gage e il generale della Confederazione Sanford Smithers. Otto individui che si ritrovano per caso nello stesso luogo e che capiranno quanto sarà complicato raggiungere la loro destinazione.

The Hateful Eight (Usa 2015)

REGIA: Quentin Tarantino
ATTORI: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Walton Goggins, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth, Michael Madsen
SCENEGGIATURA: Quentin Tarantino
FOTOGRAFIA: Robert Richardson
MONTAGGIO: Fred Raskin
MUSICHE: Ennio Morricone
PRODUZIONE: The Weinstein Company, Columbia Pictures
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

E' l'uomo Steve Jobs quello che Danny Boyle decide di mostrare nell'omonimo film sul 'guru' della Apple. Il regista di The Millionaire decide di ambientare il suo nuovo lavoro nel backstage del lancio di tre prodotti iconici, culminato nel 1998 con la presentazione dell’iMac. Il film su Jobs (intepretato da un bravo Michael Fassbender) ci porta dietro le quinte della rivoluzione digitale per dipingere il ritratto intimo dell'uomo che ha rappresentato un cambiamento nel mondo del computer, non solo tecnologico ma anche e, forse, soprattutto del marketing.

Boyle ha di certo la capacità di mettere in evidenza un lato personale che conferisce al personaggio spessore, senza cadere in luoghi comuni o in uno scontato buonismo e idolatria. Ben costruito il ruolo interpretato da Kate Winslet, candidata all'Oscar, che interpreta Joanna Hoffman, membro del team della Macintosh e della NeXT e spalla di Jobs soprattutto per quanto riguarda il lato comunicativo. Ma non solo. Sarà anche colei che lo metterà di fronte al fatto di essere padre e di doversi prendere cura della figlia.

La pellicola si basa sulla biografia autorizzata Steve Jobs, scritta da Walter Isaacson e pubblicata nel 2011 ed è il secondo film biografico su Steve Jobs, dopo Jobs di Joshua Michael Stern uscito nel 2013.

Steve Jobs (Usa 2015)

REGIA: Danny Boyle
ATTORI: Michael Fassbender, Kate Winslet, Sarah Snook, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Perla Haney-Jardine, Katherine Waterston, Adam Shapiro
SCENEGGIATURA: Aaron Sorkin
FOTOGRAFIA: Alwin H. Kuchler
MONTAGGIO: Elliot Graham
PRODUZIONE: Cloud Eight Films, Decibel Films, Management 360
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un film impegnativo, dal punto di vista soprattutto della messa in scena, quello che il regista messicano Alejandro González Iñárritu porta sullo schermo. Revenant - Redivivo, che lancia nuovamente Leonardo di Caprio nella meritata corsa agli Oscar, si basa sull'omonimo romanzo del 2003 ed è parzialmente ispirato alla vita del cacciatore di pelli Hugh Glass, vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento e che nel 1823, durante una spedizione commerciale nei territori dove nasce il Missouri, viene abbandonato dai suoi compagni, che lo credono ormai sul punto di morire.

È una storia intensa, dal sapore epico ma anche legata ai grandi film del passato quella che il regista di Birdman porta sul grande schermo. Non si può non pensare a Soldato Blu, in quella lotta tra indiani e uomo bianco, in quella ferocia tipica di ogni colonizzazione che estirpa le radici culturali e umane per la conquista della terra. Ma c'è anche un forte richiamo al genere western, con l'ultimo duello tra buono e cattivo, in questo caso a colpi di coltelli e non di pistole.

Iñárritu pesca nel grande calderone del cinema ma, come sempre, riesce a dare alla luce un film impeccabile da punto di vista tecnico e registico, con una fotografia eccezionale che mostra paesaggi sconfinati e piuttosto ostili, ma anche metafora di grandezza e libertà. E’ semmai il racconto, che forse risulta un po' più 'scontato', abituati come siamo ad una certa originalità narrativa quando ci troviamo di fronte a un film di Iñárritu.

Resta comunque la grande capacità di coinvolgere lo spettatore in diverse ambientazioni, costruite partendo da una natura difficile e mettendo a contatto l'uomo con se stesso, la propria spiritualità, i ricordi e il suo passato, ma anche e soprattutto con le sue capacità di sopravvivenza. Toccando il limite.

Revenant – Redivivo (Usa 2015)

REGIA: Alejandro Gonzalez Iñárritu
ATTORI: Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhnall Gleeson, Paul Anderson, Lukas Haas
SCENEGGIATURA: Alejandro Gonzalez Iñárritu, Mark L. Smith
FOTOGRAFIA: Emmanuel Lubezki
MONTAGGIO: Stephen Mirrione
MUSICHE: Ryûichi Sakamoto, Bryce Dessner , Carsten Nicolai
PRODUZIONE: New Regency Pictures, Anonymous Content, Appian Way, RatPac Entertainment
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Il labirinto del silenzio, firmato dal regista Giulio Ricciarelli, che ne ha anche scritto la sceneggiatura, non è solo un nuovo film su Auschwitz e l'orrore del nazismo. E’ anche una chiara e diretta denuncia alla volontà da parte della Germania della fine degli anni '50 di non volere ricordare quel buio spaccato di storia.

Il regista affida al giovane procuratore Johann Radmann, interpretato da un convincente André Szymanski, l'onore di riportare a galla quello che il campo di concentramento polacco ha rappresentato durante la seconda Guerra Mondiale. E quello che rappresenta oggi.

Radmann, spinto da un giornalista che ha come amico un reduce di Auschwitz, inizia a indagare su quello che è stato. Si imbatte così in alcuni documenti che sono il perfetto strumento per dare il via al processo contro alcuni importanti personaggi pubblici coinvolti nell'Olocausto, tra cui il medico nazista Josef Mengele. Ma il giovane procuratore si troverà ben presto di fronte a un muro di omertà, che riuscirà però a far cadere grazie alle testimonianze di numerosi sopravvissuti.

Gli orrori del nazismo, quindi, si accompagnano al silenzio di uomini comuni che non vogliono sapere, pur di proteggere la loro tranquillità. Il film è quindi costruito proprio su una narrazione che tenta a tutti i costi di voler trovare l'uscita da questo labirinto, dove in tanti sembrano essere stati coinvolti o colpevoli.

Certamente la capacità della pellicola è quella di portare nuovamente davanti alle coscienze quello che è stato l'abominio del genocidio, con un sguardo nuovo che punta soprattutto al presente e al futuro, per creare una nazione migliore. 

Il labirinto del silenzio (Germania 2016)

REGIA: Giulio Ricciarelli
ATTORI: André Szymanski, Alexander Fehling, Friederike Becht
SCENEGGIATURA: Giulio Ricciarelli, Elisabeth Bartel
FOTOGRAFIA: Martin Langer, Roman Osin
MUSICHE: Niki Reiser
PRODUZIONE: Claussen Wöbke Putz Filmproduktion, Naked Eye Filmproduktion

DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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