di Sara Michelucci

È ancora una volta la perdita il fil rouge che accompagna il cinema di Pedro Almodovar. In Julieta, il regista spagnolo, mostra ancora i segni sul corpo e sulla mente dell'abbandono e della morte di persone care. E lo fa, questa volta, senza cedere il passo né all'ironia né, tanto meno, al surreale. Con Julieta il cinema di Almodovar cambia registro. La sua scelta nel modo di narrare la vita muta. Nonostante i colori vivaci di alcune scene o di alcuni abbigliamenti, la narrazione è secca, diretta. Il regista parla di vita reale in un modo nuovo, rispetto ai suoi film del passato.

Julieta è una donna che porta con sé un grande peso. Dopo la morte del marito, pescatore che il mare le ha riconsegnato senza vita in una giornata di tempesta, sua figlia Antia decide di far perdere le sue tracce. La vita di Julieta scorre così senza troppe pretese, fino a quando non incontra un nuovo compagno e decide di rifarsi una vita lontano da Madrid.

Mentre sta per partire per il Portogallo con Lorenzo, incontra per strada Beatriz, una vecchia amica di sua figlia, la quale le racconta di un loro recente incontro. Il ricordo di sua figlia, allora, ricompare prepotente nella sua esistenza, tanto che Julieta annulla la partenza, abbandona Lorenzo e inizia a scrivere su un diario tutto quello che non è mai riuscita a raccontare alla figlia, compresa la morte del padre.

Attraverso una serie di flashback lo spettatore ripercorre insieme alla protagonista tutta la sua vita e il regista torna a indagare, come aveva già fatto in Tutto su mia madre, il rapporto tra madre e figlio. E lo fa senza troppi giri di parole, incrociando due vite tragiche, ma destinate a rincontrarsi.

Julieta
(Spagna 2016)

REGIA: Pedro Almodovar
ATTORI: Emma Suárez, Adriana Ugarte, Rossy de Palma, Darío Grandinetti, Michelle Jenner, Priscilla Delgado, Nathalie Poza
SCENEGGIATURA: Pedro Almodovar
FOTOGRAFIA: Jean-Claude Larrieu
MONTAGGIO: José Salcedo
MUSICHE: Alberto Iglesias
PRODUZIONE: El Deseo
DISTRIBUZIONE: Warner Bros

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Il mondo del fumetto ancora una volta protagonista sul grande schermo. X-Men - Apocalisse, diretto da Bryan Singer, è basato sui personaggi degli X-Men dei fumetti Marvel, ed è il sequel di X-Men - Giorni di un futuro passato, nona pellicola della serie. Qui gli X-Men si scontrano con il mutante Apocalisse per salvare la razza umana da una nuova minaccia di estinzione.

L'anno è il 1983, e il potentissimo Apocalisse viene liberato da un millenario sepolcro. Si rende conto allora che la sua razza non è più considerata divina e per questo decide di radunare una squadra di potenti mutanti. Lo scopo è quello di distruggere l'intera razza umana e creare un nuovo ordine mondiale su cui regnare.

Raven e Professor X capeggiano un gruppo di giovani X-Men in uno scontro dal sapore epico, contro un nemico che sembra invincibile. Apocalisse allora raduna i propri Cavalieri, Charles provvede all'insegnamento e all'addestramento dei suoi giovani alunni. Nel momento in cui si scatena la furia di Apocalisse, questi giovani supereroi sono chiamati a svilupparsi rapidamente.

Il film, nonostante non sia sorretto da una struttura narrativa impeccabile e pecchi di qualche debolezza strutturale, risulta nel complesso piacevole, soprattutto per gli amanti del genere.

X-Men – Apocalisse (Usa 2016)
REGIA: Bryan Singer
ATTORI: Jennifer Lawrence, James McAvoy, Michael Fassbender, Oscar Isaac, Evan Peters, Sophie Turner, Nicholas Hoult, Olivia Munn, Rose Byrne, Tye Sheridan, Kodi Smit-McPhee, Alexandra Shipp, Lucas Till, Josh Helman, Ben Hardy, Lana Condor, Warren Scherer, Rochelle Okoye, Monique Ganderton, Fraser Aitcheson, Hugh Jackman, Stan Lee
SCENEGGIATURA: Michael Dougherty, Dan Harris, Simon Kinberg, Bryan Singer
MONTAGGIO: John Ottman
MUSICHE: John Ottman
PRODUZIONE: Twentieth Century Fox Film Corporation, Marvel Entertainment
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Sono ancora una volta i sentimenti, quelli genuini, puri, dolorosi a percorrere il nuovo lavoro di Paolo Virzì, La pazza gioia, partito nel migliore dei modi, con ben 15 minuti di applausi al Festival del cinema di Cannes. Si piange e si ride nel film di Virzì, il quale ci ha abituati a questa ambivalenza di sentimenti che attraversa un po' tutti i suoi lavori.

Una storia al femminile, che racconta di Beatrice (una sempre brava Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (una convincente Micaela Ramazzotti), entrambe rinchiuse in una casa di cura per malattie mentali. La prima è una logorroica sedicente contessa, la quale non fa che vantarsi di tutti gli uomini potenti con cui ha avuto dei flirt. La seconda, al contrario, è una fragile donna, silenziosa  e tatuata, con un grave segreto che cela nel suo modo di essere scontroso e taciturno.

Entrambe sono definite socialmente pericolose. Da questa situazione di comune dolore nasce un'intesa amicizia, che porterà le due donne verso una fuga bizzarra e commovente, alla ricerca di quella felicità perduta. Dovranno fare i conti con un mondo, quello dei cosiddetti 'normali', forse ancora più strampalato di quello vissuto nel centro di recupero.

Virzì mette in atto una complicità non solo tra due donne, ma tra due esseri umani, e riesce a mostrare il dramma di una vita messa ai margini. La sua è un'analisi lucida e precisa di una società che non perdona, ma allo stesso tempo è anche un racconto di riscatto e voglia di vivere, ancora una volta, anche se la felicità, forse, non arriverà mai.

La Toscana è certamente protagonista, snodandosi in una bella fotografia diretta da Vladan Radovic, che ripercorre le varie zone che le due protagoniste si trovano ad attraversare e che si contrappone alla meschinità di alcuni personaggi con cui avranno a che fare. Un on the road, un po' alla Thelma e Louise, che coinvolge fin dall'inizio e non delude.

LA PAZZA GIOIA (Italia 2016)

REGIA: Paolo Virzì
ATTORI: Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Tommaso Ragno, Bob Messini, Sergio Albelli, Anna Galiena, Marisa Borini, Marco Messeri, Bobo Rondelli
SCENEGGIATURA: Francesca Archibugi, Paolo Virzì
FOTOGRAFIA: Vladan Radovic
MONTAGGIO: Cecilia Zanuso
MUSICHE: Carlo Virzì
PRODUZIONE: Lotus Production con Rai Cinema in coproduzione con Manny Film
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Nonostante il cast stellare, con George Clooney, Julia Roberts, Jack O'Connell e Dominic West, non convince pienamente il thriller Money Monster – L'altra faccia del denaro, per la regia di Jodie Foster. Lee Gates è un esperto di finanza che conduce un programma di successo chiamato appunto Money Monster. Durante una diretta televisiva, Gates viene preso in ostaggio da Kyle Budwell, un giovane uomo armato e disperato che ha perso tutti i soldi dopo aver seguito un consiglio finanziario di Gates in televisione.

La sua produttrice Patty si trova così in una situazione d'emergenza. Durante una diretta seguita da milioni di persone, Lee e Patty lottano furiosamente contro il tempo per rendere noto cosa si nasconde dietro una cospirazione all'interno del mercato dell'alta tecnologia globale, che viaggia alla velocità della luce.

Il racconto non risulta essere dei più originali, nonostante gli sforzi della Foster di voler creare un film di intrattenimento non risultano totalmente vani, con qualche buona battuta e una suspense che tiene comunque lo spettatore incollato alla poltrona, curioso di sapere come andrà a finire. La parte migliore del film la fanno gli attori, con la coppia Clooney-Roberts che risulta vincente.

Money Monster – L'altra faccia del denaro (Usa 2016)

REGIA: Jodie Foster
ATTORI: Julia Roberts, George Clooney, Jack O'Connell, Caitriona Balfe, Dominic West, Giancarlo Esposito, Emily Meade, Olivia Luccardi
SCENEGGIATURA: Alan Di Fiore, Jim Kouf, Jamie Linden
FOTOGRAFIA: Matthew Libatique
MONTAGGIO: Matt Chesse
PRODUZIONE: Allegiance Theater, Smokehouse Pictures, Sony Pictures Entertainment
DISTRIBUZIONE: Warner Bros

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Intenso e per nulla scontato il film di Gabriele Mainetti, Lo chiamavano Jeeg Robot, fresco di conquiste al David di Donatello, dove si è guadagnato la statuetta come Miglior regista esordiente e come Miglior attore protagonista per Claudio Santamaria. Una Roma difficile, piena di brutture e debolezza quella raccontata nel film scritto da Nicola Guaglianone e Menotti.

Omaggio alla serie manga e anime Jeeg robot d'acciaio di Go Nagai, identifica l'eroe Hiroshi Shiba della serie, con Enzo, antieroe metropolitano che trova la redenzione nell'amore per una ragazza dalla vita difficile.

Enzo Ceccotti è un ladruncolo di Tor Bella Monaca, che viene inseguito da due poliziotti per aver rubato un orologio; la fuga prosegue fino alle rive del Tevere sotto Ponte Sant'Angelo, dove Enzo, dopo essersi buttato nelle acque, entra a contatto con delle sostanze radioattive contenute in alcuni bidoni. E questo cambierà per sempre la sua vita, dandogli dei poteri inaspettati.

È lo scontro tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra egoismo e altruismo a pervadere tutto il film, in una dicotomia costante che ha il sapore del surreale e il gusto eccessivo di tarantiniana memoria. Un mix che risulta di grande efficacia, per smascherare il mostro. Quello di una società dedita al male, dove i più deboli sono destinati a soccombere, non solo per il marciume che si incontra sulla strada, ma anche per quello che si cela nelle istituzioni.

La figura di Alessia è in questo senso emblematica. Una ragazza dalla mente di bambina, ossessionata dal famoso cartone animato giapponese, che rivela ad Enzo gli abusi subiti fin da bambina sia da parte del padre che degli assistenti che l'hanno avuta in cura dopo la morte della madre. Ma è solo nel bene che può fare agli altri che Enzo riuscirà a ritrovare se stesso e la propria liberazione da un mondo fatto di macerie e soprusi.

E il nemico da combattere è Fabio Cannizzaro, detto Zingaro (il bravo Luca Marinelli), un delinquente ossessionato da manie di grandezza, tanto da aver partecipato da ragazzo a Buona Domenica come cantante, e deciso ad allargare il proprio giro per diventare uno dei più potenti boss della malavita di tutta Roma e dell'Italia intera. Uno scontro che si combatterà proprio attraverso l'uso di super poteri, in una lotta senza esclusioni di colpi.

Lo chiamavano Jeeg Robot (Italia 2016)

REGIA: Gabriele Mainetti
ATTORI: Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Francesco Formichetti, Salvatore Esposito, Antonia Truppo, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei, Gianluca Di Gennaro, Daniele Trombetti
SCENEGGIATURA: Nicola Guaglianone, Menotti
FOTOGRAFIA: Michele D'Attanasio
MONTAGGIO: Andrea Maguolo
MUSICHE: Gabriele Mainetti, Michele Braga
PRODUZIONE: Goon Films con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy