di Stefania Pavone

La Corte Suprema d’Israele ha formulato una serie di accuse ai comportamenti dei vertici militari nazionali durante l’operazione “Piombo Fuso”. All’indomani di elezioni che hanno spostato a destra il quadro politico dello stato ebraico e a fronte di un compatto consenso dell’opinione pubblica alla guerra lampo su Gaza, la tela del potere si squarcia ed apre le porte ad un sofisticato problema giuridico: Israele ha violato o meno le convenzioni internazionali al punto di poter configurare l’accusa di crimini di guerra? Mentre la diplomazia mondiale riparte dalla questione mediorientale con il duo Obama - Mitchell a capo e il presidente iraniano Ahmadjnejad dichiara di voler lavorare alla soluzione di “due popoli due stati”, una parte del paese non chiude gli occhi, anzi ha il coraggio di guardarsi alla specchio,rilanciando sul tema della devastazione di Gaza. Una quaestio giuridica e morale che orienterà il dibattito politico e storico mondiale sui duri giorni del massacro nella Striscia.

di Carlo Benedetti

Incredibile ma vero, toccherà proprio al veterocomunista Aleksandr Lukashenko, presidente della Bielorussia, gestire l’avvicinamento del papa di Roma a Mosca. E come prima tappa di questo dialogo del secolo tra l’ortodossia degli slavi e il mondo vaticano, l’esponente di Minsk mette a disposizione la sua capitale per consentire l’incontro tra Ratzinger e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Sarà - se tutto procederà secondo i piani prestabiliti - un avvenimento epocale, perché a vincere sarà stato proprio lui, il “demone” dell’Europa centrale, che sino a questo momento è descritto come un dittatore, un antidemocratico, un residuo dell’antico stalinismo.

di Michele Paris

La reazione nei confronti degli eccessi dell’ultraliberismo e della deregulation sfrenata degli ultimi tre decenni che ha condotto il sistema finanziario americano e planetario sull’orlo del baratro, ha suggerito più di un confronto tra gli inizi della presidenza di Franklin Delano Roosevelt nel 1933 e quella di Barack Obama. Nonostante le evidenti analogie, l’esperienza dell’attuale presidente alla Casa Bianca durante i suoi primi 100 giorni, a ben vedere, riecheggia però in qualche modo anche i primi passi di un’altra e più recente storica presidenza che ha contribuito alla trasformazione del panorama politico statunitense - quella di Ronald Reagan - sebbene di quest’ultima ne rappresenti la sua incarnazione liberal. Entrambi succeduti a due presidenti ai minimi storici in termini di popolarità tra gli elettori - Jimmy Carter e George W. Bush - l’ex governatore repubblicano della California e l’ex senatore democratico dell’Illinois si sono infatti distinti nei primi mesi alla guida del paese per cercare di ristabilire rapidamente la speranza e la fiducia dei propri concittadini, inscrivendo un’agenda di ampio respiro all’interno di un progetto di rimodellamento dell’intero sistema americano, sia pure muovendosi in direzioni diametralmente opposte.

di Carlo Benedetti

Dal 1994, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, è alla guida della Bielorussia. Molti media occidentali lo definiscono come “l’ultimo dittatore d’Europa”. Ma ora le tante pagine della storia dovranno essere rilette e riviste in chiave moderna. Perché Aleksandr Lukashenko sta a poco a poco vincendo la sua battaglia con l’Ovest. Ed eccolo a Roma per un colloquio in Vaticano con Benedetto XVI e per un incontro con il ministro degli Esteri Franco Frattini. E’ una svolta significativa ed è anche l’avvio di un disgelo tra l’Europa e Minsk. Perché l’ultima visita di un esponente bielorusso in un Paese occidentale era stata quella del 1995, in Francia. Da quel momento i contatti di Minsk con le cancellerie europee, Ue compresa, si erano interrotti. Da allora, infatti, molte le accuse alla Bielorussia. L'Unione europea e gli Stati Uniti, in particolare, hanno accusato Minsk di pesanti violazioni anche nel campo dei diritti umani.

di Michele Paris

La notizia, è stata diffusa in anteprima dal quotidiano locale in lingua inglese DAWN ed è stata confermata da tutti gli organi di stampa internazionali e dagli stessi residenti: i Talebani hanno conquistato un’area strategicamente fondamentale del Pakistan. L’avanzata degli estremisti islamici nel distretto di Buner - porta d’accesso ad alcune grandi città pakistane, come la capitale Islamabad - arriva a poco più di due mesi dal controverso cessate il fuoco stipulato dal presidente Asif Ali Zardari con le milizie ribelli nella confinante “Swat Valley”, accordo risoltosi con l’introduzione della legge islamica (Sharia) e con l’abdicazione di fatto del governo centrale. La drammatica evoluzione degli eventi in un paese di oltre 160 milioni di abitanti dotato di armamenti nucleari rischia di sconvolgere gli equilibri dell’intera regione e di mettere sempre più in difficoltà un’amministrazione americana impegnata a combattere la resistenza talebana e gli affiliati alla rete terroristica di Al Qaeda nelle aree tribali del nord-ovest al confine con l’Afghanistan.


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