Otto ladri si barricano nell'edificio della Zecca spagnola con alcuni ostaggi, mentre una mente criminale manipola la polizia per mettere in atto il suo piano. La casa di carta 4 arriverà il prossimo 3 aprile su Netflix e promette di non deludere gli amanti della famosa serie Tv spagnola, firmata da Álex Pina e interpretata da Úrsula Corberó, Álvaro Morte, Itziar Ituño.

La quarta stagione de La casa di carta sarà composta da otto episodi e vedrà la presenza dei personaggi delle stagioni precedenti. Álvaro Morte sarà ancora una volta il Professore, Úrsula Corberó vestirà i panni di Tokyo, Itziar Ituño quelli di Raquel 'Lisbona' Murillo, Miguel Herrán interpreterà Rio, Jaime Lorente sarà Denver, Esther Acebo interpreterà Stoccolma, Darko Peric sarà Helsinki. Riconfermate anche le new entry della scorsa stagione come Hovik Keuchkerian, Luka Peros, Rodrigo de la Serna e Najwa Nimri, che vestono rispettivamente i panni di Bogotà, Marsiglia, Palermo e l'ispettrice Alicia Sierra.

Una serie tutta da scoprire e gustare, dove la suspense è garantita, in una lotta costante per la sopravvivenza. Un mondo dove regna il caos e dove il Professore dovrà salvare la vita di tutti i componenti della sua banda.

Non mancheranno emozioni e sentimenti e la corretta costruzione dei personaggi sarà essenziale per la sua buona riuscita.

 

La casa di carta 4 (Spagna 2019)

Attori: Úrsula Corberó,Álvaro Morte,Itziar Ituño

Creato da: Álex Pina

In una prigione dove i detenuti dei piani superiori mangiano meglio di quelli sottostanti, un uomo si adopera perché le cose cambino e tutti ricevano cibo a sufficienza. Il buco, in streaming su Netflix, è un riuscito mix di fantascienza, thriller, horror e satira sociale. Firmato dal regista spagnolo Galder Gaztelu-Urrutia, è stato presentato al Toronto International Film Festival 2019, dove ha conquistato il premio del pubblico ed è stato ben accolto dalla critica. Un film ben pensato, che sfrutta uno scenario claustrofobico, una prigione verticale, dove è difficile sia sopravvivere che fuggire.

Metafora di una società piramidale, che affossa ancora di più chi è in basso e segna inevitabilmente la vita delle persone, relegandole ad una lotta di classe, Il Buco dosa sapientemente tutti gli elementi dei diversi generi che ha a disposizione, per creare un'opera valida dal punto di vista formale e di contenuto. L'empatia che si crea tra spettatore e protagonista è decisamente forte.

La vita di chi è ai piani inferiori della prigione è continuamente a repentaglio, perché procacciarsi il cibo non è cosa affatto semplice. Nella prigione, in mezzo alle celle, c'è un buco da cui scende una piattaforma piena di cibo. Si hanno solo due minuti per consumarlo, prima che scenda ai piani inferiori. Ovviamente agli ultimi resta ben poco. Quello che il protagonista tenta di fare è rovesciare questo sistema, per fare in modo che tutti possano sopravvivere e soprattutto per trovare una via di fuga.

 

Il buco (Spagna 2019)

Regia: Galder Gaztelu-Urrutia

Sceneggiatura: David Desola e Pedro Rivero

Attori:Iván Massagué,Antonia San Juan,Zorion Eguileor

Casa di produzione: Basque Films, Mr. Miyagi Films, Plataforma La Película A.I.E

Distribuzione: Netflix

Una donna. Il coraggio e l'intelligenza. La scienza e l'amore. Marie Curie, una delle più grandi menti del XX secolo, viene raccontata nell'omonimo film firmato da Marie Noëlle. Una studiosa in lotta per essere riconosciuta da una società e una comunità scientifica che non ammettono il ruolo delle donne.

Scienziata di fama internazionale e femminista ante litteram. Donna geniale e appassionata amante. Il biopic di Marie Noëlle racconta gli anni più turbolenti della vita della scienziata, tra il 1903, quando è a Stoccolma insieme al marito Pierre Curie per il premio Nobel assegnato loro per le ricerche sulla radioattività, e il 1911, quando riceve il suo secondo premio Nobel, per la chimica. Tra i due riconoscimenti, la tragica morte del marito e la relazione col fisico Paul Langevin, che le varrà il giudizio scandalizzato del mondo scientifico. Sfidando il maschilismo dell’ambiente accademico francese, Marie Curie sancirà definitivamente il suo grandioso valore di donna e di scienziata.

“Nel 1910 la società francese trasformò il suo 'amour fou' per il fisico Paul Langevin in un enorme scandalo, riducendo la brillante scienziata a una banale adultera, come riportano i violenti e aggressivi resoconti della stampa del tempo”, afferma la regista. All’epoca, “l’opinione prevalente negava alle donne con spiccate capacità logiche e analitiche qualsiasi femminilità. Verso le donne che intendevano occuparsi di scienza, ed erano determinate ad avere successo nel loro campo, c’era perfino ostilità e discriminazione.

Il successo di Marie Curie fu tollerato fintanto che lei si prodigò devotamente e altruisticamente nelle sue ricerche accanto al marito. Una volta rimasta sola, diede scandalo osando mostrare i propri sentimenti, e fu costretta a imparare che ragione e passione non sono compatibili. L’esperienza di Marie Curie è esemplare per la vita di tutte le donne impegnate in settori tradizionalmente maschili. Perfino al giorno d’oggi”, conclude Noëlle.

Un film per scoprire la forza della ragione, ma anche la tenacia di una donna che lotta per raggiungere i suoi obiettivi e affermarsi in una società iniqua.

Marie Curie (Germania 2017)

Regia: Marie Noëlle

Cast: Karolina Gruszka, Arieh Worthalter, Charles Berling, Iza Kuna

Distributore: Valmyn

Faber sul grande schermo, con il docufilm diretto da Walter Veltroni, Fabrizio De André e Pfm. Il concerto ritrovato. Il film torna in replica al cinema solo per un giorno, in contemporanea nazionale l’11 marzo. Lo storico filmato del concerto di Fabrizio De André con la Pfm, recentemente ritrovato dopo essere stato custodito per oltre 40 anni dal regista Piero Frattari che partecipò alla realizzazione delle riprese, è diventato un docufilm dedicato a quella indimenticabile pagina della storia della musica italiana. Dopo un lungo periodo di ricerca con il supporto di Franz Di Cioccio, il nastro che si credeva perduto per sempre è stato rintracciato e grazie al regista Piero Frattari, che lo ha salvato e conservato nel corso dei decenni, è stato recentemente possibile restaurarlo.

Un viaggio in treno per riscoprire quel famoso evento, per godere ancora una volta di questo immenso artista, che ha segnato più di una generazione attraverso le sue parole e la sua musica.

Il docufilm ricostruisce quell’epoca indimenticabile che ha segnato un momento storico, l’irripetibile sodalizio artistico tra uno dei più grandi artisti italiani di sempre e la rock band italiana più conosciuta al mondo, partendo soprattutto dalla ritrovata registrazione video completa del concerto di Genova del 3 gennaio 1979, un documento veramente straordinario visto che si tratta delle uniche immagini di quell’incredibile tournée.

Un mix di ricordi, backstage, interviste ed emozioni che fanno di questo lavoro un momento per ridare vita a un periodo altissimo della storia della musica italiana.

 

Fabrizio De André e Pfm. Il concerto ritrovato (Italia 2019)

Regista: Walter Veltroni

Distribuzione: Nexo Digital

Sceneggiatura: Walter Veltroni

Fotografia: Emanuele Cerri

Montaggio: Marco Ferrari

Un genio dell'arte, un emarginato, un uomo solo ed un pittore tenace. Volevo nascondermi, firmato dal regista Giorgio Diritti, racconta la vita di Antonio Ligabue, attraverso la magistrale interpretazione di Elio Germano. Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo.

“El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato. Diventerà il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari stando sulle sponde del Po.

Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene rinchiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere.

Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia. L’uscita dall’Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso.

Le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua diversità.

Il film si focalizza proprio sul  valore della diversità come motore per guardare il mondo e la vita attraverso un punto di vista altro.

Ligabue è prima di tutto un bambino rifiutato, divenuto un adulto emarginato anche per la sua fisicità deforme. I suoi quadri esprimono uno sguardo nuovo sull'esistente, raccontato come una continua battaglia per non soccombere, con un forte desiderio di riscatto. Pulsioni vitali forti che emergono prepotenti anche dalle sue sculture.

“Lo sviluppo narrativo della sceneggiatura esce dall’intenzione della semplice biografia di Antonio Ligabue per proporre un percorso narrativo che segue lo stato d’animo di Toni e fa delle emozioni che vive il perno portante del racconto, in un rapporto che offre allo spettatore un coinvolgimento più intimo e profondo”, dichiara il regista.

 

Volevo nascondermi (Italia 2020)

REGIA: Giorgio Diritti

SOGGETTO: Giorgio Diritti e Fredo Valla

SCENEGGIATURA: Giorgio Diritti, Tania Pedroni con la collaborazione di Fredo Valla

CAST: Elio Germano, Oliver Ewy, Pietro traldi

DISTRIBUTORE: 01 Distribution


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