Un’ondata di generosità e uno spirito di accoglienza senza precedenti negli ultimi anni stanno attraversando in questi giorni l’Unione Europea in concomitanza con l’avanzata delle operazioni militari russe e il moltiplicarsi dei profughi ucraini diretti verso Occidente. Sono in particolare i paesi dell’Europa dell’est a mostrare un’incredibile inversione di rotta delle loro politiche migratorie che, fino a letteralmente poche settimane fa davanti evidentemente a un’altra categoria di disperati, consistevano principalmente in respingimenti, espulsioni e costruzione di barriere invalicabili.

L’intervento militare russo per “demilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina ha scatenato una gigantesca macchina della propaganda in Occidente che rivela sia l’importanza della posta in gioco nel conflitto sia la natura relativamente inaspettata per gli USA e l’Europa dell’operazione ordinata dal presidente Putin. La demonizzazione fino a ben oltre il limite dell’isteria di qualsiasi elemento politico, economico, culturale e addirittura sportivo legato alla Russia comporta di conseguenza un offuscamento totale delle vere ragioni degli eventi di questi giorni, la cui responsabilità deve essere attribuita interamente agli alleati di Kiev e allo stesso regime ucraino.

Il diritto internazionale sembrerebbe tornare di moda. Occorre ovviamente dire le cose come stanno. E cioè che l’offensiva iniziata il 24 febbraio 2022 ha costituito un’evidente violazione dell’art. 2, para. 4 della Carta delle Nazioni Unite, secondo il quale “I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza, sia contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”.

E però sembrerebbe che il primo a violare il diritto internazionale nella storia sia stato Putin. Che dire di Iraq, Libia, ex Jugoslavia, Kosovo? Che dire dei colpi di Stato militari in America Latina? Che dire del diritto di autodeterminazione di Palestinesi, Kurdi, Saharoui? L’ipocrisia delle Potenze occidentali che fanno capo alla NATO è veramente stupefacente.

La fotografia in cima a questa nota è quella di uno dei distaccamenti del Battaglione Azov, una forza paramilitare composta principalmente da militanti di organizzazioni ucraine di estrema destra come Pravy Sector e Svoboda, movimenti protagonisti del rovesciamento del governo di Viktor Yanukovich all'inizio del 2014, e che negli anni successivi sono stati incorporati come dipendenze del Ministero degli Affari Interni del paese, e hanno importanti reti finanziarie ucraine e internazionali, tra cui, paradossalmente, quella del magnate ebreo Ihor Kolomoisky.

La proposta di negoziato avrà un suo primo atto nelle prossime ore in Bielorussia. Zelensky negozierà con l’auricolare dal quale la Casa Bianca gli dirà persino come respirare. Mosca attende che vi siano le condizioni per la tregua richiesta da Zelensky, che chiede tutto e il contrario di tutto a distanza di due tweet. Una buona notizia comunque, ma lo step che conta è il prossimo con Biden. La fine della guerra non comporta necessariamente la fine delle ostilità, ma chiedere una tregua senza proporre contemporaneamente una riunione dove aprire il confronto è azione ipocrita e velleitaria. Se si vuole fermare l’azione militare ne serve una politica. Il resto è avanspettacolo.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy