di redazione

Inter-Milan si chiude con uno 0-0 inutile ma divertente, farcito da un gol annullato per parte (uno ad Alex e uno a Mexes nella porta sbagliata) e da una valanga di occasioni sprecate dai nerazzurri, che provano un nuovo assetto con Hernanes in campo per 90 minuti, attaccano con maggiore continuità e convinzione dei cugini, soprattutto nella ripresa, ma lo fanno in modo confuso, privo di lucidità e di cinismo negli ultimi metri. A questo si aggiunge un rigore negato per mani di Antonelli su tiro di Hernanes e la fortuna di Diego Lopez, letteralmente colpito da un tap-in a botta sicura e ravvicinata di Palacio.

Sul fronte milanista, invece, le idee sono molto più chiare. Il problema è che, in effetti, l'idea è una sola: "Passiamola a Menez". E' questa l'unico tema tattico credibile della squadra di Inzaghi, ma è evidente che il francese - per quanto stia disputando la migliore stagione della carriera - non può trasformare i suoi compagni in una squadra. A questo si aggiunge la sfortuna di De Jong, che finisce in un rocambolesco fuorigioco sul gol annullato ad Alex, e la fortuna di Mexes, autore di un autogol che lo avrebbe perseguitato a vita se solo Palacio non avesse atterrato Antonelli un secondo prima, inducendo l'arbitro ad annullare ancora. Morale: Milan nono e Inter decima, rispettivamente con 43 e 42 punti.

L'altro derby di giornata, quello a distanza fra Roma e Lazio per il secondo posto, si chiude con un risultato che in pochi avevano pronosticato. Dopo il 2-0 patito sabato sera dai biancazzurri allo Juventus Stadium (orfani di De Vrij, Mauricio e Cana regalano due gol a Tevez e Bonucci), domenica i giallorossi mancano clamorosamente l'appuntamento con il controsorpasso, facendosi fermare sull'1-1 all'Olimpico dall'Atalanta e incamerando così il 13esimo pareggio della collezione. In rete Totti e Denis, entrambi su rigore. Ora Roma e Lazio sono appaiate al secondo posto con 58 punti.

“Preferisco tenere le parole per i miei giocatori domani - commenta Garcia -. Poche cose hanno funzionato oggi, altrimenti avremmo vinto. Abbiamo giocato male tutti, anche l’Atalanta e pure l’arbitro. Sul piano difensivo stiamo bene dall’inizio della stagione, anche se sono cambiati molti giocatori. Sul piano offensivo invece dobbiamo fare più gioco, oggi non mi spiego l’atteggiamento della squadra. Avevamo troppi assenti e quindi meno qualità”.

Si rallegra invece il Napoli, che recupera terreno (53 punti) battendo 3-0 in trasferta il Cagliari del contestatissimo Zeman, penultimo a quota 21. A segno Callejon e Gabbiadini, con in mezzo l'autorete di Balzano. Gli azzurri allungano così anche sulla Samdoria (50 punti), fermata sabato sullo 0-0 dal Cesena (terzultimo con 23 punti). Questa sera la Fiorentina, impegnata contro il Verona, ha l'occasione di conquistare il quarto posto in solitaria.

A metà classifica, finisce 1-1 lo scontro fra Torino e Sassuolo, deciso dai rigori di Berardi e Quagliarella. Stesso risultato fra Chievo e Udinese, con Pellissier al secondo gol in una settimana e Cesar che salva momentaneamente la panchina di Stramaccioni con un'autorete. Pari anche fra Empoli e Parma, che danno vita a un 2-2 firmato da Lodi, Maccarone (alla 200esima in Serie A), Tonelli e poi, finalmente, Belfodil, che si sblocca dopo una pausa di riflessione durata appena 45 gare. Infine, Palermo batte Genoa 2-1 con una doppietta di Chochev ispirata da Dybala.

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Un punto non fa primavera, ma fa notizia. Soprattutto nella Capitale. La Lazio coglie la sua ottava vittoria consecutiva battendo in casa 4-0 l'Empoli (a segno tutto l'attacco biancoceleste: Mauri, Klose, Candreva, Anderson) e supera così in classifica i cugini della Roma, fermati a Torino dall'ennesimo pareggio (1-1 con rigore di Florenzi e tap-in di Maxi Lopez).

La squadra di Pioli sale al secondo posto con 58 punti, contro i 57 dei giallorossi, ma la festa è rovinata da due infortuni eccellenti: Parolo un mese fuori per una frattura a una costola, De Vrij costretto a uscire per una distorsione al ginocchio. E la settimana prossima la Lazio è attesa dalla Juve a Torino, mentre la Roma, impegnata in casa contro l'Atalanta, darà l'assalto per rimettere la testa davanti.

Un altro sorpasso importante andato in scena ieri è quello del Napoli ai danni della Fiorentina, arrivato al termine di uno scontro diretto senza storia. I partenopei battono i viola 3-0 con le reti di Mertens, Hamsik e Callejon, salendo così a 50 punti, un più dei toscani. Gli azzurri si rilanciano nonostante una clamorosa svista arbitrale su Higuaìn (palla oltre la linea dopo la traversa e giudice di porta ancora a fare da spettatore non pagante). La squadra di Montella, invece, fallisce un altro esame di maturità, perdendo malamente un altra partita decisiva in chiave europea dopo lo 0-4 di qualche settimana fa contro la Lazio.

Ma non basta: il Napoli torna addirittura quarto, superando di una lunghezza anche la Sampdoria, che nel posticipo di giornata rimedia un pareggio 1-1 in casa del Milan (a segno Soriano e De Jong).

Oltre alla formazione di Benitez si rilancia anche l'Inter (41 punti), che probabilmente non ha più molto da chiedere a questo Campionato, ma in uno degli anticipi di giornata dà comunque una bella prova d'orgoglio stravincendo fuori casa contro il Verona. Il 3-0 finale porta le firme del solito Icardi, dell'ondivago Palacio e dello sfortunato Moras, autore di un'autorete nel finale. C'è gloria anche per Handanovic, che si conferma ipnotista dagli 11 metri parando un rigore a Toni.

Nella parte bassa della classifica i veneti vengono così avvicinati dall'Atalanta, che sale a 29 punti battendo 2-1 il Sassuolo (35 pt) grazie a una doppietta di Denis. Stavolta non c'è l'acrobata Pinilla, ma non serve: anche el Tanque si esibisce in uno spettacolare gol in rovesciata.

Con questo risultato dei bergamaschi, la zona retrocessione assume ormai dei contorni apparentemente definitivi, a meno di miracoli non pronosticabili. Il Cesena, terzultimo, perde 1-0 contro il Chievo (a segno nel finale con l'immortale Pellissier) e rimane inchiodato a 22 punti, vedendo scappare i gialloblu a quota 35 (altro sorpasso fra cugini, visti i 33 punti del Verona). In penultima posizione rimane il Cagliari, battuto 2-0 dal Genoa con i gol di Niang e Falque, ma anche tormentato da una bella dose di sfortuna (nel primo tempo, sullo 0-0, la squadra di Zeman colpisce tre pali in un quarto d'ora).

L'ultima casella della classifica, nemmeno a dirlo, spetta al Parma, che però conferma di essere diventata tutta un'altra squadra dopo il fallimento della società, che ha evidentemente liberato i giocatori dalle angosce e dalle false speranze degli ultimi mesi. Certo, il risultato non era comunque prevedibile: al Tardini cade nientemeno che la Juve, la capolista, che prima di questa incredibile trasferta aveva qualcosa come 57 punti in più della formazione di Donadoni (ma anche, evidentemente, la testa alla Champions).   

A centro classifica continua lo psicodramma dell'Udinese, travolta al Friuli dal Palermo, che ne fa tre (missile di Lazaar seguito dalle reti di Rigoni e Chochev) e prende anche due pali. Di Natale timbra come sempre il cartellino, ma quest'anno le magie di Totò sembrano non bastare.

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Sembra quasi che Bruxelles abbia imposto all'Italia anche un taglio del talento nei piedi. Il pareggio rimediato sabato nel finale contro la Bulgaria è solo l'ultimo capitolo di questo processo involutivo, che prosegue ormai da anni. Antonio Conte ha lasciato la Juventus l'anno scorso perché, in assenza di prestigiose panchine europee su cui piazzarsi, ha forse pensato di poter vestire i panni del rifondatore azzurro. Dopo due mondiali conclusi senza riuscire a passare il girone, il ct pugliese ha sperato di essere l'uomo del riscatto, quello della "volta buona" per "cambiare verso". Una sorta di Renzi calcistico.

Purtroppo per tutti, questa aspirazione si è rivelata vana per due ordini di motivi. Il primo riguarda la Lega e le società: un calcio che sceglie come guida un Tavecchio e come sua spalla un Lotito non merita alcun rilancio europeo. L'incapacità finanziaria e manageriale dei grandi club di mantenere un alto profilo internazionale ha fatto il resto. La Serie A è orfana di campioni, non più all'altezza di tornei come la Premier o la Liga, ma piuttosto al livello della Primeira Liga portoghese: un campionato-ponte dove le stelle arrivano bambine per poi fiorire altrove, o dove i vecchi maestri si rifugiano per un tranquillo finale di carriera.

Il secondo motivo è legato al primo e ha a che vedere con l'attuale pochezza calcistica della nazionale italiana. Per bruttezza di gioco questa squadra è paragonabile - considerando il recente passato - solo a quella malamente traghettata da Donadoni, con la differenza che in quel caso i campioni c'erano, ma giocavano male, mentre oggi la mediocrità dei giocatori è sincera e non ammette recriminazioni.

In porta ce la caviamo ancora, perché dietro Buffon c'è Sirigu, uno all'altezza dei bei tempi che furono. In difesa, invece, inizia l'inspiegabile superbia degli italiani. Bonucci è riuscito a sostenere che la linea da lui composta insieme a Chiellini e Barzagli sia la migliore d'Europa. Strano, perché la Bulgaria non ha il reparto offensivo più letale d'Europa, ma è passata due volte nel primo quarto d'ora della partita, la prima - peraltro - grazie a un buco proprio del superbo Bonucci. Intendiamoci, la linea arretrata della Juve non è nemmeno la peggiore d'Europa. Eppure, senza l'aiuto di una diga chiamata Vidal, è tutta un'altra storia.

A centrocampo il rebus comincia con Verratti, geometrico e geniale con il Psg, spaesato e fuori giri in azzurro. In lui però dobbiamo credere, perché se questa squadra avrà mai un cervello, sarà quello del fantasista abruzzese. Per il resto, spostare Candreva dalla fascia al centro non si è rivelata un'idea brillante, così come quella di sostituire lo (pseudo)infortunato Marchisio con Bertolacci invece che con Parolo.

Lo psicodramma vero è però in attacco. Immobile e Zaza sono due cari ragazzi, ma hanno una caratteristica piuttosto evidente: non vedono la porta. Per quanto movimento possano fare, se tirano poco e quasi sempre fuori ci tocca sperare che tutti i nostri avversari siano cortesi come i bulgari nel farsi autogol. Meglio di entrambi sarebbe Gabbiadini, che la porta la vede eccome, anche se ieri ha partecipato al festival del gol sbagliato. Per fortuna a pareggiare ci ha pensato Eder, zittendo la polemica iper-provinciale sugli oriundi.

Detto ciò, finché si parla di Europei non siamo messi poi così male. A occhio e croce siamo quinti, se non altro perché quasi tutti gli altri stanno messi peggio. Dopo Germania, Olanda, Spagna e Francia, chi rimane? L'Inghilterra è in condizioni simili alle nostre, il Portogallo e la Svezia vivono entrambe di un solo giocatore, mentre la Repubblica Ceca non è più quella di Nedved.

La rosa più insidiosa è forse quella del Belgio, anche se agli ultimi mondiali non ha brillato. C'è poi la Svizzera, che è una squadraccia, ma non certo un'armata. In uno scenario simile, e con prospettive come le nostre, tutto sta nel capire se siamo in grado di accontentarci.

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La Roma guarisce dalla pareggite a Cesena, mentre la Samp scavalca il Napoli al quarto posto. Con i cugini laziali ormai ad un solo punto di distanza, i giallorossi tornano alla vittoria e difendono il secondo posto. Decide un gol del veterano De Rossi, ma la partita è da ricordare per il coraggio dimostrato da Rudi Garcia, che riesce a scuotere i suoi schierando Ucan e Doumbia dal primo minuto, facendo esordire Pellegrini nella ripresa e trovando finalmente una collocazione stabile per Florenzi, in veste di terzino e tra i migliori in campo.

Le prime tre posizioni della classifica, però, rimangono inalterate, perché oltre alla Roma vincono anche Juventus e Lazio. La capolista vendica la sconfitta dell'andata superando in casa il Genoa per 1-0. Decide ancora una volta Tevez, che conferma il proprio stato di forma strepitoso con un destro fulminante da posizione angolata. Nella ripresa, lo stesso argentino si fa parare un rigore da Lamanna, subentrato all'infortunato Perin. Poco male per la Signora: i punti di vantaggio sulla Roma rimangono 14 (67 a 53).

La Lazio mantiene invece a una sola lunghezza il distacco dai giallorossi battendo 2-0 il Verona all'Olimpico, in una partita senza storia. I capitolini vanno a segno immediatamente con il solito Anderson (stavolta di testa) e fanno il bis alla fine della prima frazione con un tracciante di Candreva su punizione. Nella ripresa i veneti si accontentano di non subire un'imbarcata, e i biancazzurri archiviano così la sesta vittoria consecutiva. 

Il vero scossone alla classifica lo dà però la Sampdoria, che trova il quarto successo di fila sconfiggendo l'Inter per 1-0 con una punizione al fulmicotone dell'italo-argentino Eder, fresco di convocazione in Nazionale da parte di Conte. I nerazzurri fanno dei passi avanti nel gioco rispetto alle brutte prestazioni europee contro il Wolfsburg e colpiscono una traversa sullo 0-0 con Icardi. Ma non basta: la squadra di Mancini rimane a 37 punti e si fa scavalcare di un punto dal Milan, vittorioso sabato per 3-1 sul Cagliari grazie a tre fattori: il talento di Menez, la fortuna di Mexes (autore dell'ennesimo gollonzo) e la fantasia dell'arbitro, che inventa un rigore per fallo fuori area di Ceppitelli su Cerci.

I blucerchiati, invece, approfittano dell'ennesimo passo falso del Napoli, che al San Paolo non va oltre l'1-1 contro l'Atalanta. La squadra di Benitez riesce perfino a limitare i danni, perché sono i bergamaschi ad andare in vantaggio con Pinilla, abile a smarcare il portiere sfruttando un erroraccio di Henrique. Il pareggio arriva solo all'89esimo con un colpo di testa da distanza ravvicinata di Zapata. Il Napoli è ora quinto a 47 punti (a -1 dalla Samp e a -5 dalla Lazio), ma avrebbe potuto scivolare anche in quinta posizione, se la Fiorentina non si fosse fatta riacciuffare sul 2-2 dall'Udinese.

Ai viola, ora a 46 punti, non basta un inusitato uno-due di Mario Gomez, che nella ripresa firma una doppietta in pochi minuti ribaltando il gol segnato da Wague per i friulani nel primo tempo. Il 2-2 finale è siglato dal greco Koné, su assist di Di Natale.

Nella parte bassa della classifica il risultato più importante è quello del Chievo, che battendo 1-0 il Palermo con un gol di Paloschi (che poi sbaglia malamente un calcio di rigore) agguanta in classifica a 32 punti sia il Verona sia il Sassuolo. I neroverdi, infatti, vengono travolti fuori casa per 3-1 dall'Empoli, che sale a quota 33 trascinato da uno scatenato Saponara, autore di due gol e un assist. Infine, ventesima sconfitta stagionale per l'ormai fallito Parma, battuto 2-0 dal Torino (39 punti) con le reti di Maxi Lopez e Basha.

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Ennesimi passi falsi di Napoli e Inter nella corsa all'Europa. I nerazzurri nel posticipo si fanno fermare sull'1-1 dal Cesena, sprecando l'opportunità di avvicinare il quinto posto in attesa di Fiorentina-Milan e Roma-Sampdoria. Il primo tempo si chiude addirittura con i romagnoli in vantaggio grazie a un bel pallonetto di Defrel, che buca al centro la difesa interista e scavalca un Handanovic fermo a metà strada. La ripresa si apre invece con gli uomini di Mancini che sembrano scuotersi dal torpore: prima un gol in rovesciata annullato ingiustamente a Icardi, poi assist dello stesso argentino per il connazionale Palacio, che pareggia sottoporta.

La rimonta sembra scontata, vista la pochezza difensiva del Cesena, ma l'Inter torna a essere confusionaria e non sfrutta nessuna delle tante occasioni create. Alla fine rischia perfino d'incassare il raddoppio di Rodriguez, che s'incarta sottoporta. Ai bianconeri manca anche un rigore piuttosto solare per un fallo di Ranocchia su Carbonero. Alla fine, però, arriva un pareggio che non serve a nessuno: l'Inter sale a 37 punti, a -5 (per il momento) dall'Europa, mentre il Cesena aggancia il Cagliari al penultimo posto con 21 punti.

Va ancora peggio al Napoli, che nella partita delle 18 viene sconfitto 2-0 da un Verona in stato di grazia. Nei primi 20 minuti della partita i veneti dominano e passano in vantaggio con una grande giocata di Toni, ancora capace di movimenti da grande attaccante nonostante i 37 anni. La reazione degli azzurri è poca cosa, anche perché Benitez ha scelto di lasciare in panchina Higuaìn, Callejon e Gabbiadini. Tutte e tre le punte di diamante dell'attacco partenopeo vengono inserite nella ripresa, quando ormai la frittata è fatta: il raddoppio veronese è timbrato ancora da Toni, stavolta su assist di Hallfredsson, autore di un coast-to-coast entusiasmante sulla fascia sinistra. Il Napoli rimane così inchiodato a 46 punti, al pari della Lazio, che però deve giocare oggi contro il Torino. Il Verona, invece, sale a 32 punti e probabilmente dà uno strappo decisivo nella corsa per la salvezza.

Fra le grandi, l'unica a vincere è la Juventus, che passa di misura a Palermo grazie a un bel sinistro a giro di Morata (entrato dalla panchina) e si porta momentaneamente a +14 sulla Roma. Il destino del Campionato è ormai difficilmente discutibile, per cui agli uomini di Allegri non resta che concentrarsi sulla difficile sfida che li attende mercoledì a Dortmund per il ritorno degli ottavi di Champions League. I rosanero restano invece a 35 punti, esattamente a metà classifica.

Tre lunghezze più in basso dei siciliani si affacciano Udinese e Sassuolo. I friulani fanno 0-0 contro l'Atalanta (che non vince dal primo febbraio e galleggia pericolosamente a 25 punti, appena 4 in più rispetto alla zona retrocessione), mentre il Sassuolo schianta in casa 4-1 quel che resta del Parma (ancora incapace di agguantare almeno la doppia cifra, con soli 9 punti). Il mattatore della giornata è Sansone, autore di una doppietta, di un assist per Missiroli e dell'azione da cui scaturisce il rigore poi trasformato da Berardi.

Nella zona bassa della classifica fanno altri passi avanti sia l'Empoli (30 punti) sia il Chievo (a quota 29). Il risultato più sorprendente è quello della squadra di Maran, capace di sbancare Marassi con una doppietta di Paloschi, che evidentemente vede rosso quando gli si para davanti il Genoa, sua ex squadra contro cui ha già segnato ben sette gol. I liguri, per parte loro, con questa prestazione da dimenticare si fanno raggiungere in classifica dall'Inter.

L'Empoli, invece, trasforma in una beffa il ritorno di Zeman sulla panchina del Cagliari. I sardi dominano nel primo tempo, passano con Joao Pedro e colpiscono due pali, ma vengono ripresi al 92esimo da Vecino. Per la formazione di Sarri è il settimo risultato utile consecutivo.


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