di Sara Michelucci

Un "on the road" piuttosto fuori dal comune quello proposto dal regista Mohamed Hamidi nel suo In viaggio con Jaqueline. La storia è quella di un piccolo agricoltore algerino, Fatah, e della sua adorata mucca Jaqueline, per la quale sogna un futuro grandioso: poterla portare al Salone Internazionale dell'agricoltura di Parigi. Fatah vuole riabilitare anche se stesso di fronte alla comunità che non ha molta fiducia nelle sue possibilità, nonostante lo finanzi per intraprendere il viaggio, dopo aver ricevuto il tanto atteso invito dalla capitale francese.

Con la colletta di tutti i compaesani e, nonostante il parere contrario della moglie, attraversa il mare e approda a Marsiglia dove vive suo cognato con il quale, però, non ha un bel rapporto. Da qui inizia per Fatah e Jaqueline un viaggio faticoso a piedi attraverso tutta la Francia.

Tanti gli incontri che i due faranno, mettendosi a volte nei guai, ma scoprendo anche una bella umanità, fatta di aiuto reciproco, comprensione e scambi culturali. All'ottusità di alcuni personaggi si contrapporrà la solidarietà di altri, tra sorprese, commozione e tante risate.

Interessante anche il ruolo da protagonista dato ai media. Fatah infatti diventerà un vero e proprio caso mediatico, punto di unione tra Francia e Algeria, quasi a voler simboleggiare un elemento di  contatto e di superamento di antiche ostilità.

Ritmi lenti e lunghe traversate metteranno in scena una bella umanità, dove l'elemento grottesco di portare una mucca al guinzaglio si combina bene con la volontà di superare pregiudizi e confini che sono, prima di tutto, mentali. Il riferimento a una Francia scossa da attentati terroristici e da rigurgiti nazionalistici non è poi così lontano.

In viaggio con Jaqueline (Francia 2016)

REGIA: Mohamed Hamidi
ATTORI: Fatsah Bouyahmed, Jamel Debbouze, Lambert Wilson, Julia Piaton, Hajar Masdouki, Patrice Thibaud
SCENEGGIATURA: Alain-Michel Blanc, Fatsah Bouyahmed, Mohamed Hamidi
FOTOGRAFIA: Elin Kirschfink
MONTAGGIO: Marion Monnier
MUSICHE: Ibrahim Maalouf
PRODUZIONE: Quad Productions
DISTRIBUZIONE: Teodora Film

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Una algida e impenetrabile Isabelle Huppert è la protagonista di Elle, il nuovo film di  Paul Verhoeven. Una black comedy che racconta la storia di Michèle, donna tutta d'un pezzo a capo di una compagnia di videogiochi. Carattere duro, sia sul lavoro che nella vita privata, Michéle non ha mai lasciato troppo spazio ai sentimenti o alle emozioni. Ma la sua vita cambia totalmente quando viene stuprata nella sua abitazione da uno sconosciuto con il passamontagna.

Michèle, però non è destinata a soccombere o a lasciare che la cosa finisca lì. Senza far trapelare nulla all'esterno, inizia una caccia personale e ossessiva per scoprire l'identità del suo violentatore. La ricerca, però, sarà destinata a degenerare e a lasciare il segno, alternando momenti drammatici con elementi divertenti e da vera commedia.

Un film emozionante e spiritoso al tempo stesso, che dosa bene registri diversi e ha nella bravura della sua protagonista quel tocco in più che gli è utile per staccarsi dai soliti thriller. L'essere umano, con le sue perversioni, viene messo sotto la lente di ingrandimento, senza sconti o moralismi, superando anche sensi di colpa o vergogna.

Una storia che va quindi oltre il ben pensare, che rischia e non fa sconti a nessuno. E questo piace, perché il cinema torna a essere luogo in cui osare e sperimentare.

Il film è stato presentato all'ultimo Festival del cinema di Cannes e ha ricevuto anche la candidatura all'Oscar come miglior attrice protagonista per Isabelle Huppert.

Elle (Francia, Germania, Belgio 216)
REGIA: Paul Verhoeven
ATTORI: Isabelle Huppert, Christian Berkel, Anne Consigny, Virginie Efira, Charles Berling, Laurent Lafitte, Vimala Pons, Jonas Bloquet
SCENEGGIATURA: David Birke
FOTOGRAFIA: Stéphane Fontaine
MONTAGGIO: Job ter Burg
MUSICHE: Anne Dudley
PRODUZIONE: SBS Productions, SBS FILMS, Twenty Twenty Vision Filmproduktion
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un on the road tutto italiano quello scelto da Fabio Mollo per raccontare, ne Il padre d'Italia, la storia di Mia e Paolo. Lei è incinta al sesto mese ed è una ragazza piuttosto stravagante. Lui, trentenne solitario e introverso, lavora come commesso in un negozio di Torino. I due si incontrano per caso in un locale gay e da allora non si separeranno più.

Accetta la sua omosessualità, ma non tutto quello che questa comporta, Paolo decide di intraprendere un viaggio con Mia, attraversando tutta l'Italia, alla ricerca del padre del futuro nascituro. Un viaggio per conoscere se stessi, ciò che il mondo può offrirgli e quello che significa diventare adulti.

Molto bravi e convincenti i due protagonisti, Isabella Ragonese e  Luca Marinelli, che conferiscono veridicità ai personaggi che interpretano, riuscendo a rimarcare quella complessità di sentimenti ed emozioni che li caratterizzano.

I due sono segnati dal passato, ma guardano al futuro e questo è ben reso da regista proprio nella scelta di raccontare un viaggio, che rappresenta prima di tutto un cammino verso la scoperta di ciò che realmente i due protagonisti sono.

Il padre d'Italia (Italia 2017)

REGIA: Fabio Mollo
ATTORI: Isabella Ragonese, Luca Marinelli, Federica de Cola, Anna Ferruzzo, Miriam Karlkvist
SCENEGGIATURA: Fabio Mollo, Josella Porto
FOTOGRAFIA: Daria D'Antonio
MONTAGGIO: Filippo Montemurro
MUSICHE: Giorgio Giampà
PRODUZIONE: Bianca e Rai Cinema.
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Nere e per di più donne. Non hanno vita di certo facile, nell'America razzista degli anni Sessanta, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, reclutate dalla Nasa per la loro bravura. Il diritto di contare, diretto da Theodore Melfi, racconta la storia vera della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson, la quale assieme alle sue colleghe mise in atto una vera e propria sfida a razzismo e sessismo, tracciando le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11.

Grazie ai calcoli della matematica, John Glenn divenne il primo astronauta americano a fare un'orbita completa della Terra. Basato sul libro Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race di Margot Lee Shetterly, il film racconta un pezzo di storia americana, ma si apre anche a una riflessione sul ruolo femminile e su quanto ci sia ancora da fare per una vera emancipazione.

I fatti di cronaca recenti, con l'escalation dei femminicidi, mostra come la strada da fare sia ancora molto lunga e tortuosa.

Un film che, come aveva già fatto Il Colore Viola, mette a nudo le tante oscenità del perbenismo Wasp (White Anglo-Saxon Protestant), ma anche della difficoltà dell'universo femminile di emergere, nonostante le potenzialità.

Il regista calibra bene passione storica ed emotività personale, dove lo spettatore guarda il mondo che cambia attraverso gli occhi di coloro che del mutamento sono portatrici.  

Il diritto di contare
(Usa 2016)

REGIA: Theodore Melfi
ATTORI: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Mahershala Ali, Aldis Hodge, Glen Powell, Kimberly Quinn
SCENEGGIATURA: Theodore Melfi, Allison Schroeder
FOTOGRAFIA: Mandy Walker
MONTAGGIO: Peter Teschner
PRODUZIONE: Chernin Entertainment, Fox 2000 Picture
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un Oscar per il miglior film che sicuramente il cast di Moonlight ricorderà per sempre. Non solo per la gaffe che lo ha accompagnato in occasione della Notte degli Oscar 2017, con tanto di stupore e di imbarazzo sia per i protagonisti del film in questione che per quelli di La La Land, per non parlare degli organizzatori della kermesse; ma anche perchè il film scritto e diretto da Barry Jenkins, che trae spunto dall'opera teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell Alvin McCraney, punta dritto verso un' America ben diversa da quella bramata da Donald Trump.

Il film, che si è aggiudicato anche l'Oscar per il miglior attore non protagonista e per la migliore sceneggiatura non originale, racconta la storia di Chiron, un bambino afroamericano originario di Liberty City chiamato da tutti 'Little', il quale vive una condizione familiare di grande disagio, con una madre tossica e che non si occupa di lui.

Il ragazzo cresce in un quartiere di Miami segnato da droga e violenza, oggetto degli abusi dei bulli e delle gangs.Chiron incontra un giorno Juan e Teresa, che si prenderanno cura del ragazzo, insegnandogli ad affrontare la difficile quotidianità in cui vive e accogliendolo in casa loro.

Ma una volta che Juan è morto, il ragazzo, ormai adolescente, potrà contare sulla sola Teresa.
Man mano comincerà a rapportarsi anche con la propria sessualità, scoprendo di essere gay. La cosa non è facile da digerire, soprattutto nell'ambiente in cui si trova a crescere. La sua è una ricerca: trovare se stesso, ma anche capire come fare a uscire dal circolo vizioso di una società violenta e piena di trappole.

Una fatica non da poco, che si esplicita in un racconto sull'identità, sulla famiglia, ma anche sull'amicizia e l'amore. Il risultato non è totalmente eccellente, ma lo sforzo di non farsi condizionare dalla provenienza teatrale e di 'combattere' certi luoghi comuni è apprezzabile.

Moonlight (Usa 2016)
REGIA: Barry Jenkins
ATTORI: Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monáe, Trevante Rhodes, Ashton Sanders, André Holland
SCENEGGIATURA: Barry Jenkins
FOTOGRAFIA: James Laxton
MONTAGGIO: Joi McMillon, Nat Sanders
MUSICHE: Nicholas Britell
PRODUZIONE: A24
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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