Si fatica a capire quale sia la strategia politica di Enrico Letta per il futuro del Pd. Fin qui, l’unica certezza è che il nuovo segretario intende imprimere un’accelerazione sul versante della comunicazione. Rispetto alla soporifera bonarietà da curato di campagna di Nicola Zingaretti, l’ex Premier ha capito che per non sparire in una coltre di noia deve contrapporsi agli avversari/alleati. Il principale bersaglio è Matteo Salvini, attaccato sabato da Letta con il seguente Tweet: “Molto bene. Il decreto Sostegni interviene su salute, scuola, turismo, cultura e aiuta lavoratori e imprese. Bene Draghi. Bene i ministri. Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il Cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio Salvini”.

Cambiare tutto per non cambiare niente. Il Gattopardo, al Nazareno, ha le sembianze di un democristiano felpato, sornione e un po’ sonnolento. È Enrico Letta, eletto domenica segretario del Pd. Il risultato in assemblea è bulgaro (860 sì, 2 no e 4 astenuti), ma solo perché l’ex Premier, di fatto, non aveva avversari: era l’unico nome spendibile per non lasciare la nave alla deriva e allo stesso tempo disinnescare la guerra civile. Almeno per ora.

Nell’indifferenza della politica che conta, un’europarlamentare francese di 31 anni inchioda la Commissione europea alle sue responsabilità sulla gestione dei vaccini. Si chiama Manon Aubry e in patria milita nel partito La France Insoumise, mentre a Bruxelles è copresidente del gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea. Qualche giorno fa, durante la seduta plenaria del Parlamento Europeo, ha impiegato quattro minuti a demolire Ursula von der Leyen.

Si può davvero considerare di sinistra, o anche solo di centrosinistra, un partito in cui le porte girevoli fra politica e finanza sono sempre aperte? Dopo Pier Carlo Padoan, un altro parlamentare ed ex ministro del Pd abbandona gli uffici pubblici per traslocare in un gruppo privato. Si tratta di Marco Minniti, che lascia la Camera dei Deputati per diventare presidente di Med-or, fondazione creata giovedì scorso da Leonardo per essere un “mediatore economico, industriale e culturale” fra l’Italia e i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Come nella favola “Al lupo! Al Lupo!”, dopo anni di strilli, forse il lupo è arrivato davvero. I litigi fra i grillini e le espulsioni dal Movimento 5 Stelle sono ormai un rituale della politica italiana, ma le ultime schermaglie rischiano di avere conseguenze senza precedenti. Quella iniziata la settimana scorsa è infatti la ribellione più ampia di sempre fra i pentastellati e l’infornata di epurazioni che ne è scaturita rischia di alterare l’equilibrio politico delle Camere.

La ragione è aritmetica. Fin qui, 19 deputati e 21 senatori sono stati espulsi dai gruppi M5S per non aver votato la fiducia al governo Draghi, violando il precetto di rispettare la volontà degli iscritti (o meglio, di Rousseau).


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