di Pier Francesco Galgani

Tra l’8 e il 9 dicembre, i rappresentanti di 12 nazioni latinoamericane, tra i quali il brasiliano Lula da Silva, il venezuelano Hugo Chavez, la cilena Michelle Bachelet e l’uruguaiano Tabarè Vasquez, si sono riuniti a Cochabamba, in Bolivia, per il secondo incontro della "Comunità della Nazioni Sudamericane". L’organizzazione, nata nel 2004, si propone di favorire la solidarietà e l’integrazione regionale favorendo lo sviluppo delle relazioni commerciali interstatali e la cooperazione energetica. L’incontro si è svolto in un momento particolare: pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Chavez, che rappresenta l’ultima tappa - in ordine di tempo - di quella ondata di vittorie di candidati progressisti che, tra la fine del 2005 e l’intero 2006, ha interessato molte nazioni del continente latinoamericano e nello stesso giorno in cui moriva Augusto Pinochet, uno dei più sanguinari dittatori che la regione abbia mai conosciuto.

di mazzetta

Senza troppo rumore, così poco che non se ne è accorto nessuno, la Francia è intervenuta in Repubblica Centrafricana per liberare il presidente Bozize da una ribellione e sta combattendo in Ciad contro l’opposizione al tiranno Idriss Deby Itno. Il generale Guillou ha sostituito il generale Pérez sul campo e in pochi giorni ha avuto ragione dei “ribelli” che avevano occupato diverse città nell’Est della Repubblica Centrafricana. Installatosi nella riserva di caccia preferita da Giscard D’Estaing, ora riserva naturale dell’Ouandja-Vakaga, a circa 800 chilometri a Nord-Est della capitale Bangui, il comando francese ha mosso il reggimento di paracadutisti “1er Rpima” (Régiment de parachutistes d’infanterie de marine) di Bayonne e i COS (commandos opérations spéciales) che, con l’aiuto dei Mirage, hanno facilmente avuto ragione dei combattenti dell’UFDR (Unità Nazionale dell’Opposizione) in meno di una settimana. Ben poco avrebbero potuto contro la ribellione il centinaio di soldati ciadiani inviati da Deby a sostenere il golpista Bozize da lui stesso (con l’aiuto francese ) portato al potere con un golpe nel 2003, o le forze centrafricane che si sono rifiutate di combattere contro i “fratelli”.

di Carlo Benedetti

MOSCA. La Russia conquista il primo posto nel mondo per la produzione di armamenti. Può contare su 1500 industrie che sfornano aerei da guerra, carri armati, missili e sistemi elettronici. E ci sono poi cantieri navali in grado di evadere commesse in breve tempo quanto a sottomarini e navi da combattimento. Sono questi, in sintesi, i dati diffusi dallo Stato Maggiore della Russia. L’accento, in particolare, viene posto sul fatto che l’export raggiunge paesi come Cina, India (che sono già dotati, per il 70%, di armamenti di produzione russa), Argentina, Venezuela (qui sarà ora prodotto, su licenza, il mitragliatore “Akm Kalashnikov”) e Algeria con un contratto da 1,5 miliardi di dollari per la fornitura di trentasei cacciabombardieri “Mig-29 SMT”. E nuovi contratti sono stati firmati con Brasile, Nicaragua e Bolivia, mentre in lista d’attesa c’è l’Indonesia con un contratto da 1 miliardo di dollari che prevede, entro il 2010, sei caccia “SU”, due sottomarini e 9 elicotteri pesanti.

di Carlo Benedetti

MOSCA. In Russia gli archivi del Kgb del periodo sovietico sono divenuti un colabrodo con i documenti che si offrono in visione a colpi di dollari. A Berlino e a Bonn i dossier della Stasi vengono fotocopiati ed offerti alle diplomazie di tutto il mondo. A Bucarest i dossier della Securitate degli anni di Ceaucescu sono sul mercato, ma sono in molti a ritenerli contraffatti. Merce meno avariata quella che si trova negli archivi della polacca Agencja Bezpieczeństwa Wewnetrznego, dell’ungherese Nemzetbiztonsági Szakszolgálat (erede della tristemente famosa “Avho”), dell’albanese “Shėrbimi Informativ Shtetėror” e della cecoslovacca “Bezpečnostní informační služba”. Ora - quanto a segreti degli anni “sovietici” - è la volta della bulgara “Darzhavna sigurnost”, l’organizzazione della sicurezza di stato che operava negli anni di Jivkov e che apre in questi giorni i suoi archivi.

di mazzetta

Le contestazioni degli studenti al presidente Ahmadinejad rappresentano certamente un fatto inedito nelle vicende della repubblica teocratica, che presenta quindi una situazione a due facce. Nel giro di una settimana l’Iran ha conseguito numerosi successi sullo scacchiere diplomatico, mentre all’interno le acque sono sempre più agitate a causa della crisi economica. Diminuire drasticamente i poteri di Ahmadinejad e consegnarne parecchi ad un consiglio presieduto che Rasfanjani, non ha portato un apprezzabile miglioramento dell’economia. Il presidente continua a fare quello che sa, organizza l’ormai rituale convegno sull’olocausto (al quale partecipano, pare, anche neofascisti italiani) e cerca di aumentare la pressione sulla società maneggiando maldestramente un nazionalismo che pur esiste, ma che non si lascia trascinare oltre certi limiti dalla retorica dell’ex sindaco di Teheran, decisamente più apprezzato nelle campagne e nelle regioni meno sviluppate. Sul piano internazionale il barometro segna il sereno, a Bush hanno consigliato di chiedere all’Iran di dare una mano in Iraq e, anche l’infelice ostilità della Royal al programma nucleare, è stata più che bilanciata dalla dichiarazione dell’ambasciatore indiano, che ha difeso il diritto per l’Iran a dotarsi di impianti nucleari.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy