di Mariavittoria Orsolato

C’erano tempi, non poi così lontani, in cui si manifestava orgogliosi il proprio bisogno di libertà scandendo lo slogan “vietato vietare”: ora che il divieto è diventato il più efficace strumento di consenso, proprio per colui il quale lo slogan l’aveva creato, la nuova parola d’ordine è “tolleranza zero”. Con i Rom, con gli statali fannulloni, con i drogati. E’ proprio partendo dal rifiuto del termine che ha fatto la fortuna (non solo politica ) di Rudolph Giuliani, cha da quattro anni a questa parte l’associazione “Cannabis Tipo Forte” ha istituito la prima ed unica fiera italiana interamente dedicata al mondo della cannabis, una tre giorni di convegni ed esposizioni la cui prima edizione si è svolta a Pescia e che da tre anni viene ospitata nella Bologna dello sceriffo Cofferati. Sebbene la nuova legge italiana, la Fini-Giovanardi, indichi come illegali la coltivazione e la detenzione di questo stupefacente naturale, è un dato di fatto che il consumo di marijuana e hashish sia abbastanza diffuso.

di Luca Mazzucato

Qual è la migliore ricetta per portare pace e prosperità nella polveriera mediorientale? Chiedetelo a Bush, a Putin o a Sarkozy. La loro strategia è raccapricciante: fornire tecnologia nucleare a tutti i paesi della regione e spingerli ad uscire dall'AIEA, il tutto ovviamente al di fuori del Trattato di Non-Proliferazione nucleare. Ecco il recente salto di qualità: Bush offre assistenza nucleare alla Giordania, ricca di uranio, e al regime saudita, che letteralmente galleggia sul petrolio. Dopo aver completato i reattori iraniani, Putin convoca Mubarak a Mosca per offrire assistenza nucleare all'ottuagenario dittatore egiziano, mentre la Francia, per non restare indietro, annuncia l'inizio di una partnership nucleare anch'essa con la Giordania. Proprio il giorno in cui l'ayatollah Khamenei riafferma l'intenzione di proseguire lungo la strada del nucleare civile a prescindere dalle pressioni occidentali. E la Siria chiede una partnership nucleare pan-araba per non restare tagliata fuori.

di Mario Braconi

A conferma di quanto il governo britannico si stia dando da fare per ideare misure sempre più lesive dei diritti fondamentali dei suoi cittadini, il 20 maggio il quotidiano conservatore The Times filtra la seguente anticipazione: il Ministero dell’Interno, da tempo convinto della necessità di abbassare le tutele previste dal Regulation of Investigatory Powers Act 2000, sta (seriamente?) considerando l’istituzione di un megadatabase capace di mantenere traccia di ogni telefonata effettuata e di ogni messaggio SMS ed e-mail spediti da e verso persone residenti in Gran Bretagna. I dati così raccolti (o, più esattamente, si dovrebbe dire rubati) dovrebbero essere conservati per 12 mesi dal Governo per poi essere distrutti. A quanto si apprende dalla stampa, l’idea è qualcosa di più dell’allucinazione securitaria di qualche funzionario dell’Home Office più paranoico della media: il progetto della fantasmagorica base dati su cui registrare tutte le comunicazioni per voce e rete, definita dal responsabile degli Interni liberaldemocratico “una misura orwelliana”, potrebbe essere infatti incluso nel disegno di legge sui dati soggetti a comunicazione (Communication Data Bill) che il governo presenterà a novembre.

di Elena Ferrara

Ricette contro la fame poche, ma nessuno se le aspettava. Furore ideologico, invece, quanto se ne vuole, com'era da prevedersi. Come ai vecchi tempi della guerra fredda. Le colpe dei misfatti tutte all’Est o all’Ovest. Ed ecco che a Roma, all’assise della Fao, il leader iraniano Ahmadinejad sfodera il teorema dello scontro di civiltà e scarica sugli Usa le responsabilità per quanto avviene in questo mondo dove 862 milioni di persone soffrono la fame e dove lo “tsunami dell'emergenza cibo” rischia di far lievitare in poco tempo questo numero. Avviene così - nonostante le buone intenzioni e i laboriosi negoziati della dirigenza Onu e del suo segretario generale Ban Ki-moon - che il vertice romano della Fao (chiamato a dibattere i temi chiave per la sicurezza alimentare del Pianeta nei prossimi anni, ed esaminare i prezzi delle materie prime agricole, i cambiamenti climatici e il problema dei biocarburanti) si trasforma in una tribuna politica, diplomatica ed ideologica tutta occupata dal discorso e dalle idee di Ahmadinejad in versione ruota libera.

di Alessandro Iacuelli

Alle 17.38 di ieri, 4 giugno 2008, un segnale d'allarme gela l'Europa: si tratta di una segnalazione di un incidente alla centrale nucleare di Krsko, nel sud-ovest della Slovenia, a 130 Km da Trieste. L'incidente è stato segnalato a Bruxelles attraverso il sistema di allarme nucleare rapido Ecurie, con il quale l'Ue ha successivamente informato tutti gli stati membri, alle 18.27, quando la potenza del reattore era stata ridotta al 22%. Secondo quanto riferito, si è verificata una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento principale della centrale nucleare. Un portavoce della Commissione europea ha poi dichiarato che non ci sono state fughe di radioattività e che le procedure messe in atto dalla Slovenia sono state corrette. La Commissione, ha aggiunto, attende ora ulteriori informazioni sulla situazione. In via precauzionale, tuttavia, l'impianto è stato chiuso "per qualche ora". La centrale nucleare di Krsko, è un tipo di impianto in cui il liquido refrigerante è in ogni caso radioattivo. Pertanto, se c'è stata una perdita di liquido c'è anche stata una fuga radioattiva che, per la posizione geografica della centrale, può interessare tutto il territorio europeo. Ma come avviene sempre in questi casi, dagli anni '60 in poi, immediatamente si susseguono le fonti istituzionali che minimizzano, che rassicurano e dichiarano che non è successo nulla.


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