La guerra dei vaccini alla fine è arrivata, e la sensazione è che stiamo già perdendo. Pfizer ha tagliato le forniture destinate ai paesi Ue; ha chiesto, e ottenuto, di venderci anche la famosa sesta dose che pensavamo di aver trovato in regalo nelle fiale; ci ha ricordato negli scorsi giorni che le forniture settimanali sono una gentile concessione, perché le penali per la mancata consegna delle dosi promesse si calcolano, da contratto, su base trimestrale. AstraZeneca, dal canto suo, ha già annunciato un consistente taglio nel primo trimestre 2021, iniziando un braccio di ferro con la Commissione Europea sui termini di un contratto (desecretato proprio all’apice della querelle) in cui l’azienda ritiene di essersi impegnata solamente a fare “del proprio meglio” per consegnare le dosi acquistate.

A prima vista, la pandemia di Covid-19 sembra avere avuto sulle economie e le società di tutto il mondo un impatto devastante e generalizzato, dal quale ancora si fatica a intravederne la ripresa. In realtà, come ha dimostrato il consueto rapporto sulle disuguaglianze della ONG britannica Oxfam, pubblicato ogni anno alla vigilia del World Economic Forum di Davos (WEF), per una piccola parte della società questi ultimi mesi sono stati una vera e propria benedizione, visto che la ricchezza dei pochissimi che ne fanno parte è aumentata vertiginosamente nonostante le sofferenze di centinaia di milioni di persone.

Presieduta da Emmanuel Macron, una coalizione di oltre 50 Paesi si è riunita a Parigi l'11 gennaio scorso per il vertice OnePlanet, impegnandosi formalmente a proteggere il 30% del pianeta entro il 2030, sostenere la biodiversità, fermare la distruzione degli habitat, rallentare l'estinzione della fauna selvatica. In pratica, preservare la buona salute degli ecosistemi terrestri, minacciati da produzione agricola, estrazione mineraria e inquinamento.

E’ il caso di sottolineare quel formalmente in quanto gli impegni fin qui profusi nei vari summit non hanno scalfito, almeno non sufficientemente, il record di una sesta estinzione di massa e la spirale di una crisi climatica ormai fuori controllo. E dunque, buone intenzioni presuppongono azioni condivise, altrimenti il binomio non regge.

Chi l'avrebbe mai detto, tutti vogliono un bambino in piena pandemia, tanto che è sensibilmente aumentata la richiesta di donazioni di sperma. Di certo questo sembra il momento meno adatto per figliare ma molti aspiranti genitori la pensano diversamente. I francesi affermano che solo cambiando tutto, il tutto rimane uguale. Una breve citazione per mano di un giornalista americano che deve essersi sbagliato perché tutti sanno che il vero autore della frase è Giuseppe Tomasi di Lampedusa e figura nel suo Gattopardo.

Negli Stati Uniti la scorsa estate molte coppie che avevano già fissato la data del matrimonio erano state costrette a rimandare  per via della pandemia che imperversava . In fondo, cambiare una data non è un gran problema. Ma la pandemia non ha allentato la morsa per molti mesi e parecchie coppie, deluse e frustrate, hanno ripiegato su cerimonie telematiche, meno romantiche degli sposalizi tradizionali ma in mancanza di opzioni bisognava adattarsi. O almeno rimandare il matrimonio fino a quando non sarebbe stato possibile celebrarlo in sicurezza.


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