di Marco Montemurro

Nel Bahrain, piccolo stato del Golfo Persico, la nomina del nuovo ambasciatore a Washington non è passata inosservata. Assegnando la carica a Houda Ezra Nonoo, per la prima volta un paese arabo ha scelto una ebrea come proprio rappresentante e, oltre a ciò, per la prima volta nel mondo una donna è stata designata come ambasciatrice negli Stati Uniti. Houda Ezra Nonoo è già nota nella politica del Bahrain poiché dal 2006 è membro della Shura, la Camera alta composta da 40 persone nominate direttamente dal re, ed è presidente dal 2004 dell’organizzazione nazionale per la tutela dei diritti umani “Bahrain Human Rights Watch”. L’attenzione della stampa internazionale è stata così attirata verso il Bahrain, paese che, benché poco noto, ha caratteristiche particolari rispetto al contesto regionale. Il 70% della popolazione è sciita, mentre la monarchia dalla famiglia Al Khalifa è una dinastia sunnita.

di Michele Paris

Nubi minacciose si stanno addensando su numerose testate d’oltreoceano da alcuni mesi a questa parte in seguito alla nuova politica annunciata dal gigante delle telecomunicazioni Tribune Company e dal suo numero uno Sam Zell per far fronte ad un indebitamento che sfiora ormai i 13 miliardi di dollari. Già proprietario dell’autorevole Chicago Tribune, il 66enne magnate delle costruzioni figlio di immigrati ebrei polacchi ha messo le mani recentemente anche sul Los Angeles Times, al cui staff redazionale sta imponendo una serie di preoccupanti misure volte a trasformare il volto del più importante quotidiano della costa occidentale degli Stati Uniti. I provvedimenti adottati prevedono infatti un netto taglio delle pagine dedicate alla politica e agli avvenimenti internazionali per dare maggiore spazio alla cronaca locale e, soprattutto, alle inserzioni pubblicitarie che d’ora in avanti dovranno rappresentare almeno la metà dei contenuti della nuova testata.

di Carlo Benedetti

La “disinformacija” in versione polacca colpisce l’elettricista di Danzica, Lech Walesa e l’accusa è incredibile. Si sostiene che il vecchio leader di Solidarnosc (Premio Nobel per la pace, Presidente della Polonia dal 1990 al 1995) sarebbe stato, negli anni delle dure lotte sindacali nei cantieri di Danzica, un agente al soldo dei servizi segreti del regime comunista di Varsavia. Un provocatore, un doppiogiochista quindi, che avrebbe operato per creare situazioni estreme per mettere in luce, di conseguenza, quegli elementi che più si opponevano al potere di Varsavia scavalcando gli apparati politici. Una tattica, del resto, già sperimentata da un polacco che se ne intendeva: quel Felix Edmundovic Gerginski, l’uomo della Ceka sovietica, il quale per scoprire gli anticomunisti, organizzò una sorta di associazione segreta - “Trust” - che aveva come obiettivo quello di riunire gli antisovietici e i “nemici del popolo” per poi arrestarli e reprimerli in blocco. Vecchi sistemi - con risultati di indubbio valore - che ora riemergono in una Polonia che vuol essere democratica, libera ed aperta. Eppure… Ecco un libro, in Polonia, che si colloca sulla scia di Gerginskij per gettare fango sulla figura di Walesa, collocandolo come un sindacalista a busta paga della famigerata centrale della sicurezza di stato: la “Bezpieczenstwa”.

di Elena Ferrara

Le vecchie cronache della guerra fredda - tutte caratterizzate da un impressionante clima di intolleranza - narrano di uno Stalin che, beffardamente, chiedeva ai suoi interlocutori stranieri: “Ma quante divisioni ha il Papa?”. Era un modo per rivelare a tutti che il Cremlino non aveva paura di niente, nemmeno della millenaria storia della Chiesa di Roma. Cambiano i tempi. La domanda non circola più. Ma il Vaticano, egualmente, sfodera ora le cifre del suo arsenale agli ordini del colonnello Elmar Theodor Mäder, comandante del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia. E precisamente l’uomo che - sotto la direzione spirituale e monarchica del papa Ratzinger - ha il compito di vigilare su una superficie di appena 0,44 kmq, inserita nel tessuto urbano di Roma, sulla riva destra del Tevere. Eccola l’armata papale con variopinte divise di stile rinascimentale, con gli elmi lucidi, con i pennacchi di struzzo e le suggestive alabarde d'ordinanza. Attualmente, l’esercito conta 118 effettivi. E tra questi ci sono 86 alabardieri, un comandante, un cappellano, un vice comandante, un maggiore, due capitani, un sergente maggiore, cinque sergenti, dieci caporali, dieci vice caporali.

di Carlo Benedetti

Da sessanta anni tra Cina (9.575.388 chilometri quadrati) e Taiwan (35.980 chilometri quadrati) è sempre guerra fredda, guerreggiata. Fatta di ostilità evidenti e nascoste che di volta in volta sconvolgono le teorie geopolitiche asiatiche. Ma i dollari sono dollari. E il gelo politico-diplomatico comincia a conoscere una stagione di mutamenti perché si scopre che tra i due “paesi” - 1.273.111.000 abitanti per la Cina e 23 milioni per Taiwan - il giro d’affari ha già raggiunto i 100 miliardi di dollari. Con Taiwan che risulta sempre più il maggiore investitore estero nella Cina continentale. Ora, tra sorrisi e meditati silenzi, qualcosa si sta muovendo. Da un lato c’è il presidente Hu Jintao che - alla guida della potenza di Pechino - punta sempre più alla accelerazione del processo di riforme economiche e finanziarie; dall’altro c’è il grande capo di Taiwan, Ma Ying-jeou, che si sente forte per il dinamismo economico mostrato dall’isola.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy