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A dieci giorni dal Natale, le due genovesi portano a Roma un pacco regalo con dentro due punti. Quella dei giallorossi sembrava la partita più difficile, invece alla fine la squadra di Garcia vince a Marassi e approfitta del pareggio casalingo della Juventus contro la Sampdoria, portandosi così a un solo punto dalla capolista (36 contro 35).
Eppure, com'era prevedibile, contro il Genoa non è stata una passeggiata. L'uomo del match per i capitolini è Radja Nainggolan, che prima si procura un rigore facendo espellere il portiere avversario Perin, poi, una decina di minuti più tardi, segna il gol partita con una girata splendida dal limite dell'area. Poco importa che Ljajic si faccia parare il penalty da Lamanna, al primo pallone toccato in Serie A. Nella ripresa la Roma non sfrutta la superiorità numerica e rischia la beffa nel finale, me il pareggio al 92esimo di Rincon è in fuorigioco.
La mancanza di cattiveria costa invece molto caro ai bianconeri, che per la prima volta nel 2014 escono dallo Juventus Stadium senza la vittoria in tasca. Gli 11 di Allegri collezionano occasioni, ma riescono a sfruttare solo la più improbabile, passando con un colpo di testa del brevilineo Patrice Evra. Ma un gol contro questa Samp non basta. Due palloni finiscono sul sinistro al vetriolo di Manolo Gabbiadini (cartellino per metà della Juve): il primo s'insacca nell'angolino, il secondo viene miracolosamente deviato da Buffon.
I due risultati delle genovesi avvantaggiano anche la Lazio, che affianca proprio Samp e Genoa al terzo posto con 26 punti. Nell'anticipo di sabato sera, i biancocelesti travolgono l'Atalanta (14 punti) con un 3-0 maturato nella ripresa. Vanno a segno Mauri (due volte) e Lulic, ma per Pioli la più bella sorpresa è il risveglio della bella addormentata Felipe Anderson, che, con l'infortunio di Candreva, si è finalmente ricordato di essere uno che giocava nel Santos insieme a Neymar.
In quarta posizione, il Milan aggancia il Napoli battendo nello scontro diretto proprio gli azzurri. Il posticipo di San Siro finisce 2-0 per i rossoneri, a segno con Menez e Bonavenura. Il francese, all'ottavo gol in Campionato, conferma il suo stato di grazia saltando con continuità i tremebondi difensori partenopei. Ci mette del suo anche Benitez, che per 70 minuti lascia da solo in attacco un nervosissimo Higuaìn. L'argentino si rianima quando gli viene affiancato Zapata, ma ormai è troppo tardi.
A metà classifica altro passo falso dell'Udinese (21 punti), battuta in casa e in rimonta dal Verona (a quota 17), che non vinceva da otto partite. Come fossimo nel 2004, le prime due reti le segnano Di Natale e Toni (al 300esimo gol tra i professionisti), entrambi classe 1977. A decidere è però una botta a occhi chiusi del polisillabico greco Christodoulopoulos.
I friulani si fanno così sorpassare dalla Fiorentina, che sale a 23 punti grazie al rotondo e facile successo sul Cesena, travolto 4-1. Al Manuzzi i viola passano sulla squadra di Di Carlo grazie alle reti di Borja Valero, Savic, Gonzalo Rodriguez ed El Hamdaoui. Il montenegrino segna anche un'autorete, complice una papera di Neto.
Nelle retrovie, inutile e triste pareggio fra Parma e Cagliari, rispettivamente ultima e terzultima con 6 e 12 punti. Lo 0-0 finale non aiuta nessuna delle due squadre a rialzare la testa, ma è anche un risultato inevitabile quando a dominare in campo è la paura di perdere.
Aspettando Empoli-Torino e Chievo-Inter, chiude il quadro della giornata il 2-1 con cui il Palermo supera il Sassuolo nell'altro anticipo. Succede tutto ai due estremi della partita: Rigoni segna al terzo minuto, Pavoletti pareggia all'85esimo e nel recupero Belotti riporta avanti i rosanero, che salgono così a 21 punti, superando di due lunghezze proprio la squadra di Di Francesco.
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Con un retropassaggio suicida finito tra le fauci di Théréau, Palacio condanna l'Inter alla seconda sconfitta consecutiva. Nella giornata delle rimonte (sei in tutto), l'Udinese vince 2-1 il posticipo di San Siro e si rilancia in classifica a 21 punti, agganciando il Milan e staccando di 4 lunghezze proprio i nerazzurri. Gli uomini di Mancini giocano bene nel primo tempo, non concedono nulla e mettono pressione agli avversari, ma vanno a riposo con un solo gol di vantaggio, siglato da Icardi su imbucata di Guarin. La ripresa ha però un altro volto: l'Inter rallenta vistosamente, imballata a centrocampo e fragile come sempre in difesa, mentre i friulani si svegliano e trovano il pareggio con Bruno Fernandes. La follia del Tenza fa il resto.
Domenica amara anche per i cugini dell'altra metà di Milano, beffati a Marassi da una zuccata vincente dell'ex Antonelli. I rossoneri non hanno abbastanza muscoli per tenere testa alla corazzata Genoa, capace di un'intensità di gioco ormai sconosciuta a quasi tutta la Serie A. Per i rossoblu è il nono risultato utile consecutivo, che vuol dire anche terzo posto solitario con 26 punti.
A farne le spese è il Napoli, che in classifica si vede sorpassare di due lunghezze proprio dal Grifone. E dire che per gli azzurri poteva andare peggio. Al San Paolo, infatti, l'Empoli gioca un'ora di grande calcio: prima passa con Verdi, poi spreca due colossali occasioni, infine raddoppia con Rigoni. Di lì in avanti, però, i toscani scompaiono e i ragazzi di Benitez trovano il pareggio con i gol di Zapata e De Guzman. Proprio l'olandese nel finale si ritrova sui piedi la palla della vittoria, ma la spreca, così come Callejon e Higuaìn, che buttano al vento altri due match point.
I partenopei hanno ora un solo punto di vantaggio sulla Lazio (a quota 23), che sul campo del Parma torna alla vittoria. Anche in questo caso si tratta di una rimonta: al colpo di testa vincente di Palladino (arrivato dopo un gol ingiustamente annullato a Gobbi) i biancazzurri rispondono con il pareggio di Mauri allo scadere del primo tempo e con il primo gol in Serie A di Anderson nella ripresa. Alla fine, per i capitolini è il massimo risultato con il minimo sforzo, vista la scarsa resistenza degli avversari, che con il passare dei minuti si sfaldano mettendo in luce gigantesche lacune tecniche e tattiche. Per gli emiliani, sempre più ultimi con soli 6 punti, è la 12esima sconfitta su 14 partite.
All'altro capo della classifica, Juventus e Roma continuano la loro corsa a tre punti di distanza (rispettivamente 35 e 32). Stavolta però, le prime della classe devono accontentarsi di due pareggi, anche se dal sapore diverso. I bianconeri non vanno oltre lo 0-0 a Firenze, ma recriminano per un rigore non dato su fallo di mano di Pizarro (che però arriva dopo analoghe proteste dei viola per una trattenuta in area di Chiellini su Gomez).
I giallorossi, invece, vengono fermati 2-2 in casa dal Sassuolo, ma tirano un sospiro di sollievo: dopo la doppietta di Zaza e l'espulsione di De Rossi, il punto incamerato grazie ai due gol di Ljajic nel finale vale oro.
In attesa di Cagliari-Chievo e Verona-Sampdoria, completano il quadro della giornata due partite rocambolesche: il 2-2 fra Torino e Palermo, con i siciliani raggiunti due volte (in rete Rigoni, Martinez, Dybala e Glik), e il 3-2 dell'Atalanta sul Cesena, che è la madre delle rimonte di giornata. I romagnoli, infatti, vanno in vantaggio per 2-0 con la bella doppietta del francese Defrel, ma vengono raggiunti e superati dalle reti di Benalouane, Stendardo e Maxi Moralez. Il gol partita arriva su un pasticcio imbarazzante dei difensori Capelli e Leali. Peggiore anche del retropassaggio di Palacio.
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Unite dalla stessa pioggia che bagna Torino e la Capitale, Juventus e Roma regalano alla Serie A due partite d'alto livello, di quelle che eravamo abituati a vedere fino a qualche anno fa, e con le rispettive vittorie su Torino e Inter continuano a guidare la classifica separate da soli tre punti (34 a 31). Il risultato più sofferto è quello dei bianconeri, che s'impongono all'ultimo respiro nel derby della Mole.
Nel primo tempo gli uomini di Allegri passano in vantaggio con un rigore di Vidal, pareggiato da un capolavoro memorabile di Peres, capace di correre da un capo all'altro del campo prima di scaricare un missile incrociato che scheggia il palo e s'insacca. Quella del Toro (12 punti) è una partita eroica, in stile Ventura: catenaccio granitico e contropiede. Quagliarella sfiora anche un clamoroso gol dell'ex, ma nel finale i granata subiscono la beffa più atroce: all'ultimo secondo del recupero, quando la Juve sembrava ormai imballata e rassegnata al pari, Pirlo indovina un destro chirurgico da fuori.
Meno tattica e più spettacolare la sfida dell'Olimpico, dove i giallorossi battono 4-2 l'Inter (17 punti). A fare la differenza è l'organizzazione di gioco: gli uomini di Mancini s'impegnano ma, senza Kovacic e Hernanez, a centrocampo mancano i piedi capaci di accendere la luce. In difesa, invece, evidentemente il problema non era Vidic: la linea nerazzurra è lenta, dormigliona, orfana un leader capace di chiamare i movimenti.
E gli attaccanti della Roma entrano che è una meraviglia: prima Ljajic e Gervigho combinano per l'1-0 passando entrambi davanti ai difensori interisti, poi Manolas divora in un sol boccone il duo Campagnaro-Ranocchia e scaraventa in porta. L'Inter però ha cuore e pareggia due volte: nel primo tempo con lo stesso Ranocchia, di testa da corner, nel secondo con una zampata deviata di Osvaldo, che poi scioccamente irride i suoi ex tifosi. Dopo due minuti dall'esultanza guascona dell'italoargentino, però, l'ennesimo colpo di sonno della difesa nerazzurra offre a Pjanic un cioccolatino da spingere in porta per il 3-2. Lo stesso bosniaco chiude i conti con una punizione mortifera in pieno recupero.
L'altra notizia di giornata è il risultato del Genoa, che - aspettando Sampdoria-Napoli - si gode 24 ore in solitaria al terzo posto con 23 punti. I gialloblu passano sul campo del Cesena (penultimo a quota 8) con i gol di Matri, Antonelli e Burdisso. A referto anche due calci di rigore sbagliati, uno per parte.
Un gradino sotto i liguri si rifà vivo il Milan, che torna alla vittoria dopo più di un mese e sale a 21 punti. Decisivo Menez, che condanna l'Udinese prima con un rigore, poi con un'azione personale. La squadra di Stramaccioni, dopo le scintille d'inizio stagione, scivola così a metà classifica, a 18 punti.
Il risultato di San Siro penalizza anche la Lazio (21 punti), che si fa scavalcare in classifica proprio dai rossoneri. Nell'anticipo di giornata, i biancazzurri non vanno oltre lo 0-0 sul campo del Chievo (terzultimo a quota 10), offrendo peraltro una prestazione che lascia più di un dubbio sulla preparazione atletica della squadra, ormai abituata a calare vistosamente fra primo e secondo tempo.
Si avvicina a un punto dei capitolini la Fiorentina, trionfante 4-0 sul campo del Cagliari (11 punti). Il risultato sembra bugiardo, ma in realtà è coerente con la filosofia zemaniana: i sardi creano tonnellate di palle gol, ma per gli attaccanti non è giornata, mentre in difesa si moltiplicano le solite amnesie. Oltre a Mati Fernandes (autore di una doppietta) e a Cuadrado, segna perfino Gomez, interrompendo uno psicodramma che durava ormai da 259 giorni.
Non si arresta invece lo psicodramma del Parma, che perde l'11esima partita sulle 13 giocate ed è sempre più ultimo a quota 6. Stavolta gli uomini di Donadoni vengono sconfitti fuori casa dal Palermo (17 punti), che s'impone 2-1 con i gol di Dybala e Barreto, intervallati dall'inutile pareggio di Palladino.
Chiude il quadro della giornata la vittoria del Sassuolo, che rimonta la rete iniziale di Moras per il Verona con le marcature di Sansone e Taider. I neroverdi si proiettano a metà classifica con 18 punti, mentre i veneti - fermi a 14 - continuano nella loro lenta discesa.
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La riscossa nel segno di Mancini non è arrivata, ma quello di ieri sera è per l'Inter un punto guadagnato. Il derby di Milano va in archivio con un pareggio giusto, frutto di un gioco bloccato a livello tattico, scarso a livello tecnico, ma con un ritmo più vivace del solito. Decidono un gol per tempo: il Milan passa con un bel piattone sul palo lungo firmato Menez, i nerazzurri rispondono con un diagonale lento ma preciso di Obi dal limite dell'area. A pesare, però, sono soprattutto le palle gol sprecate. E chi ha più da recriminare sono i rossoneri, che falliscono due clamorose occasioni per il 2-1: prima con El Shaarawy, che solo davanti ad Handanovic spara sulla traversa, poi con Bonaventua, che allo scadere tira fuori di un centimetro. Per i nerazzurri è Icardi a sbagliare: nel primo tempo a tu per tu con Diego Lopez, nella ripresa con una girata (non facile, per la verità) che pizzica l'incrocio.
Le indicazioni per i due allenatori, tuttavia, non mancano: Inzaghi potrebbe forse rassegnarsi al fatto che aspettare Torres non darà migliori risultati dell'attesa di Godot; Mancini sfata invece un mito mazzarriano e nel finale riesce a far giocare insieme Kuzmanovic, Guarin, Hernanez e Kovacic. Il giovane croato è però penalizzato dalla posizione di partenza, troppo defilata, e la fluidità della manovra ne risente non poco.
Le due milanesi continuano così a galleggiare a metà classifica: il Milan a 18 punti, l'Inter a 17. La distanza dalle due regine del Campionato è ormai abissale: in virtù delle vittorie in trasferta nei due anticipi (rispettivamente 3-0 sulla Lazio e 2-1 sull'Atalanta), la Juve viaggia a 31 punti, seguita dalla Roma a quota 28.
Rimane in terza posizione il Napoli (22 punti), che però getta alle ortiche un'occasione assai ghiotta. Al San Paolo gli uomini di Benitez vanno in vantaggio prima 2-0, poi 3-2, ma si fanno rimontare dal Cagliari e alla fine portano a casa un solo punto. E' certamente un risultato non insolito quando in campo c'è una squadra di Zeman, ma di recente anche il Napoli non scherza quanto a mancanza di equilibrio fra i reparti: Higuaìn va a segno per la quinta partita consecutiva e De Guman sta emergendo, ma la difesa colleziona errori di ogni tipo e non consente quasi mai agli azzurri di gestire in tranquillità i gol segnati.
Chance sprecata anche la Sampdoria (21 punti), che non riesce a tornare da sola nell'ultima casella buona per la Champions. I blucerchiati, infatti, si fanno fermare sull'1-1 dal Cesena (penultimo a quota 8), pur dominando in lungo e in largo per l'intera partita. Al gol dell'ex di Lucchini risponde l'autorete di Nica. Nel finale gli emiliani si salvano grazie a un filotto di parate prodigiose del portiere Leali.
L'ennesimo pareggio della giornata è quello fra Udinese (18 punti) e Chievo (terzultimo a 9): i friulano passano in vantaggio con il 200 gol in Serie A di Totò Di Natale, alla sua 400esima presenza, ma la festa viene rovinata nel finale da una cannonata a lunga gittata di Radovanovic.
Aspettando Genoa-Palermo, chiudono il quadro della giornata tre vittorie esterne. La più importante è quella della Fiorentina sul campo del Verona: al Bentegodi i viola passano con i gol di Gonzalo Rodriguez e Cuadrado, separati dal momentaneo pareggio di Nico Lopez su grande assist di Toni. La squadra di Montella arriva a 16 punti e supera così in classifica proprio il Verona, fermo a 14.
I veneti vengono scavalcati anche dal Sassuolo (15 punti), capace di vincere 1-0 in casa del Torino (12 punti). Eroi di giornata il portiere Consigli, che para un rigore a Sanchez Mino, e il pragmatico Floro Flores, che decide la partita con una zuccata a pochi minuti dalla fine, dopo che Zaza e Berardi aveva sbagliato l'impossibile sottoporta.
Infine, notte fonda per il Parma, che perde al decima partita su 12 e rimane ultimo a quota 6. Stavolta al Tardini passa l'Empoli, che vince grazie alle reti di Vesino e Tavano, bissando la vittoria della giornata precedente contro la Lazio e portandosi così a 13 punti.
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Con la Roma a tre punti dalla prima, tra Napoli, Sampdoria e Lazio la lotta per il terzo posto in classifica continua. Ma sia chi si trova al secondo che al terzo posto ha scarsa importanza quando chi è al primo rifila 7 gol all’ultima. La Juventus di ieri ha letteralmente umiliato il Parma di Donadoni e i suoi tre delanteros - Llorente, Tevez e Morata - hanno inviato un messaggio chiarissimo alla Roma e alle altre 18: non è cosa nemmeno per quest’anno.
Nemmeno le argute domande del post-gara da parte dei commentatori di Sky sono riuscite a fornire una storia alla partita. Da segnalare per bellezza il 4 a 0 firmato Tevez: 70 metri di campo con un misto di forza, velocità, controllo di palla e precisione da parte dell’apache che s’invola, solca la prateria scansando i nemici e scocca la freccia. Del Piero, che della Juventus è stato icona assoluta e che davvero meritava un altro trattamento dalla famiglia Agnelli, ha festeggiato ieri i suoi 40 anni e piace pensare che la squadra gli abbia voluto concedere un omaggio.
Il Parma, invece, con l’eccezione della vittoria ottenuta sull’Inter di Mazzarri, continua a collezionare sconfitte e già dopo l'undicesima giornata si cerca di capire come cercare di evitare il tracollo della B. Lo scorso anno aveva stupito tutti per qualità e risultati e non è certo colpa dei nuovi innesti se dopo pochi mesi vive il tracollo, così come Donadoni rimane un buon tecnico. Sarà dunque importante rivedere conti, acquisti e cessioni e, nel frattempo, far fare le valigie a Leonardi, che dal suo amico Moggi ha imparato poco.
La Roma non resta a guardare la Juventus e affonda il Torino con un secco 3 a 0. Dopo otto minuti già in vantaggio e con la partita in mano per novanta minuti, in alcuni momenti ha mostrato quello che da lei ci si aspetta: calcio veloce ed efficace. Che la squadra di Garcia abbia difficoltà a ritrovare assetti ed entusiasmo sarà anche vero, ma solo lei è in grado d’insidiare il primato ai bianconeri. E’ vero, la Roma ha perso contro le grandi, dal Bayern alla Juve, al Napoli, ma resta comunque una squadra capace di mantenere un cammino che punta allo scudetto. I pochi punti che la separano dla primo posto possono essere decisivi, soprattutto se la Juventus dovesse trovare un periodo di difficoltà.
Dopo la vittoria sulla Roma, il Napoli, pretendente ad un posto in Champions, batte sul suo campo la Fiorentina, pretendente Europa league. La squadra di Benitez sembra aver ritrovato gli equilibri tattici che nascondono le pesanti lacune difensive ed esaltano un attacco straordinario, dove spicca il pipita Iguain che anche ieri ha timbrato il cartellino.
Poteva finire con un punteggio più rotondo, ma difficilmente con maggiori emozioni la partita tra Sampdoria e Milan che ha dato il via al turno settimanale di campionato prima della sosta. Le due squadre sono sembrate figlie più o meno maggiorenni dei rispettivi allenatori ed hanno dato vita ad una gara emozionante e aperta fino all’ultimo minuto. E se ormai Mihajlovic è in pieno possesso della sua squadra, che da lui ha ereditato il carattere, il Milan di Inzaghi è riuscito a recuperare una partita che sembrava potesse perdere, dimostrando comunque determinazione e voglia di non arrendersi. Il Milan, che dopo un anno ritrova la via del gol per El Shaarawy, sembra voler confermare come il baratro degli anni scorsi abbia trovato soluzione di continuità. La Samp resta dunque al terzo posto in classifica e alzi la mano chi l’avrebbe previsto ad inizio del torneo.
Una doppietta di Icardi e Handanovic che para un rigore non sono bastati all’Inter per andare oltre il pareggio contro il Verona. Era dagli anni ’90 che il Verona non prendeva un punto a Milano. Tutto il secondo tempo in dieci per l’espulsione di Medel che ha causato un rigore parato da Handanovic, ma questa non è una notizia. Così come non è una notizia il volume poderoso di fischi che il Meazza rilascia a Mazzarri, davvero incapace di costruire calcio. E sebbene abbia giocato una buona partita per impegno e corsa, la squadra nerazzurra non ha proprio una idea che è una del che fare quando si trova in possesso di palla, né cosa sia la velocità, pero non parlare di una condizione fisica pessima. Mazzarri, invece di accampare scuse, dovrebbe dire chiaramente che ha voluto questo telaio di squadra ed assumersi le proprie responsabilità. Invece di dire come mai contro l’Inter tutti giocano la miglior partita dovrebbe accorgersi che lo fanno perché solo l’Inter ti permette di giocare bene. Questo dovrebbe dire l'allenatore più pagato, ma questa è l ragione per la quale non se ne andrà di sua sponte.
Certo è che risulta evidente come questo anticalcio è unico modulo che conosce e la paura di perdere è ormai il sentimento che guida. Ed è inutile che dica che ha ottenuto risultati (in 20 anni una coppa Italia, via..), perché puoi anche pensare che coprire sia l’unico gioco e che si debba affondare il colpo solo in contropiede, ma se non hai Cavani, Lavezzi ed Hamsick diventa arduo. L’Inter ha una caratteristica precisa: pur disponendo di giocatori di buona tecnica, nessuno azzarda un dribbling o un passaggio di prima, la squadra non gioca nemmeno a due tocchi e il 50 per cento dei passaggi sono indietro. Se Thohir si tiene Mazzarri, otterrà due risultati: quello di vedere l’Inter fuori dall’Europa e quello di rompere il feeling con i tifosi, già non proprio ottimo. Inevitabile, del resto, per un imprenditore che ha preso l’Inter per guadagnarci soldi e farsi un nome, non per investirci e vederla vincere.
L’Empoli, batte la Lazio e ne interrompe la serie positiva che durava da sei giornate. La squadra toscana è ben messa in campo, gioca un buon calcio pur senza disporre di stelle e, nonostante in molti ancora non apprezzino, rende la vita complicata a chiunque. Tra Genoa e Cagliari arriva un pareggio che è il risultato meno atteso tra Zeman e Gasperini, mentre Il Chievo batte il Cesena e l‘Udinese pareggia con il Palermo dimostrando che Stramaccioni deve ritrovare il bandolo della matassa per ricominciare a vincere. Sassuolo e Atalanta pareggiano, buono il punto per entrambe.