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Il Napoli manca un'altra occasione per dare la caccia al secondo posto. Nel posticipo del San Paolo gli azzurri vanno in vantaggio 2-0 nella ripresa sull'Inter grazie a un colpo di testa di Hamsik (perso dallo smemorato Juan Jesus) e a un destro a giro capolavoro di Higuaìn. Sembra fatta, ormai la Roma è a soli due punti. E in vece no. Nell'ultimo quarto di partita l'Inter si sveglia e, seppur in modo confusionario, riesce nell'impresa.
Dopo una mischia in area, Palacio accorcia le distanze con un destro che passa fra mille gambe e s'insacca. Poi, nel finale, lo stesso argentino si procura un calcio di rigore lasciandosi cadere dopo un tocco ingenuo sulla sua spalla di Henrique, che si fa anche espellere. Dal dischetto va Icardi, che, forse innervosito da un laser partenopeo negli occhi, si vendica con un cucchiaio spietato. Finisce 2-2: l'Inter sale a 36 punti, raggiungendo il Torino, mentre il Napoli arriva a 46, rimanendo a -4 dalla Roma.
E dire che i giallorossi ce la stanno mettendo veramente tutta per farsi riacciuffare dagli uomini di Benitez. A Verona, contro il Chievo, i capitolini infilano nella collana l'ottavo pareggio nelle ultime nove partite, il quarto consecutivo. E, per di più, soffrendo: lo 0-0 finale lascia più rimpianti ai gialloblu, ora a 26 punti (+6 dalla zona retrocessione). Questa sera, contro il Sassuolo, la Juventus si gioca l'ennesimo match point per uccidere definitivamente questo Campionato.
Aspettando l'altro incontro del lunedì, Lazio-Fiorentina, si rifà viva la Sampdoria, che agguanta momentaneamente i viola a 42 punti dopo la bella vittoria per 2-0 sul Cagliari (in rete De Silvestri e Eto'o, 1.390 giorni dopo il suo ultimo gol in A con la maglia dell'Inter). Per i sardi è crisi sempre più nera: la squadra di Zola non sa più vincere e ormai è penultima a 20 punti, raggiunta dal Cesena (che pareggia in casa 0-0 contro il Palermo) e staccata di 4 lunghezze dall'Atalanta (0-0 anche dei bergamaschi in casa del Parma, tornato finalmente in campo dopo il circo degli orrori societari).
Perdono contatto con la zona alta della classifica Genoa e Torino, rispettivamente al 37 e 36 punti. Ai liguri, impegnati sul campo di Empoli (29 punti), non basta la nuova invenzione del resuscitato Niang, perché i toscani riescono a trovare un rocambolesco pareggio su calcio d'angolo. Per i granata, invece, arriva la prima sconfitta del 2015 (!). E non è stata comunque una resa, ma la solita battaglia: dopo essere passati in vantaggio con un gran gol dell'ex di Quagliarella, in giornata di grazia, i ragazzi di Ventura si fanno raggiungere e superare dall'Udinese (31 punti), che passa prima con Di Natale, poi con un autogol di Molinaro e infine con Wague. Inutile il gol di Benassi, che segna aiutato da una deviazione. I friulani vincono così la prima partita in casa dal 26 ottobre.
Chiude il quadro del fine settimana l'ennesimo psicodramma del Milan. Dopo il fallo non-sense di Muntari su Ionita, che dà a Toni l'occasione di esibirsi in un inusitato cucchiaio a San Siro, i rossoneri riescono a pareggiare con Menez (ancora dal dischetto) e poi perfino a passare in vantaggio con una zampata a dir poco fortunata di Mexes, che propizia l'autogol di Tachtsidis. Per una volta sembra che Inzaghi possa dormire tranquillo, invece niente: al 94esimo Nico Lopez, appena entrato in campo, buca la difesa milanista come un foglio di carta e fa 2-2.
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Sono due dei giocatori più in forma della Serie A, ma ieri, inspiegabilmente, sono finiti in panchina. E le loro squadra hanno perso, entrambe per 1-0. Stiamo parlando di Xherdan Shaqiri e di Manolo Gabbiadini, che, buttati in campo rispettivamente da Mancini e Benitez nel corso della ripresa, hanno fatto faville, ma senza riuscire a salvare Inter e Napoli.
La sconfitta più clamorosa è quella dei partenopei, che non sfruttano l'occasione di agganciare la Roma in attesa dello scontro di questa sera fra i giallorossi e la Juventus. A beffare gli azzurri è l'eroico Torino di Ventura, che non perde da tre mesi. Il gol partita lo sigla capitan Glik (difensore al sesto gol in Campionato), che sfrutta di testa un corner gentilmente regalato da Koulibaly. Per i granata è la seconda impresa in quattro giorni, dopo la storica qualificazione agli ottavi di Europa League ai danni dell'Athletic Bilbao.
Il Napoli rimane così a 45 punti e si fa avvicinare da Lazio (43) e Fiorentina (42). Proprio i viola (al 12esimo risultato utile consecutivo fra Campionato e coppa) espugnano San Siro, dove l'Inter di Mancini fa un passo indietro rispetto alle ultime prestazioni in crescita con le quali avevano ottenuto tre vittorie consecutive. Pesano l'inconsistenza di Podolski e di Kovacic, così come l'imprecisione di Handanovic, che (come al solito incapace di bloccare ogni palla) recapita sui piedi di Salah l'assist per il gol partita. Per l'egiziano è la quarta rete in sei presenze con la maglia viola. Le occasioni divorate da Palacio e Icardi nel finale completano la frittata nerazzurra.
La Lazio invece supera 3-0 in trasferta il Sassuolo (29 pt), pur collezionando una quantità di palle gol che avrebbero potuto dare al risultato un'apparenza tennistica. Con i padroni di casa falcidiati dalle assenze, apre le marcature Felipe Anderson, che si mette in mostra con un tiro a giro sotto l'incrocio. Chiudono i giochi Klose e Parolo. Rimandato l'appuntamento con il gol della baby stella Keita, partito titolare ma ancora poco lucido sotto porta.
Tiene il passo europeo anche la Sampdoria (39 punti), che torna alla vittoria rimontando fuori casa l'Atalanta (23 pt). I bergamaschi passano in vantaggio nel primo tempo con una zampata di Stendardo, ma vengono raggiunti e superati nella ripresa dai liguri prima con un sinistro da giocoliere di Muriel, poi con un tap in di Okaka, che sfrutta una bella giocata di Eto'o e rivede il gol che gli mancava da inizio dicembre.
Nella parte bassa della classifica, il Verona (28 pt) si allontana dalla zona calda condannando il Cagliari (terzultimo a quota 20) con i gol di Toni e Gomez. Inutile la punizione vincente di Conti.
Si rilancia incredibilmente anche il Cesena, che batte in casa l'Udinese (28 pt) grazie a un colpo di testa di Rodriguez. Lo spagnolo subentra nella ripresa e trasforma in rete un bel cross di Brienza. I romagnoli trovano così 3 punti fondamentali per lotta salvezza e salgono a quota 19 punti.
Chiudono il quadro della giornata i due 0-0 di Chievo-Milan e Palermo-Empoli. Nell'anticipo di sabato, la squadra di Inzaghi fallisce l'ennesima occasione di rilanciarsi e ormai - con 34 punti - vede allontanarsi definitivamente il treno europeo. Montolivo, impalpabile, viene sostituito dopo 45 minuti con Honda, che crea l'unica vera occasione rossonera colpendo una traversa dalla distanza. Non bastano nemmeno Pazzini e Cerci, in campo nella ripresa. Quanto a Destro, la notizia è che uno sponsor lo ha costretto a radersi.
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La Roma perde ancora punti sulla Juve e sembra gettare la spugna. Il girone di ritorno è iniziato da poco più di un mese, ma la pareggite dei giallorossi prosegue anche a Verona (1-1, con gol di Totti e Jankovic) e lancia a +9 i bianconeri, vittoriosi sabato 2-1 sull'Atalanta grazie a un gol di Llorente (viziato da un fuorigioco di Tevez) e a un colpo da maestro di sua maestà Andrea Pirlo. A questo punto, per evitare di vincere il quarto scudetto consecutivo, gli uomini di Allegri dovrebbero prodursi in una specie di suicidio assistito: almeno tre sconfitte parallele ad altrettante vittorie dei capitolini, solo per pareggiare. Nello sport tutto è possibile, ma fin qui i Campioni d'Italia hanno perso solo una partita su 24 (a ottobre, contro il Genoa, rete di Antonelli al 94esimo).
D'altra parte, la Roma non sembrava crederci nemmeno quando i punti da recuperare erano ancora 7. Lenta e svogliata, la squadra di Garcia è lontanissima dai livelli dell'anno scorso. Certo, la difesa è più perforabile per questioni di rosa (Astori e Manolas non sono Benatia e Castan), ma l'impressione è che anche il tecnico francese abbia perso il controllo dell'ambiente. La scorsa stagione era stato bravo a sedare gli animi, imponendo ai suoi uno stile catenaccio-e-contropiede di alto livello. Quest'anno, invece, Garcia sembra voler imporre un gioco più complesso e articolato, un po' alla Bayern Monaco, evidentemente lontano dalle possibilità dei suoi calciatori. E quando si perde velocità, quando i contropiedi si fanno più rari, anche uno come Gervinho torna meno utile. Una boa come Destro, invece, avrebbe fatto comodo.
Il buon Mattia, però, è ormai in forza al Milan, che finalmente tira un sospiro di sollievo. A San Siro, contro il Cesena, i rossoneri tornano finalmente alla vittoria, anche se non in modo convincente. Dopo il gol da fuori di Bonaventura, che si conferma una delle note più positive di questa ennesima stagione sgualcita per la squadra di Berlusconi, il raddoppio arriva con un rigore vagamente onirico per un fallo di Carbonero su Antonelli. Trasforma Pazzini, al primo gol in questo Campionato. Per il Milan è anche la prima rete stagionale arrivata dalla panchina.I rossoneri agguantano così a 33 punti il Palermo, sconfitto all'Olimpico dalla Lazio. I rosanero giocano bene e vanno anche in vantaggio grazie al solito Dybala, che sfrutta una papera clamorosa di Mauricio in fase di palleggio. Poi, però, i biancocelesti reagiscono, e, nonostante i molti errori in fase d'impostazione, trovano prima il pareggio con Mauri, poi la rete della vittoria con una fiondata di Candreva sotto l'incrocio. Dopo il capolavoro, il centrocampista romano si produce in una scenetta surreale: corre a esultare sotto la Nord, scivola, sbatte contro il muro di cemento e s'infortuna al punto di dover chiedere la sostituzione.
Festeggiamenti goffi a parte, la Lazio si porta così a 40 punti, tornando un punto sopra la Fiorentina, che nel posticipo non va oltre l'1-1 contro il Torino. I viola passano in vantaggio a soli 5 minuti dalla fine ancora con Salah, al secondo gol consecutivo. Ma inspiegabilmente, appena centoventi secondi dopo, gli uomini di Montella, invece di gestire il risultato, si fanno sorprendere in contropiede dai granata, che pareggiano con Vives.
Nella parte medio-bassa della classifica, pesantissima vittoria dell'Empoli, che travolge 3-0 il Chievo (gol di testa di Rugani e doppietta di prepotenza di Big Mac Maccarone) e sale a 27 punti, scavalcando il Verona, fermo a 25.
Molte le partite che mancano ancora all'appello: oggi alle 19 Napoli e Sassuolo scenderanno in campo al San Paolo, mentre alle 21 sarà la volta dell'Inter, impegnata nella trasferta di Cagliari. Martedì, invece, alle 18 e 30 si recupera il derby Sampdoria-Genoa, rinviata sabato scorso per maltempo. Quanto a Parma-Udinese, non è ancora chiaro se prima o poi si giocherà, oppure se gli emiliani saranno costretti a ritirarsi da questo Campionato per il fallimento della società.
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di Fabrizio Casari
Arrigo Sacchi, un tempo allenatore ricco e fortunato del Milan vincente, a commento della conclusione del Torneo di Viareggio, ha sostenuto che “l’Italia non ha orgoglio, non ha dignità: non è possibile vedere squadre con 15 stranieri, piene di neri”. Ovviamente, come tutti gli autori di affermazioni razziste, aveva premesso di non essere razzista. Succede sempre così: appena qualcuno premette di non essere razzista, ecco a seguire lo schizzo, totalmente razzista, che lo smentisce.
Nel luglio del 2014, Sacchi si dimise da responsabile del settore giovanile della Nazionale senza accennare a “neri” o “stranieri”, ma indicando nello stress personale il motivo della rinuncia. Uno stress che deve testardamente accompagnarlo tuttora, ma che risulta sensibile solo ad alcuni colori.
Infatti, pochi mesi dopo, il 27 novembre del 2014, Sacchi accettò l’incarico di consulente per il settore giovanile offertogli dal suo storico patron Berlusconi. La sua consulenza, però, si è fregiata di due caratteristiche precise: cara e inutile, dal momento che i giovani del Milan sono usciti anzitempo dal Torneo di Viareggio, appena vinto dall'odiata Inter con sette vittorie su sette gare, una delle quali proprio sul suo Milan.
Il guru di Fusignano era dunque comprensibilmente furioso. Quindi, a voler indagare il suo stato d’animo, va detto che vedere l’Inter passeggiare con un trofeo non lo deve avere ben disposto. Del resto, anche a livelli senior, l’attuale momento del Milan certo non entusiasma.
Ma per quanto riguarda il contesto del calcio giovanile, quelle di Sacchi appaiono affermazioni composte da un mix d’ignoranza e di razzismo, che pure non dovrebbe risiedere in uno come lui, uscito fuori dall’anonimato del paesello solo grazie a giocatori come Gullit e Rijkard (decisamente neri) o Van Basten (abbastanza straniero). Grazie a questi tre ha potuto alzare trofei, non certo grazie a Virdis o a Massaro.
Per quanto riguarda i dati numerici, va detto che le squadre Primavera sono piene di giocatori che vengono dai vivai delle società, spesso persino nati nella stessa città della squadra di appartenenza. In particolare, per restare alla rabbia di Sacchi contro i “cugini” nerazzurri, le otto squadre dell'Inter che vanno dalla Primavera agli Esordienti contano 201 giocatori, di cui 167 italiani e 34 stranieri. Quindi il guru di Fusignano ha sbarellato decisamente.
Resta però un fatto grave vedere sempre più uomini di calcio debordare con frasi razziste, vomitando fastidio per gli stranieri in generale e per i “neri” in particolare. Sono infatti numerosi ormai i casi di razzismo e difficilmente saranno perseguiti, dal momento che i vertici del calcio, Tavecchio in primis, sono la culla del razzismo sportivo. Esistono le persone, non gli stranieri e gli italiani, e questo dovrebbe essere il primo insegnamento ai giovani che personaggi come Sacchi dovrebbero infondere. Ma quando mai?Naturale che ad una società come quella italiana, permeata da un razzismo a volte velato, a volte estrinseco, non si possa chiedere di generare vertici politici e persino calcistici di maggiore spessore; ma ridurre lo sport, che per definizione dovrebbe essere competizione sana, libera dai veleni del razzismo e orientata al massimo allargamento della platea dei partecipanti, ad una canea di sproloqui razzisti, dovrebbe essere una manifestazione evidente d’incompatibilità tra chi li pronuncia e il loro tesseramento.
Poi, certo, non si tratta solo di razzismo, sarebbe troppo semplice. Ci sono gli interessi materiali delle combriccole, tra responsabili dei settori giovanili, procuratori di calciatori, direttori sportivi e allenatori (e persino giornalisti) che alla greppia del mercato dei calciatori s’arricchiscono e ai quali vedersi rimettere in discussione valutazioni sui prospetti italiani, a fronte di stranieri più dotati e meno costosi, produce un naturale fastidio per il mancato business. Miscelate questo con l’ignoranza atavica e il razzismo di cui sono forniti ed ecco il risultato.
E’ così che il calcio italiano va in sofferenza, non per la mancanza di denaro o di appeal (che sono quasi la stessa cosa per l’ambiente pallonaro). E’ così che gli spalti si trasformano in arene e i buu razzisti governano le gole dei folli appesi alle curve. Ed è così che uomini di sport si trasformano in Sacchi di qualcos'altro.
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Come Spartaco, il gladiatore della Tracia che capeggiò la rivolta degli schiavi più nota dell'antichità, Parma e Cesena si ribellano al loro destino. L'ultima e la penultima squadra in classifica fermano rispettivamente la seconda e la prima, per la felicità di chi ama le favole e l'ira funesta di chi gioca la schedina. Dei due clamorosi pareggi, il più spettacolare è quello del posticipo fra i romagnoli e la Juventus.
Dopo 17 minuti il Cesena passa in vantaggio con Djuric, ma prima dell'intervallo la Signora ribalta il risultato con una zuccata di Morata e una zampata di Marchisio. Sembra fatta per la capolista, ma nella ripresa succede l'incredibile: al 70esimo Brienza pareggia con un sinistro al volo e nel finale Vidal manda sul fondo un calcio di rigore.
La Juve perde così l'occasione di allungare a +9 sulla Roma, inchiodata sullo 0-0 nel pomeriggio da un Parma eroico. Nemmeno il ritorno di Gervinho e l'esordio di Doumbia sbloccano la squadra di Garcia, che non vince in casa dal 30 novembre. Giallorossi brutti e inconcludenti, gialloblu asserragliati a difesa della porta. Nel finale, pioggia di fischi da tutto l'Olimpico.
Nella parte bassa della zona Europa, Fiorentina e Lazio approfittano del passo falso del Napoli (42 punti), travolto sabato per 3-1 dal Palermo (a quota 33). Nell'altro anticipo della giornata, i viola (38 pt) battono con lo stesso risultato il Sassuolo, grazie a uno strepitoso Babacar, autore di una doppietta e di un assist per Salah. I biancocelesti (37 pt) rispondono domenica battendo di misura l'Udinese al Friuli. Decide Candreva, che punisce i fischi dei suoi ex tifosi con un cucchiaio dagli 11 metri.
La squadra di Pioli opera così il controsorpasso sulla Sampdoria (35 pt), battuta nella partita delle 18 dal Chievo (24 pt). I veneti vanno a segno con Izco e Meggiorini e conquistano un successo fondamentale in chiave salvezza, che consente loro di sorpassare l’Atalanta e agganciare l'Empoli e il Verona. Per Miahjilovic l'unica buona notizia è il primo gol del neoacquisto Muriel, peraltro su assist dell'altro nuovo arrivato Eto'o.
I blucerchiati, in attesa del derby di sabato, vengono raggiunti in classifica dal Genoa, che a Marassi demolisce il Verona 5-2. Da segnalare l'approdo al gol di Niang, che dopo 37 partite in A trova finalmente la strada della porta, e per ben due volte (la seconda con un colpo di testa da attaccante vero). Inutile, invece, la doppietta del solito Toni per i veneti.Largo successo anche dell'Inter, che vince per la prima volta dopo sette anni sul campo dell'Atalanta. Il 4-1 finale è deciso soprattutto da una grande prestazione di Guarin, autore di due gol e di un assist per Palacio. A referto anche Shaquiri, che segna dal dischetto il suo primo gol in A.
I nerazzurri staccano così di due punti il Milan, che nella partita di fine mattinata non va oltre il pareggio contro l'Empoli. Destro illude San Siro con la prima rete in maglia rossonera, ma nella ripresa la difesa lignea dei rossoneri soccombe alla precisa testata di Maccarone, che svetta con facilità su Paletta.
La squadra di Inzaghi resta così a due distanze anche dal Torino (32 pt), che pareggia con El Kaddouri il vantaggio siglato dal classe 96 Donsah per il Cagliari (terzultimo con 20 punti).