Una doverosa e schietta premessa: chi scrive è favorevolissimo al vaccino. Un’altrettanto doverosa avvertenza: coltivando la passione della ricerca storica, chi scrive sente istintivamente il bisogno di osservare nelle sue molteplici forme il fenomeno che si sta manifestando nel mondo ormai da un anno. Del resto, nella prefazione al suo saggio intitolato Contro un nemico invisibile e rivolto alle epidemie e strutture sanitarie nell’Italia del Rinascimento, Carlo Cipolla asseriva che «le malattie come la salute vanno viste come fenomeni sociali oltre che biologici»; e i fenomeni sociali sono anch’essi oggetto d’indagine storica.

 

Converrà iniziare dalla lezione di Marc Bloch, il quale insegnava che la conoscenza di tutti i fatti umani nel presente e nel passato è «una conoscenza per via di tracce»; ossia per via di «un segno, percettibile ai sensi, lasciato da un fenomeno non afferrabile in se stesso». Quali sono in questo caso le tracce, i segni, lasciati dal fenomeno oggetto della presente indagine?

La prima traccia è una notizia lanciata dalla CNN il 9 dicembre 2020: «non sorprendetevi se le persone iniziano a morire dopo il vaccino, potrebbero verificarsi decessi che non hanno nulla a che fare con il vaccino». La notizia trova il seguente riscontro, utilissimo allo storico che tra un secolo ricostruirà l’evento: si tratta di un Rapporto reso noto dal Governo inglese, nel quale sono riportate le segnalazioni di sospette reazioni avverse alle vaccinazioni rilevate tra l’inizio di dicembre 2020 e il 31 gennaio 2021. Le segnalazioni di decesso sono state nel Regno Unito, per il periodo indicato, 244 e riguardano le vaccinazioni sia con AstraZeneca sia con Pfizer. Altra traccia è costituita dalla sospensione della somministrazione di AstraZeneca in vari paesi europei.

Vi è poi la dolorosa documentazione dei certificati di morte dei cittadini italiani deceduti dopo la vaccinazione. Davide Villa, 50 anni, Agente della Squadra Mobile di Catania; Stefano Paternò, 43 anni, Sottufficiale della Marina Militare, Misterbianco, provincia di Catania; Giuseppe Maniscalco, 54 anni, Maresciallo dei Carabinieri, Trapani; Giuseppe Morabito, 61 anni, docente, Bologna; Anna Maria Mantile, 62 anni, docente, Napoli; Vincenzo Russo, 58 anni, operatore scolastico, Acerra; un ospite della Residenza Sanitaria “Sancta Maria Regna Pacis” di Fasano, provincia di Brindisi, dove è stato peraltro segnalato un caso di contagio dopo la Vaccinazione.

Ancora una traccia: le 23 segnalazioni totali di reazione avversa per il vaccino AstraZeneca rilevate in Liguria; reazioni non gravi, ha dichiarato Barbara Rebesco, Direttore delle Politiche del Farmaco dell’Agenzia Regionale Sanitaria.

Due altri segni, infine: Sonia Azevedo, infermiera portoghese, 41 anni, morta a Capodanno, due giorni dopo il vaccino; il volontario brasiliano di 28 anni, morto durante la sperimentazione il 19 ottobre 2020.

Le tracce fin qui seguite hanno ricostruito quanto è materialmente accaduto. Tale ricostruzione in storiografia è definita “contesto storico”. È la più importante invenzione del ventesimo secolo in campo storiografico ed è utile per comprendere i fatti. Ciò che emerge dall’analisi del contesto non è certamente il nesso causale tra vaccino e morte. Viene fuori, invece, un diverso tipo di nesso tra vaccino e morte: quello temporale. Ed è un nesso, quello temporale, che ispira allo storico domande da rivolgere alla Scienza. Siamo sicuri che i tempi di produzione e sperimentazione impiegati siano stati, oltre che eccezionali anche efficaci? Siamo sicuri che i tempi di somministrazione del vaccino non richiedano controlli sanitari più approfonditi per le persone? Siamo sicuri che i tempi di conservazione del vaccino siano sempre e comunque rispettati? Ripeto: sono domande di uno studioso di storia che non chiama in giudizio il nesso di causalità ma che scaturiscono dal nesso temporale e da quel bisogno di comprendere che Bloch definiva come «passione dello storico».

Penso che su questo nesso temporale la Scienza debba indagare: evitando di lasciarsi distogliere dai dati statistici che registrano percentuali bassissime di eventi imputabili al nesso temporale; e non facendosi fermare da chi antepone la salvaguardia del profitto alla salvezza di vite umane qualunque colore della pelle, condizione sociale, genere, età, patologia, ruolo, colpe esse abbiano.

È noto che le multinazionali farmaceutiche hanno sviluppato i vaccini con investimenti pubblici. La Scienza, richiamandosi agli articoli 32 e 33 della nostra Costituzione, può decidere di indagare sul nesso temporale mettendosi non al servizio delle multinazionali farmaceutiche ma della collettività, utilizzando lo Stato e le sue risorse.

E se l’approccio storico al fenomeno servisse alla Scienza per farle ritrovare quell’anima umanistica perduta e travolta dall’incedere del darwinismo sociale e dalla cultura liberista del mercato?

Michelangelo Ingrassia

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