di Carlo Benedetti

MOSCA. Il tragico teatro è quello di Baghdad, ma la cabina di regia si trova alla Casa Bianca e nelle sue filiali: Pentagono e Cia. Questo, in sintesi, è il giudizio che i media della Russia esprimono riferendosi - anche in queste ore - alla impiccagione di Saddam. E le dure immagini dell’esecuzione vengono ripetute quasi ogni giorno mentre si parla della situazione in Iraq e dell’ondata di proteste che si va sempre più registrando nel mondo intero. Mosca, pur condannando l’operato del regime di Saddam, esprime un totale dissenso sull’operato degli Usa a partire dal momento dell’invasione. Ed ora ai giudizi espressi prima dal ministro degli Esteri Ivanov (preoccupazione) e poi dai massimi osservatori politici e diplomatici (condanna) si aggiunge un importante, significativo e pesante intervento di Evghenij Primakov, ex ministro degli Esteri dell’Urss ed ex primo ministro, esperto e studioso del mondo arabo.

di Raffaele Matteotti

L’intervento americano in Somalia ha per ora raso al suolo le località di Hayo, Garer, Bankajirow e Badmadowe, oltre ad alcuni ettari di territorio somalo non urbanizzato. Con il pretesto di voler “colpire” tre terroristi collegati agli attentati alle ambasciate americane in Africa, gli Stati Uniti sono intervenuti con bombardamenti a tappeto violando la sovranità di uno stato e commettendo un crimine di guerra secondo le leggi internazionali. Non esiste infatti alcuna legge al mondo che permetta ad alcuno di bombardare un villaggio per uccidere uno o più terroristi. La pietosa scusa secondo la quale le vittime civili di questa pratica criminale sarebbero “giustificate”, ricorda quelle dei tedeschi che uccidevano i civili quando non erano in grado di catturare i partigiani, all’epoca “terroristi” per il Reich. C’è la stessa indifferenza per la vita umana degli altri alla radice dell’approvazione di azioni del genere. Lo stesso razzismo di fondo E la dimostrazione di questo assunto sta nel fatto che se nei quattro villaggi ci fossero stati degli americani, non li avrebbero certo rasi al suolo. Non avrebbero considerato “giustificabile” ucciderli per colpire terroristi, neanche se questi un giorno avrebbero potuto organizzare altri attentati o in quanto parte del network del terrore.

di Carlo Benedetti

MOSCA. Era chiuso da tempo per “operazioni di restauro, profilattiche e biochimiche” ed ora riapre. E’ la notizia che riguarda il mausoleo di Lenin che si trova nella Piazza Rossa: si potrà tornare a visitarlo a partire da questo 10 gennaio dopo che, appunto, sono state effettuate operazioni valide per l’ulteriore conservazione del corpo imbalsamato. “Sono state adottate misure estremamente delicate - precisa Valerij Bykov, direttore del centro moscovita di biomedicina - che vengono compiute periodicamente utilizzando una tecnologia particolare che solo noi, in Russia, siamo in grado di utilizzare garantendo la conservazione del corpo ancora per lunghissimi anni”. E sempre Bykov precisa che nel corso di queste operazioni di conservazione “è stato anche cambiato il vestito di Lenin per impedire contaminazioni biologiche”. Sin qui la dura realtà di una cerimonia di “restauro” che si ripete dal giorno della scomparsa di Lenin avvenuta nel 1924. Ma la presenza del mausoleo nella piazza centrale di Mosca (costruito nel 1929-1930 dall’architetto Sciusev) è pur sempre motivo di discussioni polemiche. Promosse, a suo tempo, da Eltsin.

di Daniele John Angrisani

All'inizio di ogni anno, sembra essere consuetudine fare il punto della situazione dell'anno passato e cercare di capire quali siano le prospettive per il nuovo anno. A un primo sguardo il 2007 sembra dover essere quello che viene definito "anno di transizione". Sarà infatti solo nel 2008 che sia la Federazione Russa che gli Stati Uniti d'America andranno alle urne per eleggere un nuovo presidente, e, pur con tutte le differenze del caso, in entrambi i casi si tratterà di un cambiamento molto delicato, in quanto sia Putin che Bush, ai sensi della Costituzione, non possono più essere rieletti. Ciò nonostante ciò che accadrà nel 2008 dipenderà molto dalla sequela di avvenimenti che si susseguirà questo anno, e da questo punto di vista possiamo ragionevolmente aspettarci delle novità su tutti i fronti. Proviamo ora ad analizzare per macro aree geografiche cosa ci possiamo ragionevolmente attendere da questo nuovo anno.

di Sara Nicoli

Per l’amministrazione Bush è diventato il simbolo delle difficoltà a conciliare le esigenze della guerra al terrorismo con il diritto internazionale. Per buona parte del mondo arabo e musulmano è semplicemente uno scandalo e un affronto. Per la comunità internazionale un’imbarazzante realtà che sottolinea la sconfitta della politica Usa e chiama in correità i suoi alleati inchiodandoli a responsabilità enormi sul fronte della violazione dei diritti umani. Guantanamo compie cinque anni e assomiglia sempre più ad una struttura permanente dove il limbo giudiziario è la regola e le convenzioni internazionali sono carta straccia. Questa prigione di massima sicurezza è nata l’11 gennaio 2002, nella base della U.S. Navy a Guantanamo Bay a Cuba, quando furono deportati i primi 20 detenuti incappucciati, con le mani legate e i piedi incatenati. Le immagini delle loro divise color arancione e delle gabbie in cui venivano rinchiusi fecero presto il giro del mondo. A quattro mesi dall’attacco all’ America dell’11 settembre 2001, Bush aveva bisogno di mandare un segnale forte nella lotta al terrorismo e Guantanamo sembrava il più adeguato. Da allora, poco meno di 800 prigionieri sono passati da Camp Delta e dagli altri centri di detenzione di Guantanamo.


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