Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo, ispira George Kay, ideatore della serie Lupin, firmata dai registi Louis Leterrier, Marcela Said, Ludovic Bernard in distribuzione su Netflix, con Omar Sy. Il quattordicenne Assane Diop decide di vendicare il padre per un'ingiustizia subita per colpa di una ricca famiglia.

Il padre era stato condannato per un crimine che non aveva commesso, e questo ha scatenato nel ragazzo una forte voglia di vendetta e giustizia. Venticinque anni dopo Assane, che intanto lavora come addetto alle pulizie al Museo del Louvre, decide di vendicarsi, traendo ispirazione dal romanzo Arsenio Lupin, regalatogli a suo tempo dal padre.

Un Lupin moderno, sui generis, che convince per la sua capacità di andare oltre il personaggio, di parlare di attualità e giustizia, con uno sguardo critico al passato coloniale della Francia.

Non banale la capacità di dare anche leggerezza al racconto e alla storia e la scelta di Omar Sy risulta sicuramente vincente.

La serie si compone di una decina di episodi, ma per il momento su Netflix sono disponibili i primi cinque.

Lupin (Francia 2021)

Ideatore: George Kay, François Uzan

Attori: Omar Sy, Hervé Pierre, Nicole Garcia, Clotilde Hesme, Ludivine Sagnier, Antoine Gouy, Shirine Boutella, Soufiane Guerrab

Produzione: Gaumont Television

Distributore: Netflix

Diretto e interpretato da George Clooney, The Midnight Sky si basa sul romanzo scritto nel 2016, La distanza tra le stelle (Good Morning, Midnight), da Lily Brooks-Dalton. Siamo nel 2049 e Augustine Lofthouse è un astronomo che vive isolato in una stazione scientifica del Polo Nord, dopo una catastrofe globale che ha reso la terra invivibile.

Malato terminale, Augustine ha deciso di stare nell'Artide e di non seguire gli altri esseri umani nei rifugi sotterranei, creati per sfuggire all'aria irrespirabile in superficie. Augustine, si mette in contatto con la nave spaziale Aether, di ritorno da una missione su un satellite di Giove, dove gli astronauti hanno verificato la presenza di un'atmosfera e di un clima adatti alla vita umana.

Lo scienziato cerca di contattare l’equipaggio di astronauti per avvertirli di non tornare sulla Terra, quando scopre di non essere solo. Una bambina, Iris, si è nascosta nella sua stazione scientifica dopo l'evacuazione. Il premio Oscar George Clooney dirige e interpreta questa saga postapocalittica, con Felicity Jones e David Oyelowo, senza dare un grande slancio in termini di originalità, ma offrendo comunque un film piacevole dal punto di vista dell’interpretazione e del racconto. 

 

The Midnight Sky (Usa 2020)

Regia:George Clooney

Attori:George Clooney, Felicity Jones, David Oyelowo, Sophie Rundle

Distribuzione:Netflix

Sceneggiatura:Mark L. Smith

Fotografia:Martin Ruhe

Montaggio:Stephen Mirrione

Musiche:Alexandre Desplat

Produzione:Anonymous Content, Netflix, Smokehouse Pictures, Syndicate Entertainment, Truenorth Productions

Presentato al Sundance Film Festival 2019, Il ragazzo che catturò il vento, firmato da Chiwetel Ejiofor e disponibile su Netflix, narra la storia del tredicenne William Kamkwamba il quale, ispirandosi ad un libro di scienze, costruisce una pala eolica per salvare dalla carestia il suo villaggio in Malawi.

Un ingegnere idealista costruisce la propria isola al largo di Rimini e la dichiara nazione, attirando l'attenzione del mondo intero e del governo italiano. L'incredibile storia dell'Isola delle Rose, firmato da Sydney Sibilia, che vede protagonista Elio Germano, riscopre la vera storia della piattaforma artificiale creata dall'ingegnere Giorgio Rosa, divenuta micronazione il 1º maggio 1968 e demolita nel febbraio del 1969.

Siamo nella primavera del '68. Nell’anno della contestazione studentesca, Rosa con un grande sogno e un genio visionario decide di costruire questa isola d’acciaio in cui la libertà individuale è il valore assoluto: non ci sono regole!

Un racconto sull'uomo e "un invito a 'restare con i piedi per terra', un monito perentorio a riflettere sulla realtà della natura umana, a liberarsi dalla menzogna del mito e dalle pericolose insidie dell'illusione". Questo è Vanitas, nelle parole di Mario Brenta, che insieme a Karine de Villers ne firma la regia.  

Fin dalla sua apparizione sulla Terra, l'uomo si accanisce a voler dominare il mondo e trasformarlo a propria immagine, ma ne è di fatto sempre trasformato. Dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre ha cercato ostinatamente di negare la propria appartenenza alla natura, rivoltandosi contro di essa, contro le cose, contro i suoi simili, contro persino i suoi stessi fratelli. Di qui, all'ombra della menzogna del progresso: guerre, distruzioni, sofferenze, schiavitù, follia. Una lotta senza fine che si ripete sempre uguale attraverso i secoli e le generazioni, tra desiderio e realtà, tra realtà e illusione.

Ma come è nata l'idea di un film come Vanitas?

"È nata - almeno per quanto riguarda un interesse, un'intenzione - su delle immagini fotografiche piuttosto che cinematografiche raccolte in un luogo un po' particolare che eravamo stati invitati a visitare nell'isola greca di Leros in occasione della presentazione di una rassegna dei nostri lavori precedenti", racconta Brenta.

"Nato all'origine come caserma di un'unita dell'Aeronautica Militare Italiana di stanza nel Dodecaneso, nel secondo dopoguerra era stato trasformato in ospedale psichiatrico e, in epoca più recente, in luogo di confino per i detenuti politici durante il regime dei Colonnelli. Da ultimo si è trovato ad ospitare migranti e rifugiati in un campo di raccolta allestito in massima parte nel parco circostante dove sono ricomparsi, in alcuni piccoli edifici sparsi tutt'intorno, piccoli gruppi isolati di malati mentali".

Il film si apre con l'immagine di un'alga, forma elementare di vita, a cui si contrappone l'arrivo dell'uomo sulla terra, la sua cacciata dal Paradiso terrestre e la sua costante volontà di cambiare e trasformare ciò che lo circonda, in una eterna lotta contro la natura e, di conseguenza, contro se stesso.

"La vanità delle vanità, l'eterna illusione si ripresenta nella sequenza finale del film dove il parco di un ex-ospedale psichiatrico è trasformato in una sorta di palestra all'aperto in cui l'umanità più varia si ritrova accomunata in un perpetuarsi di pratiche ginnico-sportive votate ad una forsennata quanto vana cura del corpo nel patetico tentativo di fuggire al proprio destino di esseri mortali. Per una sorta di beffarda ironia, il luogo di cura della follia si trasforma nel luogo della follia dell'illusione, del sempre vagheggiato ritorno al giardino dell'Eden, al Paradiso Perduto e mai più ritrovato", conclude il regista.

 

Vanitas (Italia 2020)

Regia: Mario Brenta e Karine de Villers

Fotografia: Mario Brenta

Montaggio: Karine de Villers

Post-produzione: Francesco e Alessandro Tedde - Antropotopia

Produzione: Francesco e Alessandro Tedde – Antropotopia


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy