di Giuseppe Zaccagni

A Berlino, nell’agosto 1961, fu il comunista Nikita Krusciov a costruire il Muro. Ma ora, a Cipro, un altro comunista - Dimitris Christofias - avrà un compito opposto: abbattere quel Muro che dal 1974 divide l’isola separando i greci-ciprioti dai turchi. Questo perché la parte settentrionale del paese - occupata dalla Turchia - si è unilateralmente proclamata stato autonomo assumendo la denominazione di “Repubblica Turca di Cipro del Nord” (3355 chilometri quadrati con 179000 abitanti). La separazione tra le due realtà è, quindi, una ferita aperta. Con un confine spettrale chiamato “Linea Attila” e segnato da case abbandonate, reti di filo spinato, sacchi di sabbia, postazioni militari, torri di controllo...Ora si profila una situazione nuova con una possibile distensione tra il governo cipriota di Nicosia e quello turco di Ankara. Tutto si potrebbe rimettere in discussione perchè a Cipro è stato eletto (per la prima volta nella storia del paese) un presidente comunista: il 61enne Dimitris Christofias che da oltre venti anni guida il partito Akel e che si è sempre battuto per trattative capaci di dare una soluzione al conflitto tra Cipro e la Turchia.

di Elena Ferrara

Hiroshima e Nagasaki sono ora come tragiche pagine di storia. Perchè il Giappone non si ferma e diviene uno dei più grandi produttori di plutonio. Lo rende noto l’International Atomic Agency: “Il Giappone - annuncia l’agenzia - ha accumulato una riserva strategica di 38mila chilogrammi di plutonio 239, sufficienti a fabbricare circa settemila testate nucleari, e le scorte sono destinate a crescere ogni anno”. Conferme in tal senso vengono anche dal “Kato institue” che è uno dei più prestigiosi ed attivi think-tank economici del mondo. La corsa all’atomo quindi continua, pur se alle spalle di Tokio ci sono sempre quelle pagine nere di vari incidenti verificatisi nelle catene produttive della “Tepco” (Tokyo Electric Power Company), la società locale che a suo tempo ammise di aver falsificato molti test relativi alla funzionalità dei suoi impianti. Ed ora il Giappone si ritrova a gestire un piano di costruzione di nuovi reattori che - a detta degli esperti - non ha eguali al mondo. Si usano, pertanto, migliaia di chili di plutonio. Ed è “plutonio extra” che può essere riciclato per generare energia, ma volendo anche per essere utilizzato per la costruzione di bombe atomiche (“Ogni miscela di isotopi di plutonio può essere utilizzata per costruire ordigni nucleari” dichiara Matthias Dembinski, dell’Istituto Ricerche sulla Pace di Francoforte) oppure per essere immesso semplicemente nei mercati mondiali.

di Bianca Cerri

E’ ora di pranzo nella sterminata baraccopoli di Haiti e gli abitanti cercano di placare i morsi della fame con il fango raccolto nella strada. Con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari non possono più procurarsi nemmeno il pane. Di fango invece ce n’è in abbondanza e per chi non possiede nulla non esiste altra risorsa per sopravvivere. Solo i neonati non hanno problemi finché c’è il latte delle madri a nutrirli ma il latte delle donne finisce presto se anche loro non mangiano che fango. Il prezzo della farina è aumentato in tutto il mondo a causa del crescere del prezzo del petrolio, che è necessario per arare e fertilizzare i campi dove cresce il grano. Il problema riguarda gran parte dei paesi del mondo. Ma Haiti è un’isola contro cui la natura si accanisce spesso con particolare violenza e la povertà è inimmaginabile. La vita dei suoi abitanti dipende in tutto e per tutto dalle importazioni. Le merci che arrivano sono ogni volta più care, troppo per la gente di La Saline e di Sun City. Allora non resta che il fango, che costa solo 5 centesimi al chilo, l’equivalente di cento gallette.

di Carlo Benedetti

MOSCA. Mentre si avvicina il 2 marzo - con una sorta di count-down più americano che russo - cominciano a Mosca le previsioni sulla transizione. E si rileva che con la gestione di Putin erano stati in molti a parlare di un “Back in the Ussr” individuando, nelle svolte illiberali di un Cremlino blindato, una Russia che andava sempre più staccandosi dalle democrazie europee scegliendo modelli di stampo cinese. Ma ora, con l’arrivo di Medvedev, molte analisi vengono riviste. Si cerca di prevedere l’attività della nuova presidenza tenendo conto del “carattere” del nuovo inquilino che dovrà barcamenarsi tra genuini consensi ed autoritarie forzature. Si sostiene, in ambienti della dirigenza economica dell’intero paese, che sono necessari un processo di controllo dei mercati e un intervento stabilizzatore della spesa pubblica. Tutto questo perchè dietro una certa anarchia del mercato si profila l’ombra di conflitti che non possono essere ignorati.

di Eugenio Roscini Vitali

Non è ancora passata una settimana dal giorno del voto e dal Pakistan è arrivata la prima grande novità: i due partiti di opposizione che hanno vinto le elezioni del 18 febbraio scorso hanno siglato un’alleanza che prevede un’agenda comune per formare un governo, sia a livello nazionale che locale. Secondo la Commissione elettorale, il Partito popolare pakistano (Ppp) della scomparsa Benazir Bhutto, oggi guidato dal figlio Bilawal e dal marito Asif Ali Zardari, ha ottenuto 88 seggi mentre e Lega musulmana pakistana dell’ex premier Nawaz Sharif (Plm-N) ne ha conquistati 66; alla Lega musulmana pakistana pro-Musharraf (Plm-Q) sarebbero invece andati 38 seggi. Di fatto l’accordo taglia fuori il presidente che ora si ritrova a fare i conti con un vecchio nemico: fu proprio lui che nell’ottobre del 1999 rovesciò il governo presieduto dall’allora Primo Ministro Sharif che per evitare la condanna all’ergastolo fu costretto ad un esilio durato fino al 10 settembre del 2007, giorno in cui è rientrato nel Paese grazie all’annullamento della pena da parte della Corte di giustizia pakistana.


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